Leonardo Marugi, Capricci sulla jettatura

Marugi, Capricci sulla jettatura

Leonardo Marugi, Capricci sulla jettatura

 

Marugj, Capricci sulla Jettatura, credit Antiche Curiosità©

 

Di Mary Blindflowers©

Marugi, Capricci sulla jettatura

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Capricci sulla Jettatura di Gian-Leonardo Marugj, nella pregevole brossura di Fausto Fiorentino, anno 1965, con gradevoli incisioni xilografate come testate e finalini, ha una carta spessa, leggermente colorata avion pastello, una carta di quelle che ormai non si usano quasi più per i libri, perché anche la carta si è imbarbarita, plastificata, contaminata.              L’aspetto più curioso e intrigante di questa edizione del Marugj, è la prefazione di Max Vajro, o meglio il suo “atto di fede”.                                                                   

Si usa dire tra scrittori che le introduzioni non le legge nessuno, ebbene io le leggo e anche con attenzione. A volte ho perfino constatato sorridendo che la parte migliore di certi libri è rappresentata proprio dalle parole del prefattore. Il testo del Marugj, che è un classico della letteratura sulla jettatura, e che alterna versi in rima a parti in prosa in cui si sostengono idee abbastanza discutibili sulla superstizione, è da leggere come documento di una cultura che è dura a morire, e che non dice neppure non ci credo ma non si sa mai, dice io ci credo! E lo afferma con vigore. E cita e critica a conforto delle sue tesi la nota cicalata del Valletta sempre sullo stesso argomento. Così l’autore crede che delle particelle si stacchino dallo jettatore verso lo jettato e viceversa, in un profluvio di comunicazione invisibile in cui la potenza dello “jettare”, dipende da molto fattori, non ultimo la debolezza della vittima o la sua resistenza. Si descrivono anche i canaletti nervosi destinati al passaggio di questi misteriosi fluidi. Ci si addentra in disquisizioni sulla potenza dei colori che nella rifrazione dividendosi, seguirebbero le stesse leggi di Nostra Signora Jettatura: “sono abbastanza note le teorie de’ colori. Con replicate osservazioni è stato dimostrato che i raggi di luce tengano una diversa riflessione, e refrangibilità. I filamenti de’ quali il raggio solare è composto, cadendo tutti nella stessa maniera sulla prima faccia del prisma, perché paralleli tutti, e dopo la refrazione dividendosi, come si sperimentano, dimostrano la diversa refrangibilità che ànno. La superficie de’ corpi, ànno le loro piccole parti trasparenti, come tante sottili laminette, ond’è che i raggi, battendo sopra di queste, battendo sopra di queste, secondo la densità delle parti, e refrangibilità de’ raggi, saranno in modo diverso riflessi, e rifratti. Ecco dunque la diversità de’ colori dalla particolare disposizione delle parti de’ corpi. Non possiamo dire lo stesso della Jettatura? Non v’à dubbio, ogni forza viene a produrre l’effetto in ragione inversa degli ostacoli ed ogni azione si modifica a proporzione delle qualità del soggetto, che la risente”.

Marugj, Capricci sulla Jettatura, (xilografia), credit Antiche Curiosità©

 

Insomma, il trattatello è divertente, godibile. Se poi riusciamo a trovare anche l’edizione ottocentesca, ben venga. Ma non potete perdere la prefazione di Vajro, un vero pezzo da maestro, ironica, divertente, a tratti lucidamente strampalata. C’è uno scetticismo disincantato nelle parole del Vajro, una perfetta padronanza del linguaggio, una raffinata scelta di vocaboli che uniscono ironia partenopea e visione metaforica del testo, con riferimenti dotti che però non hanno mai la sicumera dell’ossequioso o del lezioso, ma riescono a strappare un sorriso al lettore, facendogli capire che non occorre essere verbosi, per poter venir considerati dotti e che la verbosità, al contrario, è forse segno di ostentata ignoranza.

Godetevi questo frammento: “Or dunque, sarei il meno adatto a scrivere due paginette di presentazione a questo scartafascio del Marugj, che ha odor di pipistrello e di lucertole arrostite. È solo per amor di contrasto che Fausto Fiorentino ha scelto il più blasfema fra i letteratucoli per aprire questo ridicolo tomo, partorito dal pauroso cervello di un arcade che ebbe tempo a josa per scrivere e poetare in prose e capricci. Marugj era un imbecille e degni compari suoi Gellio e Demetrio Floro, Valletta e Zezza, Schioppa e De Jorio e Landulfo… Ecco dunque il segreto: ecco che i gentiluomini sopra vilipesi e chiamati sciocchi si mostrarono ben più saggi e accorti di noi, perché essi conobbero e praticarono un modo di vivere felice, fra nuvole propiziatrici e gesti di un rituale antico, fra corna fiorite di pampini e civette canore come usignoli… un regno che non è certo migliore degli altri, ma dove regna la dolcezza dell’illusione”.

E con questa dolcezza allucinatoria e illusionistica i popoli hanno dunque attraversato le stagioni. La superstizione resiste perché le armi della Ragione, per quanto sottili e raffinate, non arrivano ancora a spiegare tutto, come non vi arrivavano nell’ottocento, epoca in cui scrive il Marugj.

E allora perché non rileggere i classici della Jettatura che ci aiutano a capire la mentalità popolare e spiegano laddove l’intelletto non osa spiegare, trattano argomenti di cui la saggistica seria si occupa con sguardo indagatore e scettico?

Rileggiamoli, se non altro, per strappare un sorriso alle nostre bocche di lettori disincantati e increduli.

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