Comunicazione, mondo, tempo, globale

Comunicazione, mondo, tempo, globale

Comunicazione, mondo, tempo, globale

Comunicazione, mondo, tempo, globale

Giant Ammonite fossil, credit Antiche Curiosità©

 

Angelo Giubileo©

Comunicazione, mondo, tempo, globale

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Per chi ha abitato la propria terra natia prima che pochissimi avventurosi nomadi e in fine i media gli abbiano portato in casa il “mondo”, il tempo della vita sembrava proprio che scorresse eternamente, la vita sempre uguale a se stessa e il tempo sempre uguale a se stesso. Con le pochissime eccezioni di un tempo cairologico, inerente a un evento nuovo e quindi eccezionale, e cioè avulso dalla ripetitività del ciclo quotidiano del giorno e della notte: una nuova nascita, una nuova convivenza, una partenza o una morte definitiva.
Con l’invenzione della stampa e poi degli altri mezzi di comunicazione, il nostro posto nel mondo ha iniziato ad assumere i tratti di un vero e proprio spaesamento. E’ così che il mondo ha iniziato a diventare “globale”: a inizio 1800, la popolazione mondiale non raggiungeva ancora il miliardo; oggi ne conta quasi otto e le stime più accreditate dicono che, entro fine secolo, potrebbe raggiungere il traguardo degli undici miliardi. Undici miliardi di abitanti il pianeta terra. Decisamente troppi (sigh).
Nell’arco di due secoli, è accaduto non solo che il tempo di Xronos abbia continuato a mietere gli uomini come vittime ma anche che noi stesse vittime, in qualche modo, ne abbiamo smarrito il senso, vero, che ci teneva avvinti a un destino in qualche modo eterno. Smarriti tra un passato che non può più ritornare e un futuro che non comprenderemo mai, sulla nostra specie è calata la tenebra di una vita di alienazione, metamorfica, che in molti già oggi prefigurano non più umana ma postumana.
Da almeno un paio di secoli, l’uomo ha deciso di sfidare il tempo, il proprio tempo, e così ha accresciuto e moltiplicato le proprie forze, ha ingrossato le fila del proprio schieramento ed è entrato in guerra, sulla dimora del pianeta abituale, contro il tempo. Risultato? A distanza di soli duecento anni è stato come se un’orda di cavallette o locuste abbia attraversato la dimora dell’abitato.
Alla mostra di quanto accade nel nostro nuovo quotidiano, sembra di assistere a un evento presagito dall’antico mito del popolo ebraico: “Le cavallette salirono su tutto il paese d’Egitto e si posarono su tutta l’estensione dell’Egitto. Erano numerosissime: prima non ce n’erano mai state tante, né mai più tante ce ne saranno. Esse coprirono la superficie di tutto il paese, al punto che ne rimase oscurato, e divorarono tutta la vegetazione del paese e tutti i frutti degli alberi che la grandine aveva risparmiato. Non rimase nulla di verde, né albero né pianta del campo, su tutto il paese d’Egitto” (Esodo 10,1-20).
Ma, torniamo ad anni a noi più recenti, allorquando lo spettro evidentemente cominciava ad appalesarsi. David Hume, filosofo scettico vissuto dal 1711 al 1776, ci aveva avvertiti. Non certo l’unico, né il primo. Egli, attraverso le sue parole e i suoi scritti, ci ha introdotti perfettamente al principio cosiddetto della “ghigliottina (di Hume)”. Immagine che – più che richiamarci alla memoria lo strumento divenuto d’uso quotidiano dei rivoluzionari francesi di fine millennio – avrebbe dovuto e dovrebbe piuttosto farci riflettere sul mutamento e quindi la nuova metamorfosi del nostro destino, comune, di uomini di quel tempo.
Il principio della ghigliottina di Hume stabilisce che nessun essere può stabilire un dover essere, ossia la decisione di agire in un modo anziché un altro. Il modo del dover essere è quello che è sempre appartenuto e appartiene ai religiosi e ai politici di ogni tempo passato, presente e futuro. Così che il risultato sia divenuto visibile sotto l’occhio, viceversa imperturbabile misterioso e inaccessibile, di Horus.
E allora, direte, nello stato in cui siamo esiste un rimedio? Una nuova dimora, che sia la Luna o Marte? Un nuovo corpo, magari di silicio, che sia immortale? Noi, riteniamo invece che la questione sia altra, e cioè riappropriarci del nostro tempo – che invano voi sacerdoti, politici, editori, scienziati e quant’altri abitanti del tempo presente pensate e credete piuttosto di sottrarci. Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza.

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Video – The Black Star of Mu

Rivista Il Destrutturalismo

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Christ was a female

 

Comments (2)

  1. Aldo

    È il secondo tuo articolo che leggo (insieme a quello su Saviano). Perché gente come te non è in televisione in prima serata?

  2. ANGELO GIUBILEO

    Salve, innanzitutto c’è da dire che l’articolo su Saviano non è il mio. E comunque, credo che tu voglia riferirti piuttosto a una sorta di tratto ontologico ed epistemico o marchio editoriale che contraddistingue, in effetti, il blog e in particolare il nostro movimento destrutturalista fondato e capeggiato da Mary Blindflowers. La cui storia, in risposta a quanto tu scrivi, ti risulterebbe estremamente esplicativa e significativa: non potrà mai esserci spazio in televisione in prima serata per chi, come tutti noi, è avvezzo alla pratica del vero, senza falsità e ipocrisie. Grazie dell’attenzione, spero che continuerai a leggerci!

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