Antropocentrismo? Un semplice bluff

Antropocentrismo? Un semplice bluff

Antropocentrismo? Un semplice bluff

Antropocentrismo? Un semplice bluff

Il corallo fungo, credit Mary Blindflowers©

 

Antropocentrismo? Un semplice bluff

Angelo Giubileo & Mary Blindflowers©

 

Scrive Roberto Calasso che nel racconto metafisico della Bibbia – forse il più emblematico, senz’altro il più diffuso, anche attualmente (ma sul significato di questo avverbio dovremo presto tornare) – la figura dell’<Agnello> ucciso precede la creazione stessa e accompagna l’avvento definitivo del Cristo, alla fine di tutti i tempi. L’opera postuma di Calasso, (veramente ne avevamo bisogno?) dal titolo Sotto gli occhi dell’Agnello, è la sua dodicesima – numero crediamo non a caso e che rinvia essenzialmente alla lettura dello Zodiaco. Si tratta di note, brevi come nel suo stile, ma essenziali al fine di comprendere l’intera sua opera, come se ci fosse qualcosa di profondo da capire, qualcosa che prima di lui non abbiano già detto altri.

Per Calasso, e su questo solo punto si può essere d’accordo con lui, non c’è alcun dubbio che si tratti sempre della stessa storia narrata dall’uomo; ma non la storia che egli stesso in modo unilaterale racconta, dato che la storia assume contestualmente un duplice significato essenziale, diremmo noi oggi contraddittorio.

La storia di Calasso, totalmente dimentica del valore della nostra reale insignificanza nell’economia generale dei mondi, riguarda la centralità dell’uomo. Una storia dell’uomo narrata secondo e per il proprio fine, che sarebbe quello della sua centralità cosmica. La storia che è anche quella dell’uomo vitruviano di Leonardo. In una parola, ciò che chiamiamo <antropocentrismo>. Ma questa stessa storia non può che dimostrarsi e quindi essere incerta, e inoltre dominata dal pensiero di una centralità che così invece non appare e non è.

E infatti, oltre la figura dell’Agnello sgozzato e del sangue continuamente versato, nella narrazione appare la figura di <Dio> o della <Natura> (occorrerebbe leggere di più Spinoza) sovraordinata a ogni <cosa>. Cosa è un termine equivoco, come tutti i termini umani, ma molto meno equivoco di tutti gli altri che qui abbiamo finora usati. Tanto che il linguaggio del <mito>, a differenza di quello del <logos> (greco) o <verbo> (latino), dimostra essenzialmente questo: la possibilità di un messaggio, non univoco, bensì eternamente doppio, duplice, quale che sia.

Una storia, sempre la stessa, che riporta sempre al dubbio amletico essenziale se l’uomo sia o non sia centrale in un fantomatico progetto dell’universo. Ed è a tale proposito che Martin Heidegger mette definitivamente in luce la differenza essenziale tra <Essere> e <ente>. Laddove gli <enti> (dal greco) sono le cosiddette cose (dal latino) che appaiono sulla via o le vie dell’Essere, che <è>. Questo è il messaggio che ci hanno trasmesso anche Parmenide, ma diremmo anche Socrate, e personaggi altrettanto noti come Francesco d’Assisi e il Nazareno o altri come il Buddha o Lao-tzu, ma l’elenco è lunghissimo, più di quanto comunemente si crede, e pensiamo proprio che attraversi tutta intera la storia dell’<uomo> (?).

L’antropocentrismo, di base, è un atto di superbia che non ha fondamento nella creazione, L’uomo infatti, nonostante le sue fantasie, non è al centro di nulla, perché il centro non esiste nemmeno. Il punto fermo, l’origine, il punto di partenza di tutte le cose, il simbolismo geometrico e numerico tanto caro a Guénon e alle filosofie orientali… L’idea o Emblema del Principio, rappresentato tramite un punto al centro di un cerchio i cui variabili raggi sono emanazione dall’Essenza. Cicli cosmici indù, rotazione del mondi, danza di Shiva, Chakra, ruota delle cose o della vita… Lo zodiaco dai dodici raggi. L’Onphalon, l’Aleph, il Bindu, il figlio dell’uomo che si fa dio tramite il sacrificio dell’Agnello e dominerà il mondo… Affascinante itinerario sull’eternità come perno fisso attorno a cui ruotano tutte le cose transeunti. Il centro sarebbe un ordinatore interno che dirige e impera perché l’immutabilità è il Tutto… E da qui legni di croci che si intersecano creando un punto fisso, svastiche poi strumentalizzate, il cui vero significato esoterico affonda le radici nella funzione del Principio in rapporto ad un presunto ordine cosmico di natura spirituale, per cui i mondi ruoterebbero attorno al punto. Da qui l’esclusivismo delle grandi religioni monoteiste. Questa universale e pan-religiosa teoria del centro, non sarà forse basata su un falso principio? Perché mai dovrebbe esistere un centro, un punto fisso, immutabile? Perché mai tutto dovrebbe avere un’origine? Ma come si può dimostrare la stabilità e fissità dell’eternità? La teoria ordinatrice del punto fisso è soltanto un’enorme, planetaria antropomorfizzazione del senso che forse senso non ha, non cosmicamente parlando. Se provassimo ad uscire fuori dall’idea dell’inizio e della fine, che di fatto tradisce soltanto un bisogno interiore tutto umano, potremmo ragionare in modo più indipendente.

