Barcellona, modulazioni di frequenza alla morte©

Barcellona, modulazioni di frequenza alla morte©

Di Maria Concetta Giorgi©

Il grido, foto Mary Blindflowers©

 

Cadono a terra, sono a terra come le urla che si piegano, si accartocciano e modulano la frequenza in alti e bassi.

È un grido d’aiuto sospeso, che piomba giù fragorosamente, corpi straziati, corpi che saltano in aria in una danza macabra.

Arriva la morte a far da padrona, condotta da un giovane su un furgone, è a Barcellona, in Spagna, la Barcellona dei turisti, città bellissima, da vedere e rivedere.

C’è il mondo sulla Rambla, c’è la gente che ride e scherza, che mangia, c’è chi ha i bambini per mano.

Ci sono le gambe spezzate di Bruno Gulotta, italiano sulla Rambla, la morte coglie e scompone.

Nel movimento a zig zag, quasi un gioco, quasi il volo di un’ape, si falciano vite, e non è un gioco, non è un volo naturale. Quell’andare tortuoso, diventa serpentina mortale, ricadono i corpi a terra, non ci sono più punti di riferimento, la propria moglie, la compagna, il marito, il figlio… non c’è più niente che tu possa vedere. Il corpo si accascia, riverso su quella strada che aspettavi di visitare per vacanza o per lavoro.

La gente corre, le sirene impazzano, il suono acuto si raggruma nel sangue versato a terra. Tutto diventa incubo e smorfia di dolore sul volto di chi è ancora vivo.

Si chiudono gli occhi in un giorno d’estate, con il sole, su una strada piena di turisti. Dietro ad ogni morto il disegno assassino di menti che partoriscono solo odio e dolore.

E’ una spirale dalla quale non si esce, le parole non hanno il senso che dovrebbero avere, le parole sono schizzi impazziti, indottrinamento perverso, stravolto, l’inganno di Isis.

In un giorno di agosto, la passeggiata sulla Rambla assume l’aspetto di uno sbarramento di trincea, ma la linea non è fortificata, e la gente muore.

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