Mago-Calasso, serpenti, mito, sciamani

Mago-Calasso, serpenti, mito, sciamani

Mago-Calasso, serpenti, mito, sciamani

Mago-Calasso, serpenti, mito, sciamani

Antica Maschera rituale africana, credit Antiche Curiosità©

 

Angelo Giubileo & Mary Blindflowers©

Mago-Calasso, serpenti, mito, sciamani

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Ogni storia viene narrata, scritta e riscritta continuamente. Vi chiederete come sia possibile o preferite piuttosto non crederlo e prestare assoluta fede a tutto ciò che, nel tempo corrente, vi viene detto. Ma, il vostro, è un errore che segue a un inganno, sia degli uomini che degli dei (Gylfaginning). Le storie, tutte le storie, sono montate smontate e rimontate secondo la potenza sconfinata e illimitata del mito. Potenza umana – secondo il comune buon senso considerata invece divina, senza che costoro ne comprendano il reale significato – che racchiude in se stessa il sé, l’altro, e il mistero che: “è”. Il mistero di un’intera natura, al-di-là di ogni separazione o divisione che subentra all’unità caotica, originaria e originale, dell’inizio.
Tra le tante opere dell’inizio – che è l’inizio che è come direbbe Heidegger -, Gesta Danorum di Saxo rappresenta un lascito memorabile e affidabile relativo a questa più antica e perenne tradizione; confusa, capovolta e avversata dai maghi o magi di ogni epoca; l’opera dello storico danese è una saga di storie appartenenti al genere letterario, diffuso nel medioevo, dell’“exemplum”: il racconto di una storia, dichiarata come vera, che ha lo scopo di salvare una vita o un’anima. Ma: non si tratta affatto della stessa cosa. E infatti, facendo un parallelo con l’attualità, all’opera realistica e fattuale di Saxo si contrappone, iuxta exemplo, l’opera interpretativa e pedagogica, potremmo definirla anche “accademica”, del mago-Calasso, abilissimo nel rimpastare senza originalità alcuna, storie tramandate da altri. Ci troviamo in presenza di un mitologo del déjà-vu il quale sostiene che, nel corso dei millenni trascorsi dall’inizio delle storie tramandate dalla letteratura, si siano alternate due esperienze essenzialmente diverse e quindi due diversi modi di essere, di vivere, testimoniati nell’un caso dai templi eretti dalla tradizione fisica della cultura occidentale greco-romana e nell’altro dalle costruzioni metafisiche della cultura orientale vedica e vicinorientale. Così che, oggi, accade perfino che l’opera di Calasso sia definita “letteratura assoluta” (Elena Sbrojavacca) e l’autore assunto al ruolo e alla funzione, oltre che di mago, di sciamano.

Ma, per intenderci, quale sciamano?

