Di Mary Blindflowers©
Nella dinamica dell’inutile rientrano questi due “scomponimenti”: Le giornate inutili da “Utensili sparsi” e le Cattofattucchiere, per l’appunto scomposti e mal riposti che possono far scuotere i vecchi incartapecoriti avamposti della poesia bella e della rarefazione formale tout court.
Ricercare bellezza, adularla, seguirla e corteggiarla, il refrain tipico della poesia di ieri e di oggi, diventa qui davvero un’operazione già dissolta, perché si può invece sondare l’inutilità, spettro e metro dell’uomo contemporaneo.
Cosa può esserci di più saliente ed interessante dell’inutile?
L’inutile alimenta la fantasia, nutre le coscienze, le riflessioni e soprattutto il vuoto, lo stanco signore iper-nominato ma spesso fintamente ignorato e decurtato a favore del pieno che non esiste nemmeno se non nelle categorie professionali degli uomini d’affari e delle cattofattucchiere che, mentre girano il pieno nel bicchiere, professano il vuoto senza rendersene conto. Sul vuoto, specie a perdere, esse sono le massime esperte, attraverso la dinamica della maschera e della religione rivelata, corta stagione di speranze disilluse, baluardo per creare frontiere da esibire come marchi di fabbrica e perbenismi tutti esteriori.
Le giornate inutili
Le giornate inutili ti vivono sulla pelle
come animali morti
che corrono dinamiche
interstiziali,
tra il comodino e il
letto, sugli scaffali vuoti
come grucce-feritoia
memoria da estinguere
in un panico-noia,
sangue caduto sui
minerali orti fragili del
sé
e
ti rovesciano ghiaccio caldo-inattività.
La notte è la mia
sola sponda-città
sala d’aspetto,
anacoluto d’anima.
Pulsa nella psico-luna recente
l’amaro cataletto del tempo perduto.
(2013)
(Da Utensili sparsi©)
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Le cattofattucchiere
Apostrofate alchimie da cattofattucchiere,
recalcitranti simmetrie d’egoasperità,
cattosignore sussurrano stereotipie
nei loro taffetà,
girano su sé stesse,
sincronie sulle umide messe,
malinconie e promesse
nella spinta pinta minta e stinta del the serale,
una si alza, umorale, fa finta,
piange, lange e minge per il Gange,
poi l’artista in abominio ha disegnato il papagato.
L’erba dei contrafforti trema appena,
ridono le foglie e le brughiere,
stridono lidono quelle quattro cattofattucchiere,
a voce si fanno il segno della croce,
incidono con minio e con veleno, le frontiere.
(2014)
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https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/
https://www.youtube.com/watch?v=eyLOw29VJIA