Savoia, hanno rovinato l’Isola

Savoia, hanno rovinato l'Isola

Savoia, hanno rovinato l’Isola

Savoia, hanno rovinato l'Isola

Myrtus, antique engraving print, 1818, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Savoia, hanno rovinato l’Isola

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Nel 1713 la Sardegna con la guerra di successione spagnola passò sotto la dominazione austriaca. Nel 1717 ci fu un ulteriore tentativo di riconquista da parte della Spagna, ma si rivelò inutile, infatti, dopo il Trattato di Cockpit, firmato a Londra nell’agosto del 1718, la Sardegna venne restituita all’Austria che, secondo accordi presi con Francia e Gran Bretagna, la cedette a sua volta a Vittorio Amedeo II di Savoia in cambio della Sicilia.

Il sovrano sabaudo prese possesso dell’isola il 2 settembre 1720 e assunse il titolo di re di Sardegna, ponendo fine alla dominazione spagnola, “durata ininterrottamente per 229 anni”[1].

I sardi, ignari dei giochi dinastici che avevano decretato la loro appartenenza al dominio piemontese, sentivano distante ed estraneo il nuovo re che, dal canto suo, non mise mai piede in Sardegna[2].

Nel 1792 ci fu una forte ed efficace opposizione dei sardi ai tentativi di occupazione dei francesi ed un sentito movimento anti-piemontese che si espresse in numerose insurrezioni.

I piemontesi realizzarono in Sardegna un’opera di vera e propria spoliazione impadronendosi di terreni, boschi e greggi, come testimonia anche la poesia sarda:

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Fi’ pro sos Piemontesos

sa Sardigna una cuccagna

che in sa Indias s’Ispagna

issos s’incontrant inoghe…

 

Issos de custa terra

ch’ana ogatu miliones

benian senza calzones

e si n’andaian gallonados…

 

Tirare a su Piemonte

sa pratta nostra i s’oru

es de su guvernu inzoru

massima fondamentale…

 

S’Isula hat arruinadu

Custa razza de bastardos…[3].

 

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Il 9 maggio 1738 il Marchese di Rivarolo arrivò al punto di proibire agli uomini di portare la barba per evitare mascheramenti, diceva, in una regione piena di banditi.

L’ingresso della borghesia piemontese nell’isola avvenne in modo sanguinoso attraverso una campagna contro il brigantaggio condotta da truppe formate spesso da criminali ed evasi. Essi ricorrevano senza farsi troppi scrupoli alla tortura, alle armi, alle forche erette in molti paesi per la punizione dei briganti i cui cadaveri venivano strappati, fatti a pezzi e bruciati. Le ceneri venivano poi sparse al vento.

La repressione venne attuata specialmente nei confronti degli abitanti delle montagne, quei barbaricini che rappresentavano uno scandalo eversivo all’interno della realtà isolana.

In Barbagia il nome del primo ministro piemontese Bogino è ancora oggi giustamente sinonimo di boia.

 

Note bibliografiche:

 

[1]   B. Sechi Copello, Storia di Alghero e del suo territorio, Edizioni Bastiò, Alghero, 1984, p, 164.

[2]  G. Fiori, L’eredità italiana, in La Sardegna, a cura di M. Brigaglia, cit., p. 46.

[3]  “Fu per i Piemontesi/ la Sardegna una cuccagna,/ come fece nelle Indie la Spagna/ così essi si sono comportati/. In questa terra/ a cui hanno rubato milioni/, venivano senza calzoni/ e se ne andavano gallonati…/ Tirare per il Piemonte/ il nostro argento e l’oro/ è del loro governo/ massima fondamentale/… Hanno rovinato l’Isola/ questa razza di bastardi”, testo riportato da F. Cagnetta, Banditi ad Orgosolo, cit., p. 134, 135.

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