Alessandro Orsini, vera censura?

Alessandro Orsini, vera censura?

Alessandro Orsini, vera censura?

 

Alessandro Orsini, vera censura?

Derisioni, schizzo da quaderno degli appunti by Mary Blindflowers©

 

Alessandro Orsini, vera censura?

Mary Blindflowers©

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Se clikkate su web Orsini censura, ci sono innumerevoli articoli che parlano del fatto che chi esprime un punto di vista “diverso” sia costantemente “censurato” dal sistema.
L’ultima pretesa di censura dice che: “Il Salone del Libro di Torino non vuole Alessandro Orsini”. È subito scandalo.
Ma siamo davvero sicuri che sia effettivamente così? Che lo scandalo sia vero? Che la censura sia in atto?
Ormai, grazie alla continua pubblicità sul fatto che venga censurato, Orsini è diventato popolarissimo, lo conosciamo tutti.
Un opinionista tv, un accademico, autore di diversi libri e bla bla
Ma chi lo pubblica?
Ha pubblicato con Rubbettino, Rizzoli, Utet, etc. Insomma editori importanti che hanno ampia distribuzione.
E continua a pubblicare. Questo non vi fa sospettare che ci sia qualcosa che non va? Che vi sia un principio di falsità in tutta questa sbandierata censura?
Recentemente ha pubblicato con Paper first, la casa editrice de Il fatto quotidiano. Insomma non sembra che l’esimio con cui si può essere o non essere d’accordo, in merito alla guerra in Ucraina, abbia difficoltà alcuna a pubblicare libri o a diffonderli in modo più che capillare.
Anzi, più si grida alla censura, più diventa famoso. Il suo è stato un crescendo di popolarità grazie a quella che potremmo definire pseudo-censura. Le continue notizie sul fatto che venga escluso dagli spazi culturali, lo hanno notevolmente aiutato a diventare popolare, attribuendogli le stigmate del martire. In realtà questo tipo di censura è marketing ben programmato. Se veramente volessero censurarlo non pubblicherebbe più con nessuno, come è accaduto ad altri caduti dalle stelle alle stalle.
Orsini sta dentro il sistema, mani e piedi, immerso completamente mentre finge di staccarsene per raggiungere uno scopo: vendere. Non è un grande intellettuale, non è Orwell per intenderci, non è nemmeno un grande scrittore, è semplicemente uno che gioca con il finto pensiero divergente, ripetendo sempre cose a cui chiunque può arrivare da solo, scrivendo libri su libri sempre sullo stesso argomento e pubblicizzando il fatto che viene trattato come un brutto anatroccolo. Ma si tratta di un escamotage.
Chi viene veramente censurato non ha voce alcuna, non viene pubblicato da nessun grosso editore, i giornali non parlano di lui in continuazione, esibendolo come difensore delle libertà. La vera censura non è quella esercitata su un individuo che già sta dentro il giro fin troppo buono e ci è in fin dei conti anche rimasto, arricchendosi, ma quella che si esercita istante dopo istante, attimo dopo attimo su chi non deve assolutamente avere voce, né oggi, né domani e né mai. I veri intellettuali contro da sempre vengono ignorati da tutti i media, snobbati dalla grande editoria, sbeffeggiati dai seguaci dei soliti noti, ridotti al silenzio degli innocenti, resi morti in vita, trattati da sfigati e da imbecilli. Sono questi i veri censurati, quelli che non sono stati presentati da nessuno ai grossi editori che contano, quelli che riescono a fatica a pubblicare coi piccoli editori e che pertanto sono dei signori nessuno, indipendentemente da ciò che scrivono. Su di loro viene esercitata la vera censura.
Che quella di Orsini sia solo pubblicità del carpe diem, lo si evince facilmente leggendo qualsiasi articolo. Scrive oggi l’Open in un articolo intitolato: Il Fatto contro il Salone del Libro di Torino: «Non vuole in cartellone il saggio di Alessandro Orsini»:

Il Salone del Libro di Torino non vuole Alessandro Orsini. Il Fatto Quotidiano scrive che venerdì 19 maggio alla sala rossa è in programma una presentazione del libro “Ucraina, critica della politica internazionale” edito dalla casa editrice del quotidiano Paper First. Il libro ha venduto 30 mila copie tra edicola e libreria. Quello spazio doveva essere occupato da un altro libro della stessa Paper First, quello del generale Fabio Mini. Che però non potrà essere presente. Per questo il Fatto ha pensato di sostituirlo con Orsini. Ma dall’organizzazione è arrivato un diniego. Che Marco Lillo, vicedirettore del quotidiano di Travaglio, consiglia a Nicola Lagioia di rivedere. Anche se non sa se ne sia stato informato o meno.

Ci tiene a farci sapere il numero delle vendite, tanto chi può controllare se è vero? Dire che si sta vendendo molto è un tipica strategia di marketing, che serve a far vendere.
Il piatto della pubblicità e della finta censura è servito ai polli che ci credono, pio pio… Ma voi credete nel dio del business? Io no. Orwell, si rivolterebbe nella tomba se vedesse come siamo ridotti per un pugno di soldi.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Se tu vuoi puntar gli spilli
    sulla pagina dei social
    già ti guardan da tricheco :
    “Danno spazio agli imbecilli!
    Ed al popolo fan mal!”
    scatarrava Umberto Eco.
    Subcultura delle Barbie
    editata dai Costanzo
    lì nel regno commerciale
    dando voce al prode Sgarbi:
    parolacce a cena e a pranzo
    sul canal del principale.
    Chi controlla? Il buon Lagioia?
    Lui che si fotte gli Strega
    pur col ” caldo torrenziale”?
    Il lettor sto schifo ingoia
    e di Orsini se ne frega
    cattedratico papale!!!

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