Un piatto di ciambelle?

Un piatto di ciambelle?

Un piatto di ciambelle?

Un piatto di ciambelle?

Un piatto di ciambelle e un libro di novelle, Paravia, 1945, credit Antiche Curiosità©

 

Un piatto di ciambelle?

Mary Blindflowers©

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Siamo nel 1945, Maria Bersani dà alle stampe per la Paravia un libro dal titolo: Un piatto di ciambelle e un libro di novelle. L’autrice che poi tale non è e vedremo perché, era la stessa direttrice della collana “i bei libri per fanciulli e giovinetti” di cui faceva parte anche Un piatto di ciambelle. Apro il libro, c’è un albero di mele e poi il titolo della collana, due pagine bianche, poi uno specchietto in cui c’è un elenco di alcuni libri pubblicati nella stessa serie, il frontespizio con un coniglietto e una tartarughina, le stesse figure che si trovano in copertina. Il libro inizia con un c’era una volta in rima in cui si promette al lettore “tra il cedro e l’uva passolina”, nonché “qualche nocciolina”, che si tratta di un libretto di “novelle piccole dolci come le ciambelle”. Quel che si omette è che non sempre le ciambelle vengono con il buco, specie se si usano gli stampi altrui. Ritengo vergognoso che la Bersani abba firmato un libro di novelle interamente copiate, specialmente da Esopo, con il suo nome. Ma soprattutto è inaudito che Paravia glielo abbia fatto fare. Quindi se c’è più di qualcuno che può aver notato l’insipienza della Lamarque e dei premi letterari attuali, sostenendo che una volta i treni arrivavano in orario e gli scrittori eran tali, forse dovrebbe tornare sui suoi passi perché l’editoria è sempre stata corrotta. Se la Lamarque partorisce da trent’anni versi inerti e privi di profondità, la Bersani faceva ancor prima con il copia e incolla. In pratica ha preso le novelle di Esopo e le ha volgarizzate, peggiorandole e spacciandole per proprie. Alla fine di ogni novellina aggiunge una morale catto-buonista del tutto sentenziosa e fastidiosa. Così nel meraviglioso Piatto di ciambelle, troverete tanti dolci altrui. Ve la ricordate, per esempio, la novella del corvo e della volpe? Il corvo sta sull’albero con un pezzo di formaggio nel becco e la volpe lo adula per fargli aprire la bocca e papparsi il formaggio. Esopo, VI secolo a.C. (numero 124 nell’indice Perry). Fedro e Jean de la Fontaine riprendono il tema. E quella della cicogna e della volpe? Vi rammenta qualcosetta? La volpe invita a cena la cicogna e le serve una gustosa pietanza su un piatto in modo che lei con il suo lungo becco non riesca a mangiar nulla, poi la cicogna le rende pan per focaccia, invitando a sua volta la volpe e servendole il cibo in un recipiente in cui solo la cicogna riesce ad infilare il lungo becco. Una sorta di chi la fa l’aspetti. Ecco, anche questa è una favola di Esopo. E la Bersani la mette nel suo libro, senza specificare che è di Esopo e non sua. Del resto mette tante altre favole esopiche e non solo. Infatti la novella La pianta di fava, a pagina 21, ricorda molto da vicino una fiaba popolare inglese, Jack e la pianta di fagioli, raccontino, diffuso con tante varianti, sia negli Stati Uniti che in Inghilterra. In pratica Jack incontra un vecchio signore che gli offre 5 fagioli magici che, piantati, fanno sviluppare una pianta di fave gigantesca che arriva fino alla residenza dei giganti da dove prende oro e tante leccornie, finché la pianta non viene distrutta. Nella favola della Bersani il castello del gigante diventa la residenza di Dio, perché la Bersani era cattolica e aveva bisogno di questa sostituzione, e al posto di Jack ci sono due sposi poveri, ma il tema della pianta di fagioli che cresce in modo straordinario, è praticamente lo stesso.

In poche parole il libro della Bersani non contiene nulla di originale, a parte dei versi che l’autrice, chiamiamola così, mette ogni tanto qua e là e che sono così inutili da poter fare il paio con quelli della Lamarque:

 

Tartaruga poverina,

che cammina

con la casa fatta d’osso

sempre addosso,

vede un giorno le anitrine

sue vicine,

uscir fuor dall’acque scure,

e sicure…

 

Vi risparmio il resto.

 

In sintesi, il succo di tutto questo discorso è che l’editoria è sempre stata una faccenda politica. Lo scrittore non è colui o colei che scrive cose profonde e originali, ma colui o colei che conosce le persone giuste per emergere. Saper scrivere, così, diventa un fatto puramente accessorio, ininfluente ai fini della pubblicazione con editori importanti e della costruzione di un nome.

Poi accade che nessuno legge più Maria Bersani e forse un giorno nessuno leggerà più nemmeno la Lamarque. Intanto entrambe hanno colto l’attimo di una gloria fittizia e di un fuoco fatuo che dimostra quanto sia vacuo il mondo della finta letteratura e della pagina ad alta tiratura.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Nell’Italia ormai allo sfascio
    con la guerra a firma fascio
    la Bersani mira al sodo
    e con Paravia fa un lodo
    tanto è facile lo scopo:
    ma chi vuoi che legga Esopo
    con il corvo ed il formaggio
    se di cacio non fa assaggio
    da un quinquennio gente a terra
    affamata dalla guerra?

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