Le patate di Gavoi

Le patate di Gavoi

Le patate di Gavoi

Le patate di Gavoi

Il caprone, disegno veloce su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©

Le patate di Gavoi

Mary Blindflowers©

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Tempo fa in Sardegna conobbi un signore anziano che dopo ogni discorsetto sconclusionato della gente a cui non voleva rispondere,  rispondeva: “Ohi, ohi, le patate di Gavoi”. Quando l’interlocutore riattaccava con la sconclusione dei suoi discorsi, riecco il vecchietto che di nuovo: “Ohi, ohi, le patate di Gavoi”. E quando l’interlocutore gli chiedeva, “ma che vuol dire?”, il vecchio ripeteva ancora a loop: “Ohi, ohi, le patate di Gavoi”. Nessuno ha mai capito cosa volesse dire perché di fatto non voleva dir nulla, era un modo gentile e ironico di rispondere ai discorsi pseudo-dotti di chi si sentiva superiore, schiaffeggiando l’aria di imbecillità un tanto all’etto. Il vecchietto saggiamente valutava che non poteva perdere tempo a interloquire con il nulla.
In un gruppo letterario, uno pseudo-dotto ha commentato il mio articolo su Eco e il fumetto (lo trovate qui).

Copincollo i commenti così come sono stati scritti, senza correggere i refusi e lasciando il maiuscoletto originale:

Commentatore: Bhe’ il fatto stesso che Eco ne parlasse non significa nulla, il fumetto aveva la sua dignita anche prima ERA SUFFICIENTE FARE FUMETTI NON SOLO PER I BIMBI…

Io: È quello che ho scritto, se tu avessi letto l’articolo lo avresti compreso. Eco inoltre aveva un atteggiamento piuttosto snob verso i consumatori di fumetti e di gialli, il che rende la sua analisi parziale e riduttiva.

Commentatore: SE PERMETTI NE SONO COSCIENTE DALL’EPOCA DI QUANDO ERO STUDENTE ROMA E VIVEVO CON ALCUNI DEI FUMETTISTI PIU INTERESSANTI D’OGGI. DETTO QUESTO, CARO AMICO, VAI SERENAMENTE AVANTI…

Io: Non ho capito perché scrivi maiuscolo e perché hai questo tono risentito. Chi ti ha offeso? Francamente non me ne frega nulla della tua particolare esperienza, io ho fatto alcuni rilievi su un articolo di Eco, c’è qualcosa che ti disturba? Oltretutto ben altri prima di lui ne hanno parlato, quindi non ha nemmeno scoperto l’acqua calda. E non sono amico tuo.

Questa conversazione ha senso? No. Cosa spinge un internauta a scrivere in maiuscolo tutte queste castronerie senza senso? Perché scrive tutto maiuscolo? Per sottolineare la sua importanza? E quel “se permetti”, che senso ha? Nessuno, direi. Ionesco qua ci farebbe un pranzo di nozze.
E siccome la mente è strana, mentre parlavo con questo commentatore sconosciuto che si vantava di aver avuto a che fare con i fumettisti più interessanti d’oggi, mi è venuto in mente quel vecchio che ripeteva a loop: “Ohi, ohi, le patate di Gavoi” e per la prima volta ho pensato seriamente a quanto fosse intelligente e sopraffino quel vecchio nel non rispondere agli imbecilli se non fingendo di essere imbecille egli stesso, in modo tale che l’imbecille fosse contento di se stesso e avesse occasione di continuare a mantenere quell’autostima fittizia che lo faceva continuare a stare in piedi.
Si evidenziano due ordini di problemi nell’imbecille medio: primo, un forte senso di inferiorità che si rovescia in una megalomania evidente. Questa megalomania non permette una visione lucida del mondo ma rapporta ogni articolo, ogni avvenimento, ogni frase, ogni commento, ogni confutazione, ogni libro, a se stesso, come se il piccolo sé fosse il centro di ogni universo possibile. Secondo: l’incapacità di leggere sul serio e capire cosa voglia dire l’altro e perché. Tutto scorre veloce, l’occhio è incapace di soffermarsi sui significati e sul senso delle cose, poi se c’è qualcuno che lo fa notare, l’imbecille si risente.
Il suindicato commentatore non è un analfabeta, fa l’architetto.
A questo punto una domanda resta in piedi: è il sistema che ha creato gli imbecilli o sono gli imbecilli che hanno creato il sistema?
Non resta che rispondere: “Ohi, ohi, le patate di Gavoi”.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comments (2)

  1. Giorgio Infantino

    CITO: “SE PERMETTI NE SONO COSCIENTE DALL’EPOCA DI QUANDO ERO STUDENTE ROMA E VIVEVO CON ALCUNI DEI FUMETTISTI PIU INTERESSANTI D’OGGI. DETTO QUESTO, CARO AMICO, VAI SERENAMENTE AVANTI…”

    Stava semplicemente gridando per iscritto, con la convinzione, non sempre erronea, purtroppo, che gridando si abbia sempre ragione. Una lezione che il Vangelo ci porge: non è che quelli che volevano far liberare Barabba fossero di più, semplicemente gridavano più forte. Una lezione che ancora non abbiamo imparato.

  2. Giuseppe Ioppolo

    TRASMISSIONE GENETICA? NO, PER SFIORAMENTO RAVVICINATO
    A proposito di certi tipi che menan vanto d’aver frequentato personaggi illustri della scienza, dello sport, dello spettacolo, dell’arte e dell’arte delle nuvolette parlanti, dovresti sapere che certe qualità si trasmettono per semplice sfioramento ravvicinato.
    Io per esempio devo la mia “mostruosa” intelligenza al fatto che mia madre ebbe un contatto con il treno su cui aveva viaggiato Einstein che, evidentemente, aveva lasciato un po’ del suo immenso genio disperdersi per le carrozze. L’imponderabile fato volle che mia madre, piena di me, dopo qualche giorno, prendesse questo treno. E il genio disperso per le carrozze non perse tempo a concentrarsi nei miei neuroni ancora fetali.
    Ora a me è chiaro che il nostro amante dei fumetti sia rimasto impregnato dai fumettisti (grandiosi!) con i quali è venuto in contatto. Non fosse che aveva già assunto altri impegni inderogabili ai quali sfortunatamente non è potuto sottrarsi, ci avrebbe deliziato con le sue nuvolette parlanti.
    Uno che è stato gomito a gomito con Galep, Villa, Freghieri non può non competere con i migliori cartoonist del secolo, che dico? del millennio!

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