Mont’e Prama, geometria sacra

Mont'e Prama, geometria sacra

Mont’e Prama, geometria sacra

Mont'e Prama, geometria sacra

Mont’e Prama, geometria sacra, by Tiziana Fenu©

 

Tiziana Fenu©

La Geometria Sacra del numero 6 nel mento del Gigante di Mont’e Prama

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Gli Antichi Sardi si sono espressi, durante l’antica Civiltà Sarda, attraverso simboli che sono sempre strettamente legati tra loro.
Spesso di non facile interpretazione, ma che comunque rientrano in una modulistica appartenente a quella Geometria Sacra, a quel gioco di proporzioni, che può essere solo il risultato di una civiltà avanzata, che conosceva benissimo le proporzioni auree e le sue proporzioni numeriche.
La planimetria del pozzo Sacro di Santa Cristina a Paulilatino, i nuraghi trilobati del Santu Antine e del Nuraghe Losa, la Dea Madre di Cuccuru S’arriu di Cabras, sono perfettamente inscrivibili all’interno della madre di tutte le figure geometriche, la Vesica Piscis, e di come ci sia una forte presenza sempre del tre, come “matrice”, e dei suoi derivati.

Oggi la mia attenzione si è soffermata su un particolare di uno dei Giganti di Mont’e Prama, il “pugilatore” chiamato Efis.
Osservavo il mento. Non può essere una smussatura dovuta dall’erosione, o a qualche caduta subita.
Il mento presenta una precisa scanalatura ad incroci, che formano un disegno geometrico a 6 sezioni e contorno esagonale.
Esattamente come quello riprodotto sulla fronte della Maschera dei Boes.
E se sono uguali, su due “personaggi” diversi, come il Boes e un eroe guerriero, c’è un qualcosa che li accomuna, come se fosse un simbolo di appartenenza.
Un Eroe Guerriero, un semidio, che é posto a custodia, insieme ad altri guerrieri (ventotto statue, alcune incomplete, tra pugilatori, arcieri e guerrieri), di un luogo sacro, probabilmente, dove sorgeva un Tempio, il tempio del Sardus Pater, secondo Massimo Pittau, il Dio eponimo degli Antichi Sardi, venerato già nel Tempio di Antas, a Fluminimaggiore.
Sardus Pater che, guarda caso, è rappresentato con un pennacchio a sei piume.
“Tre/sei e multipli”, simbolo di vita e generazione, che abbiamo ritrovato più volte e in più contesti, e come ho sempre approfondito.
Il sei, era un numero associato al Sole, nell’area mediterranea, specialmente presso la civiltà egizia, oltre che rappresentare le sinergie del maschile e femminile.

Essendo dell’idea, che la nostra Dea Madre di Cabras, abbia anticipato di almeno tre millenni e mezza la simbologia dello scarabeo egiziano psicopompo, che veniva messo nella mano dei defunti, sono sempre più convinta, dalle similitudini e corrispondenze che via via si fanno sempre più fitte, che sia stata la civiltà egizia, ad assorbire da quella sarda.
Sono mesi, che trovo similitudini, con quella egizia, e quella indiana.
Il 6, non è solo rappresentativo dell’evoluzione della Vesica Piscis in Fiore della vita a sei punte, ma riguarda delle precise proporzioni che gli osservatori di quel periodo, facevano sull’unica cosa che consentisse un’organizzazione ottimale della società : l’osservazione del cielo e dei suoi movimenti solari e stellari.
I sacerdoti si occupavano di questo.
Lo fecero prima con i betili, usati come meridiane e veri e propri orologi, poi con dei calcoli sempre più sofisticati, che prendevano in considerazione gli equinozi, e l’inclinazione dei raggi del sole, persino per impostare l’esatta angolatura delle pareti triangolari delle piramidi.
Il numero sei rappresentava il Sole, la divinità Solare. È rappresentato anche nelle monete ritrovate a Mont’e Prama, sopra il Toro.

