Recensioni, omissione, letteratura, finzione

Recensioni, omissione, letteratura, finzione

Recensioni, omissione, letteratura, finzione

Recensioni, omissione, letteratura, finzione

Bla,bla, disegno su carta, Mary Blindflowers©

 

Recensioni, omissione, letteratura, finzione

Mary Blindflowers©

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Il gap tra pensiero e azione ritradotta in pensiero artefatto, l’anfratto della falsità che si cela dietro spicchi guasti in impasti di pseudo-recensioni on line e non solo. Se un ministro confessa candidamente di non avere nemmeno letto i libri del premio Strega che però ha votato, guardando le copertine e annusando gli effluvi e i diktat del potere, che dire della manica smanicata e sguaiata di autodefiniti recensori della domenica che poi magari è sabato o lunedì?
Ho avuto una discussione interessantissima con una signora che recensisce una nota autrice mainstream, citando pezzi veramente brutti del libro, commentati come se si trattasse di un’opera degna di essere acquistata. La recensione è una specie di riassunto, da evitare in ogni sana e buona critica letteraria, perché è superfluo e può farlo chiunque, perfino un bambino delle elementari. Ma l’aspetto che mi ha colpito di più, non è soltanto l’assenza di qualsivoglia spirito critico e di approfondimento in riassuntini alla Bignami definiti pomposamente recensioni, quanto il gap tra ciò che si scrive e ciò che si pensa. La recensione è scritta malaccio, con periodini che denotano scarsa dimestichezza con la scrittura, poca inclinazione alla profondità e all’analisi e di contenuto e di stile. Le parole indicano un acquisto positivo, anche se il lettore attento non può fare a meno di rilevare l’aridità stilistica e contenutistica degli stralci citati, eppure… Sì, c’è un eppure, come in ogni buona favola che si rispetti.
Tra pessime e banalissime battute da primina, giocando sul nome dell’autrice recensita e su una zona geografica che ha lo stesso nome, chi pubblicizza il libro mainstream dice su fb che in realtà quel libro non è letteratura: “ma quando mai io ho chiamato letteratura il libro… Noi parliamo di libri e non c’è scritto da nessuna parte (non è una presupposizione valida) che parliamo solo di letteratura”.
Allora la invito a dirlo nella recensione, a dire ai lettori che quel libro non è affatto letteratura. Risponde che non è necessario, come non è necessario dire che un libro è in prosa. In realtà che il libro sia in prosa lo dice nella recensione, eccome! Parla infatti di narrativa e di racconti, quindi si capisce benissimo che si sta parlando di prosa. Ma non dice che il libro non è letteratura. Orwell diceva: omissione. Si omette un particolare giudicato di secondaria importanza, che invece è fondamentale.
Perché?
La risposta è semplice, è molto più facile fare il riassunto di trame di libri noti per farsi notare dai grossi editori, invitando all’acquisto, piuttosto che fare una critica seria e sensata.
Oltretutto il titolo dell’articolo promette grandi cose: Quello che gli altri non dicono… Ma di fatto leggendo l’articolo non c’è nulla dentro che non sia stato già detto dalle carampane del sistema, e, a parte omettere sapientemente il fatto che si tratti di un libraccio ad uso masse, altro non c’è.
Questo tipo di condotta su web è frequentissima. Morta la grande stagione della critica letteraria accademica con il giro amici degli amici, è nato un altro giro girello, quello dei blogger lisciapacche che vogliono ingraziarsi i grossi editori e cercano disperatamente di farsi notare comprando i loro libri inutili, pur sapendo che sono piattume e pattume, e pubblicizzandoli, trascurano alcuni particolari che forse sarebbero sgraditi alla grossa editoria.
Altra tendenza è quella di creare pagine fb per caricarvi citazioni di soliti noti, estrapolate da libri di cui non si sa nulla, (la bibliografia precisa resta sconosciuta!) confondendo magari un autore con un altro, e creando discussioni sul nulla.
Ancora, una nuova moda, quella di recensire libri non letti, moda molto in voga anche nel giornalismo. In pratica si invitano i contatti a scrivere una recensione. Una signora che ha dato alle stampe da poco un suo libro ha scritto, in un gruppo letterario: “vi invito a scrivere una recensione al mio libro, non è necessario che lo leggiate, basta leggere la sinossi”. Ho letto due volte questo messaggio, avevo il dubbio di aver visto male, ma no, ha scritto proprio così.
A questo punto mi domando, che differenza c’è tra un Sangiuliano che vota dei libri senza nemmeno averli letti e fa la gaffe di dirlo in pubblico e chi recensisce omettendo, chi chiede recensioni senza lettura?
La politica non è forse lo specchio di quello che l’italiano medio e mediocre è? Un becero consumatore di bugie, un impostore.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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