Il Buddhismo dei citazionisti radical chic©

Il Buddhismo dei citazionisti radical chic©

Di Mary Blindflowers©

Demoni di pietra, credit Mary Blindflowers©

Il superamento della contingenza è il sogno mai avverato, la catarsi che condurrebbe alla felicità suprema, intoccabile, illuminata, se solo fosse realizzabile nella vita reale. Superare le avversità consentirebbe, secondo alcuni atarassici di nuovo conio, splendidi splendenti di luce propria, di essere supremamente felici, di raggiungere addirittura la felicità assoluta, come se il concetto di assoluto possa essere considerato poco più di un bluff dell’anima, una distorsione ontologica per menti ingenue. Le ricette per il raggiungimento della felicità in pillole di saggezza leggi e predica, diventano moda diffusa che, come una palla, salta nelle bocche dei radical chic a corrente alternata, annoiati dalla solita routine e in cerca di rinnovate emozioni globali.

Va molto in voga oggi il citazionismo.

I più “sensibili” citano stralci di libri sul Buddha presi da Internet, senza aver mai letto nulla di filosofia Buddhista. Ecco pezzi dei Vangeli, della Bibbia, del Corano, diventare massime di vita che tutti dovrebbero seguire per il raggiungimento di ciò che alcuni chiamano illuminazione, altri dimensione spirituale o Dio.

C’è un riduzionismo, un impoverimento generale dei principi di base di ogni filosofia che vengono adattati alle illusioni di ciascuno, al bisogno di ognuno di appoggiarsi a qualcosa di scritto che abbia valore di verità assoluta, granitica. Citazioni da seguire per rimanere stupiti e stordire ulteriormente individui colti dalla sensazione stuporosa di essere speciali, unici, e di avere il dono della comunicazione col divino, precluso agli spiriti poco sensibili. Si ha scarso tempo per leggere e approfondire ma molto per citare compulsivamente e contraddittoriamente senza capire quasi nulla. La comprensione infatti non è contemplata nel pacchetto omaggio citazioni gratuite, anzi non è proprio richiesta, essendo considerata un elemento fastidioso. Così se la citazione stralciata appare contraddittoria, nessuno o quasi se ne accorge, perché essendo quella una citazione da fonte accreditata o presunta tale, diventa in automatico la fabbrica di cioccolata dei sogni, la Grande Madre dell’oro colato in pasticche da distribuire in dosi massicce e senza riflessione ai propri compagni di merende. Perché sprecarsi a pensare se c’è già chi lo fa per noi? Perché destrutturare il senso di frasi che senso non hanno, se queste ci fanno sentire meglio?

Così accade che il citazionismo scada inevitabilmente nel ridicolo. Oltretutto qualsiasi voce riscontri un neo, viene censurata. La pace interiore non può infatti essere turbata, le certezze incrollabili non devono essere assolutamente disturbate nell’evoluzione dei belati a costo zero. Il guaio autentico dei citazionisti è che non leggono mai nulla tranne estratti, parole fluttuanti nella rete, trionfo e gioia dell’antesignano Bignami, sintesi della sintesi, esaltazione della civiltà per motti, carezza dei messaggi dentro i baci di cioccolata o i biscottini della fortuna.

Peccato che dietro ogni frase impunemente stralciata e presentata come verità con la V maiuscola, ci siano altri sensi, altri significati che forse meriterebbero più attenzione; peccato che alcune massime, così depredate del contesto, perdano completamente il loro senso originario, e offrano una visione parziale e spesso errata del pensiero dell’autore che magari voleva intendere tutt’altra cosa.

Anche le distinzioni prêt-à-porter tra felicità assoluta e felicità relativa, diventano seriamente facete. La felicità relativa sarebbe quella legata alla contingenza, una bella casa, una bella moglie, affari che vanno bene, etc. La felicità assoluta, ossia la vera gioia e comunicazione col divino, consisterebbe invece nel superamento della contingenza stessa e delle difficoltà. Allora come sostengono quelli della Soka Gakkai, se la tua casa crolla, gli affari vanno male, tua moglie ti ha tradito con l’idraulico e hai i creditori alla porta, tu prega oppure recita i mantra che sono magici, e tutto tornerà a posto. Un riduzionismo che suscita più di qualche perplesso dubbio, sfiorando i confini della barzelletta.

Il Buddhismo usa e getta degli occidentali somiglia molto al cattolicesimo in pillole, quello che di fronte ai tuoi dubbi risponde per massime e frasi fatte che vanno bene per tutte le stagioni. Si riassumono così secoli di meditazione trascendentale e filosofie orientali in ricettine della nonna per più o meno ricchi depensanti. Ho scritto ricchi perché mediamente coloro che si professano Buddhisti in occidente appartengono, ma guarda caso, sempre a fasce sociali medio-alte. In poche parole sono persone che per sentirsi più spirituali, (dato che gli affari gli vanno piuttosto bene, secondo le logiche del capitalismo borghese), meditano, si scaricano la coscienza con due mantra e dicono di essere sulla strada dell’illuminazione, citando a raffica pillole di saggezza Zen di cui non hanno capito perlopiù un tubo, dato che non hanno mai aperto un libro di filosofia. Il citazionista borghese infatti, come si è detto, fa solo finta di informarsi ed essere colto, mostrando di sapere sempre tutto, beato lui.

Chi invece non ha soldi per pagarsi la bolletta non pensa a meditare, non avrebbe neppure i denari per pagarsi la “seduta spiritica” col maestro zen di turno, che si sa, vuole essere pagato per insegnarti la meditazione, esattamente come il prete cattolico che chiede l’obolo quando dice la messa per i defunti, e più “l’offerta” è grande, più la messa è lunga. Solo quando i soldi cadono nella cassetta l’anima sale in cielo benedetta, per rifarsi ad un motto sulla vendita delle indulgenze, tanto in voga ai tempi di Bonifacio VIII. In parole semplici, nessuno fa niente per niente, nemmeno un buddhista che, non illudiamoci, non è né migliore, né peggiore di altri comuni esseri umani nel mondo.

Chi non ha un soldo quindi starebbe sulla strada del buio, perché il Buddha occidentale che dispensa lezioni costose, è per molti ma non per tutti, e la “buddhità” che sfolgora d’immenso, una condizione ancora élitaria per sua stessa deformata costituzione.

L’unico non-consiglio che si può dare in questi casi è di non approcciarsi al Buddhismo attraverso l’inutile citazionismo gratuito della rete, ma di leggere qualche libro. Deciderete voi poi se amare o meno le filosofie orientali, al di là delle mode e delle luminosità fatue del momento. L’estrazione di un dio rende infatti il Buddhismo, quello vero, non volgarizzato dai citazionisti radical chic, estremamente interessante. Tuttavia non illudetevi di diventare più saggi o di trovare un sostegno nel Buddhismo. Ho conosciuto maestri Zen dalla vita notevolmente complicata per via della loro stupidità, maestri che in pubblico dispensavano consigli di saggezza e mostravano un aspetto sereno e forte, da vecchi meditativi che nessun avvenimento può scalfire, mentre in privato altro che meditazione! Erano persone completamente disequilibrate e caratterialmente debolissime che sussultavano per ogni stormir di vento, arrivando al punto di confidare i loro continui e anche ridicoli problemi, senza rendersi conto di diventare invadenti ed ossessivi verso il prossimo. Mai fidarsi delle apparenze e che sia la nostra anima a guidarci nella giusta direzione.

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