E durante il Regno egizio, la Geometria era basata sul 6, ed era prodotta dal Sole equinoziale a Heliopolis, la città più importante del culto del Sole, al trentesimo parallelo Nord, con la sua ombra rapportata all’altezza, di 1:3, con un angolo di 60°, in riferimento all’obelisco di Atum Re, il prototipo di tutti gli obelischi-orologi-meridiane.
Su questo angolo a 60°, si è poi sviluppata anche la piramide di Cheope, per simulare in scala più piccola, il sole all’ Equinozio, e tutta la Sacra Architettura che si è sviluppata da quel momento in poi.
Piramide, anche questa, perfettamente inscrivibile all’interno della Vesica Piscis, quindi, corrispondente a dei precisi rapporti riguardo la Geometria Sacra, come ho potuto notare nella planimetria del nostro pozzo di Santa Cristina, nella Dea Madre di Cabras, nel fiore a sei punte, nella Maschera dei Boes e sul mento del Gigante di Mont’e Prama, e sulla stella della Sartiglia.

Sono convintissima che, andando ad indagare sulla Geometria Sacra in Sardegna, e sulle proporzioni numeriche ad essa collegate, ci siano tante corrispondenze, che possiamo ritrovare anche nei codici modulari attraverso i quali si esplica la Geometria egizia, nelle sue strutture architettoniche.
Poiché, se l’architettura, nasce con l’intento di trasferire il Divino nella materia, o perlomeno, lasciare un’impronta di esso, nella materia, si spiegano anche simboli e numerologia in comune, se il tutto parte da un’osservazione astronomica che rileva una posizione importante come il Sole all’equinozio di Primavera, usato come punto di riferimento, come orario, per indicare il momento della massima espressività solare, e quindi divina, che avveniva nel segno del Toro, 4.000-6.000 anni fa, tra il 4.150 e il 1.850 a.C.
Periodo del culto degli obelischi, in Egitto, usati come giganteschi meridiane/orologi.

E se le Piramidi, sono orientate verso Orione, e noi, in Sardegna, ne abbiamo una rappresentazione nei tre quadrati allineati come le Piramidi di Giza, nell’altare di Santo Stefano a Oschiri, che rappresenta la forma stellare di Osiride, è da immaginare come combaci anche il discorso della sovrapposizione della costellazione di Orione con la cartina della Sardegna.
Nel senso che, sovrapponendo, come ho sperimentato io, la cintura di Orione con le sue tre stelle, su Oristano, risulta, dalla parte orientale corrispondente, l’arco di Orione sul golfo di Orosei, e l’Asinara, in alto a sinistra, risulta essere quella mascella d’asino di Orione, o mascella del Toro, che corrisponde alle Iadi (ricordo che Orione è legato all’ammasso delle Pleiadi, figlie di Atlante, del Toro).
Mascella d’asino, che si racconta, nella mitologia, usata da Sansone per uccidere i Filistei.
Appunto per questo, si chiama “Asinara”.
Quante corrispondenze.
Golfo di Oristano.
Golfo di Orosei.
Orione.
Tutte parole con “Or”.
Osiride che ha nella parola, l’SRD della parola Sardegna.
I Giganti a Cabras.
Le contaminazioni e gli intrecci culturali tra Sardi ed Egizi sono state ampiamente documentati, e non è su questo che voglio soffermarmi.
È su questo codice di Geometria Sacra, il Fiore della vita a 6 punte, questo esagono composto da sei triangolini ad angoli da 60° ognuno, che ho notato anche sul mento del Gigante “pugilatore”.
Il Fiore della vita non è solo una composizione geometrica base che ritroviamo in ogni cultura, come evoluzione della Matrice di base, la Vesica Piscis (della cui presenza avevo già parlato in un post, nell’antico tempio egizio di Osiride di Abydos), ma ha delle precise implicazioni astronomiche, che gli antichi avevano notato attraverso le posizioni del sole, durante equinozi e solstizi, e attraverso la particolare inclinazione dei raggi solari e le conseguenti ombre, nonché, anche attraverso la posizione dei pianeti e della luna.
Quindi c’erano dei precisi rapporti tra il cielo e la geometria, riportati poi sulla terra.
Per esempio il cuore della Vesica piscis, cioè la losanga formata dai due triangoli equiangoli, è la forma che assumono le così dette “coordinate di La grange”, e che consente alla luna e ai pianeti di percorrere le loro orbite senza cadere sulla terra o sul Sole.
Le Piramidi egizie sono tutte costruite in base a questa geometria sacra, e a dei parametri universali (come possono essere anche le costanti fisiche dell’elettromagnetismo) che si incasellano perfettamente nell’equilibrio armonico già presente in Natura, e nell’universo, che è tutto basato sulla Geometria Sacra.
Le ere astrologiche aiutano a collocare i fatti o le manifestazioni architettoniche nella giusta collocazione temporale.
Questo giustifica la forte presenza del toro nella nostra civiltà Sarda, come protome taurina/uterina, anche con la sua forte simbologia sinergica creativa, o andando indietro nel tempo, la sfinge, come quella della penisola del Sinis, che è simile a quella leonina egizia, risalenti quindi al periodo in cui l’equinozio di Primavera sorgeva sotto il segno del Leone, circa 12.000 anni fa (in questo momento sorge in Pesci).

