Insegnare, non educare©

Insegnare, non educare©

 Di Mary Blindflowers©

Merry Christmas, mixed media on paper by Mary Blindflowers©

 

Quante volte ci siamo sentiti dire che la scuola educa, che i genitori educano, che una persona beneducata è indiscutibilmente migliore di una maleducata…

I due termini educato/maleducato però sono suscettibili di interpretazione. Cosa significano veramente?

L’immagine di un maleducato rimanda alla visione di una persona scurrile e volgare, quella di un educato, invece, esattamente il contrario.

Ma anche chi usa un linguaggio appropriato è poi beneducato?

L’educazione infatti è soltanto un’ipocrisia contingente, dettata dalle sovrastrutture del super-ego.

La scuola e i genitori dovrebbero limitarsi ad insegnare, lasciando perdere ogni velleità educativa, laddove per educazione si intenda l’imposizione dall’alto di una norma aderente ad esigenze contingenti e puramente opinabili.

Facciamo un esempio pratico. In Italia ti insegnano che l’unica religione degna di questo nome è il cattolicesimo. Ma perché? Perché la religione di Stato è il cattolicesimo. Chi dice cosa è giusto e cosa è sbagliato? Chi è il depositario della verità assoluta? Nessuno in teoria. Il potere o i poteri, in pratica. I programmi dovrebbero essere basati sull’insegnamento, non sull’educazione. Io vorrei conoscere tutte le religioni del mondo, a fondo, e capire, dopodiché sarò io stessa a scegliere e decidere in autonomia quale religione professare e se sia il caso di abbracciarne una oppure dare professione di ateismo.

Vorrei conoscere i classici senza i filtri di colui che si definisce pomposamente educatore e che, per esempio, giudica oscena la lettura di alcune parti del Satyricon di Petronio perfino nel quinto anno di liceo. Vorrei leggere tutto Petronio e giudicare da me se è osceno oppure no. E vorrei leggere Platone direttamente dal testo di Platone, non dal testo sintetizzato da un catto-critico che interpreta per me, distorcendo la mia visione delle cose. Bisognerebbe assecondare le inclinazioni di ognuno, lasciare libera scelta e libero giudizio. Ma questo non accade. Si preferisce “educare”, secondo le imposizioni del super-ego dominante in quel momento che, ovviamente cambia a seconda del Paese, dell’epoca e del tipo di governo.

I genitori poi sono i primi educatori. Che bella frase. Quante donne della mia generazione si sono sentite dire che il loro compito è quello di stare a casa, sposarsi, fare bambini ed essere “serie”, come se la serietà fosse condizionata da tutte queste attività, tanto gradite a Stato e Chiesa ufficiali. All’educazione cattolica convenzionale non potrebbe mai venire in mente che le donne sono prima di tutto persone e che potrebbero anche non sentire alcun desiderio di maternità o di passare la loro vita a lavare piatti convolando a nozze davanti ad un altare, imbambolate in un ridicolo abito bianco, retaggio di verginità ormai ipocrite, simbolo di un candore che spesso si traduce soltanto in sottomissione ad una società maschilista e retrograda.

E quante volte sull’autobus delle nostre italiche e civili pubbliche metropoli, avete sentito dire, da trogloditi ben educati, assennati, religiosi baciapile, che le donne oggi stanno alzando troppo la testa? Come se la postura adatta per loro fosse la contemplazione del pavimento a capo chino e occhi bassi. 

Le conseguenze dell’educazione sono simili ai tentativi di una persona troppa grassa di arginare la trippa con una panciera molto stretta. Il grasso- inclinazione deborderà dai confini stabiliti, e così tutto ciò che l’educazione-panciera reprime o cerca di contenere, sfocerà da altre parti, trasbordando, con pericolose conseguenze sociali. L’educazione sessuofobica dei religiosi, casti e pii, li ha fatti diventare inquisitori e pedofili, perché l’istinto da qualche parte deve pur manifestarsi; l’educazione di Stato che nelle scuole omette informazioni in nome della buona creanza, ha fatto diventare tutti un poco ignoranti, perché l’unico modo per educare l’uomo è l’insegnamento della libertà, tanto cara a chi ancora, nonostante tutto, pensa. 

Tante cose che mi hanno insegnato a scuola erano sbagliate, l’ho capito dopo, pensando, un esercizio che lo Stato cerca, per motivi di indottrinamento di massa, di non sollecitare. 

Insegnami dunque, senza prevenzioni, senza moralismi, senza interpretazioni allineate al potere, che a educarmi ci penso io.

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