Tempi morti stupidità e opinione insindacabile

Tempi morti stupidità e opinione insindacabile

Tempi morti stupidità e opinione insindacabile

Di Mary Blindflowers©

Tempi morti, credit Mary Blindflowers©

 

Un sillogismo recita che da determinate premesse derivano necessariamente precise conclusioni. Niente di più semplice e naturale: “Tutti gli uomini sono mortali (prima proposizione, premessa maggiore) – Socrate è un uomo (seconda proposizione, premessa minore) – Socrate è mortale (terza proposizione, conclusione)”.

Fondamento di qualsiasi logica è che se si parte da una premessa vera la conclusione sarà vera, se si parte viceversa da una falsa premessa maggiore, la terza proposizione sarà necessariamente falsa: “Tutti gli uomini sono immortali (prima proposizione, premessa maggiore) – Socrate è un uomo (seconda proposizione, premessa minore) – Socrate è immortale (terza proposizione, conclusione)”.

Quindi con lo stesso metodo, si possono dire cose vere, oppure, se la suggestione opinabilissima delle “opinioni” fa da velo agli occhi, si possono affermare cose false.

Che cos’è l’opinione?

Concetto che una o più persone si formano riguardo a particolari fatti, fenomeni, manifestazioni, quando, mancando un criterio di certezza assoluta per giudicare della loro natura (o delle loro cause, delle loro qualità, ecc.), si propone un’interpretazione personale che si ritiene esatta e a cui si dà perciò il proprio assenso, ammettendo tuttavia la possibilità di ingannarsi nel giudicarla tale” (Da Treccani).

Quindi l’opinione (opinio, opinionis in latino, δόξα in greco), è tale proprio in virtù della sua mancanza di certezze assolute, suscettibile di critiche, di interpretazioni e confutazioni, proprio perché essendo soggettiva, si riduce a un’interpretazione personale degli accadimenti e del mondo.

Un concetto quasi elementare, non occorre nemmeno una qualsiasi qualifica o laurea per capirlo. Qualunque essere umano dotato di capacità senziente lo capisce.

Ma è davvero così?

No, non lo è. Non a tutti o a tutte è chiaro il concetto di opinione, specie nel maremagnum compulsivo della rete dove si incontra davvero di tutto e dove l’opinione di ciascuno diventa “insindacabile” in nome di un protagonismo di maniera posticcio come le foto ritoccate di certi profili.

Così per una sorta di autoreferenzialità egotica, l’opinione diventa certezza, non si sa bene sulla base di quale ragionamento filosofico, ma di fatto accade. Accade che pur di aver ragione durante una banale discussione, ci sia chi senza alcun dubbio affermi, testuale e pubblico: “È un ossimoro dire che le opinioni sono sindacabilissime, le mie opinioni, perché mie sono insindacabili e non possono essere discusse in alcun modo, in quanto mie, dal momento che non può esistere nessun controllo sul processo di formazione del pensiero soggettivo. In più tale controllo potrebbe essere effettuato solo da chi tu riconosci come superiore a te e personalmente tale riconoscimento non lo riconosco a nessuno” (Silvia Borri).

Si assiste ad un processo confusionario di superfetazione egotica, dove la scrivente, di fatto in preda ad un’esaltazione definibile di stampo autoconsolatorio e autoritaristico, afferma pubblicamente l’inconfutabilità e l’insindacabilità di tutte le opinioni, in special modo della sua, proprio perché sua e lo ripete più e più volte e in diverse occasioni: “la MIA (scritto con la maiuscola) opinione è insindacabile perché mia”, quindi non esisterebbe al mondo nessuno all’altezza di confutare questa divina e solare opinione, che rimarrebbe per questo motivo “insindacabile”.

Un sillogismo sconnesso e sgangherato sia nella premessa maggiore che nella conclusione: “Tutte le opinioni sono insindacabili”, “io esprimo un’opinione”, “la mia opinione è insindacabile”.

Tale sillogismo ricorda i paradossi di Zenone (παρα, “contro” e δόξα, “opinione”) che dimostrano come immaginare reali fenomeni del divenire e della molteplicità, porti a conclusioni assurde nonché concettualmente e filosoficamente errate.

Lo stesso Parmenide sostiene che la via dell’opinione conduce all’apparenza e all’inganno e si contrappone alla verità intesa come realtà dell’Essere.

Su quali basi ideologiche dunque si possa affermare che dire che l’opinione è confutabile sia un ossimoro, io non saprei. Sospetto però che in parte Umberto Eco, nel suo snobismo realista e antipatico, avesse anche se solo in parte, ragione. Parafrasandolo si potrebbe dire che la rete ha dato a qualsiasi imbecille la possibilità di esprimere le proprie “opinioni insindacabili” e senza possibilità di appello in giro per bacheche.

Nemmeno di fronte all’evidenza che si discuta e confuti e critichi la sua opinione, nel momento stesso in cui si parla, lo sciocco autoritario demorde e, mentre critica aspramente e viene criticato, nega che si stia facendo questo, in un parossismo di esaltazione ego-mediatica degna di un romanzo surreale.

Aveva ragione Bukowsky, la gente è il più grande spettacolo del mondo. Aggiungerei che lo spartito dei tempi morti in bilico tra ego e divenire, alimenta i cervelli corti, ma questa è solo un’opinione, peraltro, come tutte le opinioni, le mie comprese, anzi soprattutto le mie, criticabilissima.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Comment (1)

  1. Rita

    Se il pensiero soggetttivo non è controllabile nel suo formarsi, proprio a causa della sua soggettività non può essere insindacabile e assoluto. Opinione mia sindacabilissima 😃

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