Anche la Dea Iside è raffigurata con un disco solare tra le corna/copricapo.
Il culto della divinità solare, era molto sentita in Egitto, così come un Sardegna.
Ma tutto nasce dall’osservazione dei movimenti solari, attraverso gli obelischi.
Ho letto che le statue dei faraoni venivano spesso mutilate dai successori, per evitare che lo spirito continuasse ad albergare nella stessa statua, e potesse ascendere con maggiore facilità a Nut, verso la Dea del Cielo.
Sono stati trovati così, anche i nostri Giganti di Mont’e Prama, mutilati.
Poi, il Re, raggiungendo le stelle, diventava un Akh, uno spirito radioso, una luce radiosa, e questo veniva rappresentato con un ibis crestato, poiché la cresta trasforma l’ordinario in un “Uccello del Ba”.
“Ba” che rappresentava la personalità nella vita Terrena, mentre il “KA” , rappresentava l’essenza immutabile.
E noi abbiamo un Sardus Pater Babai, rappresentato con la testa crestata, esattamente con 6 crestine o piume, come il Fiore a 6 punte, il cui tempio stava probabilmente anche a Cabras, oltre che ad Antas, presso Fluminimaggiore.

Cabras come luogo di Ascensione del Re, della manifestazione divina in terra, come poteva essere il faraone, e da noi, il Sardus Pater, che continua a vivere nella dimensione del cielo, tra le stelle, come “Akh- Akhs”.
La parola “Akh”, è in realtà un suono onomatopeico, che indica il verso degli uccelli trampolieri quando si riuniscono nelle acque fangose.
Ma non abbiamo bisogno di scomodare l’ibis egizio, per immaginarlo, perché lo stagno di Cabras è il regno dei fenicotteri trampolieri.
E la parola Bennu, la fenice di Eliopoli che nidifica in un isola, e porta l’ uovo primordiale (che contiene il corpo imbalsamato di Osiride), figlia di Nu, Dio delle acque primordiali, ha come radice “Ben-“.
Il Ben ben, era praticamente considerata la parte superiore del primo obelisco candelario/orologio di Atum Re, che simbolicamente rappresentava il fallo generatore con il suo seme sulla sommità, il Ben ben, pietra, che si dice, contiene il segreto delle stesse piramidi, la sommità di esse.
E un “Ben”, origine della vita, lo abbiamo anche noi, con un Ben-etutti segnato da un labirinto misterioso, che è come un cordone ombelicale, nella Domus de Janas di Luzzanas, a Benetutti, del 6.000 a.C., come avevo già approfondito in un mio precedente post.
Labirinto legato alla danza della gru, di Cnosso. O forse erano fenicotteri, anche in quel caso, la parte femminile, l’utero, l’uovo, che consente la creazione.
Alla luce di queste considerazioni, è chiaro che questa ulteriore simbologia del fiore a sei punte, sul mento del Gigante di Mont’e Prama, del sei, come elemento cardine di tutta una geometria sacra che fa capo ad una élite di misteri Iniziatici, di conoscenze che si travasavano dall’Egitto alla Sardegna, o molto più probabilmente, viceversa, con enorme fluidità, è sinonimo di regalità e sacralità proprio di quel luogo, dove sono stati rinvenuti i Giganti di Mont’e Prama.