Calasso è un propinatore di pasticci a metà strada tra saggistica sconfinante con la mera opinione e romanzo, ma questo ha davvero poca importanza nell’economia generale del successo. Infatti ciò che agli occhi della critica accademica e della stampa che conta, lo rende un filosofo tout court, non è ciò che scrive, piuttosto il potere finanziario che Calasso rappresenta.
Se il signor Pinko Palla andasse a comprare uno specchio all’Ikea e lo collocasse in mezzo a una piazza qualsiasi invitando la gente a guardarsi, e dicendo: siete voi l’opera d’arte, riflettete! Tutti direbbero che è un idiota. Se il signor Nome andasse a comprare uno specchio all’Ikea e lo collocasse dentro una importante galleria del centro di una città altrettanto importante, invitando la gente a guardarsi, e dicendo: siete voi l’opera d’arte, riflettete! Tutti direbbero che è un genio, perché fondamentalmente dell’arte non importa nulla a nessuno, è tutto il business che c’è intorno che conta. Lo stesso accade per la letteratura. Se Calasso fosse stato un uomo qualunque privo di qualsiasi potere finanziario, nessuno avrebbe pigolato sulla assolutezza della sua filosofia, perché ciò che importa veramente è il potere del denaro e Calasso ha proprio questo tipo di potere. Nei suoi libri non c’è un briciolo di originalità, eppure egli è filosofo definito pure a gran voce dai più “originalissimo”. Se avesse voluto fare l’artista e avesse disegnato pallini, tutti avrebbero detto che è un artista del pallino. Chi ha il potere finanziario può fare ciò che vuole ed essere chi vuole e trasformare la fantasia in fede, rendere credibile ciò che non lo è, instaurando una falsa religione, una astrologia dell’inganno, dando consigli su come ordinare una biblioteca, riassumendo miti greci noti da secoli, proponendo improbabili K, confondendo il turismo con la pornografia nell’Innominabile attuale. Calderone di un opinionismo fin troppo banale, minestrone dove compare un poco di tutto dal Veglio della Montagna ai transumanisti, dall’islamismo all’eredità del sacrificio. Di cosa parla? Semplice, di nulla fingendo di mettere tutto. È così che si diventa dei.
Scrivendo dei maghi che l’hanno preceduto, Saxo dice che, storicamente, ogni loro costruzione sia derivata dapprima da una generazione primeva, umana, cosiddetta di giganti, a cui sarebbe poi subentrata una generazione di maghi – detti anche astrologi – capace di costruire e interpretare una storia qualsiasi in modo da renderla pur sempre credibile, affidabile, e quindi vera, ai molti. Trasformarla cioè, definitivamente, in una fede. Una medesima genia o stirpe di uomini capaci di conquistarsi l’appellativo di messaggero divino o dio. Dapprima: sciamani. Poi: consiglieri, segretari, sacerdoti o intellettuali “organici”, in ogni caso chierici del re o sovrano di turno. Allo scopo, praticamente esclusivo, di raccontare, inventare, scoprire o riscoprire vecchie e nuove storie, secondo il proprio gusto che è quello che appartiene al sovrano. Ecco cosa dice, in premessa all’intera opera, il nostro Saxo: “… penso che sia opportuno premettere, per non aver l’aria di ricorrere a favole contrarie al buon senso e sicuramente inverosimili, che una volta esistevano tre tipi di maghi (…). Non bisogna meravigliarsi, dunque, se i popoli barbari, persuasi dai loro stupefacenti miracoli, abbracciarono i riti di una falsa religione, quando persino i saggi Romani si fecero indurre a celebrare altri mortali come loro con onori divini …”.
Saxo, detto il Grammaticus per la sua grande conoscenza degli scritti latini, a proposito dei maghi parla di “falsa religione” con riferimento alla superstitio romana, che in età imperiale implicò un’eccezionale devianza da “ciò che è”, fosse stato finora il “dato” in sé e per sé. E non c’è alcun dubbio che l’atto che ruppe la più antica traditio latina e romana sia stato l’atto di divinizzazione del corpo di Cesare e quindi la proclamazione in vita di Ottaviano come (l’)Augusto.
Ottaviano diventa così il nuovo sciamano, che integra in sé la figura di tutti e tre i maghi a cui appartengono, distintamente, i tre poteri terreni della tradizione: regale, magico e taumaturgico. Ottaviano è l’Imperatore, il Signore del mondo, il Dio uno e trino dell’intera tradizione occidentale e orientale. Così come lo sarà il Chrestos, che era stato di Platone prima e lo sarà dei cristiani poi. La caratteristica principale di ogni sciamano è infatti che egli sia scelto e quindi a sua volta scelga, divida, separi. E così, scrivendo “Il libro di tutti i libri” e facendo riferimento alla Bibbia, Calasso pone in fine, sul trono e sull’altare: l’eletto; trasfigurando anche se stesso, alla stregua di un più antico sciamano, come “letterato assoluto”, celando l’inganno di una scrittura confusa, pseudo-enciclopedica, a tratti perfino antologica tanto da ricordare certi Bignami anch’essi di storica memoria.
Così facendo, egli riporta alla ribalta il ruolo e la funzione dello sciamano, decontestualizzandolo, come “prodotto” di un’organizzazione che subentra al caos dapprima naturale e poi artistico-creativo. In vero, trattasi di un falso sciamano: uno sciamano che – invece di condividere il destino dell’intero cosmo su e giù per l’axis mundi – giudica e quindi separa e divide. Uno sciamano snob divinizzato dai media e che, invece di sperimentare l’intero cosmo al quale appartiene, divide et impera. Completamente diverso dal dio Loki, emblema della tradizione norrena (e non solo), che, a seconda delle circostanze, e dei fatti quindi narrati, condivide gli inganni di Odino, sia come amico che come avversario. Così come si comporta un vero e proprio sciamano.

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Rivista Il Destrutturalismo

 

 

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