L’essere è e – assumendo come propria la <teoria causale> degli antropocentristi – potremmo dire che è e determina (secondo la teoria appunto causale illustrata da Democrito e che precede tutta la fisica quantistica) tutti gli enti, e in particolare l’uomo – che pertanto non costituirebbe il centro dell’universo quanto invece un <accidente>, termine traducibile con ciò che accade, diciamo anche per meglio comprendere cosa intendiamo, fortuitamente. Oltretutto, data l’aleatorietà del concetto stesso di centro dell’universo e la transeunte natura di tutti i postulati e le filosofie dell’uomo che è esso stesso fenomeno e mortale, l’antropocentrismo assume un’aria ancora più ridicola, quasi patetica.

E allora non c’è dubbio che in ordine alla medesima storia narrata dai tempi antichissimi, il messaggio darwiniano prima e quantistico poi, si sia abbattuto sulla storia della narrazione umana con la stessa forza delle mani e del bastone-scettro del comando che ha sgozzato e continua a sgozzare l’Agnello sacro.

Nell’attualità – che dice Calasso – il massimo pericolo per i teorici dell’antropocentrismo sarebbe rappresentato dal transumanesimo, perché radicalmente mette in dubbio la centralità dell’ente-uomo. Il saggio di Calasso in cui è reso esplicito questo messaggio <attuale> è per l’appunto titolato L’innominabile attuale. Laddove il Senza-nome, che è l’apeiron di Anassimandro, nella versione dell’autore assume invece, ancora una volta, il nome dell’Uomo. Laico o religioso che sia, gnostico o cristiano che sia, non importa; in ogni caso assunto, come il Cristo e la Vergine o l’Uomo di Leonardo, al centro e quindi al vertice dell’universo, tutto intero. Questo è ciò che testimonia l’uccisione dell’Agnello che precede la creazione e il sangue dell’Agnello stesso che presiede, nel tempo, la storia dell’intera creazione stessa. Ma il termine latino actualitas tradisce però il vero significato del termine greco ἐνέργεια.

Scrive infatti Heidegger: “L’essere dell’ente è allora l’ἐνέργεια. L’ἐνέργεια, che Aristotele concepisce come il tratto fondamentale dell’esser-presente (dell’ἐόν); l’ἰδέα, che Platone concepisce come il tratto fondamentale dell’esser-presente; il λόγος, che Eraclito concepisce come il tratto fondamentale dell’esser-presente; la Μοῑρα, che Parmenide concepisce come il tratto fondamentale dell’esser-presente; il χρεών che Anassimandro concepisce come l’essenza dell’esser-presente – designano tutti il Medesimo. Nella ricchezza nascosta del Medesimo ognuno di questi pensatori, a suo modo, pensa l’unità dell’uno unente, l’Ἓν. Ma ecco venire un’epoca dell’essere in cui la ἐνέργεια è tradotta con actualitas. La parola greca è obnubilata, e si presenterà fino ai giorni nostri solo più nella forma romana. L’actualitas diverrà realtà attuale e la realtà attuale oggettività (Objektivität). Ma questa stessa, per restare nella sua essenza, cioè nella oggettività (Gegenständlichkeit), ha bisogno del carattere dell’esser-presente. Essa è così la presenza (Präsenz) nella rappresentazione del porre-innanzi rappresentativo (vor-stellen) … (E così) L’uomo sta per slanciarsi su tutta la terra e nella sua atmosfera, sta per impadronirsi da usurpatore del regno segreto della natura – ridotto a <forze> – e per sottoporre il corso della storia ai piani e ai progetti di una dominazione planetaria. Quest’uomo in rivolta non è più in grado di dire semplicemente che cosa è (ist), di dire che cos’è che una cosa è”. (M. Heidegger, Sentieri interrotti, traduzione di Pietro Chiodi, La Nuova Italia Editrice di Firenze, 1968).

In prospettiva Destrutturalista diremmo dunque che l’antropocentrismo è un semplice bluff.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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