Devono restare tutti li, poiché sono testimoni e custodi, nonché protagonisti, di una precisa geometria stellare, che poi è stata mappata proprio sul territorio sardo.
Non sono affatto pugilatori, dal mio punto di vista.
Questi in particolare, sono legati alla sospensione del tempo, come avevo già scritto, all’equinozio di primavera.
Equinozio di primavera, quando i raggi cadono perpendicolari, che ha segnato momenti importanti anche in altre culture.
Basti pensare all’ombra del serpente piumato lungo i 91 scalini, in Messico, nel sito archeologico di Chichen Itza’, lungo la piramide precolombiana di El Castillo.
Lo scudo morbido indica la protezione di un sole all’azimut, sole che durante l’equinozio di primavera, crea con i suoi raggi, perpendicolari ad essa, un angolo di 90°.
Forse celebrano la sospensione del tempo senza ombra, in un “non tempo”, dedicato all’ascensione del Re.
Il “non tempo sospeso”, senza ombra, in cui cielo e terra si uniscono, e hanno la stessa durata.
Si chiama equinozio, per questo motivo.
Quando maschile e femminile sono in equilibrio, e sono alla loro massima potenza creatrice, poiché agiscono in sinergia, e con la stessa energia, senza dislivelli.
È il parametro esatto, anche dal punto di vista astronomico, della massima energia creatrice, quando notte e giorno, luna e sole, maschile e femminile si intersecano e si equivalgono.
Il gigante con lo “scudo” in testa, Efis, ha il Fiore della Vita a 6 punte sotto il mento.
L’ altro, sempre con lo “scudo” in testa, quello chiamato “Fastigiadu”, non ha il Fiore della Vita a 6 punte sotto il mento, ma al posto della bocca ha un segno a croce, che indica la perpendicolarità dei raggi solari, sulla superficie della terra.
Più chiaro di così.
Un chiaro riferimento astronomico alla posizione equinoziale, che simboleggiava la potenza del Sole, all’apice della sua massima espressività creativa e fecondatrice.

Si parla anche di uno stagno, come lo stagno di Cabras, scoperto da Maria a Eliopolis, che voleva dissetare il bambino Gesù, e lavare i suoi vestiti in fuga da Betlemme.
Cabras, che abbiamo visto, contiene il “ra”, il “ka/ca”, e anche la “b”, tutti gli aspetti dell’Anima, secondo la religione egizia.
Ma Cabras somiglia molto anche a Cobras, a cobra, che è la parte femminile della creazione, la manifestazione del potere fecondante del Dio Sole.
Nel culto di Eliopoli ( l’isola che emerge dalle acque.. Sembra la Sardegna), il Dio Sole Re, era venerato in tre forme:
-Khepera, lo scarabeo o Sole del Mattino ( lo Scarabeo, come la nostra Venere, la Dea Madre di Cuccuru s’ Arriu, guarda caso, ritrovata a Cabras, e con la stessa conformazione dello scarabeo egizio. Ripeto da mesi, che la nostra dea Madre/scarabeo, psicopompo, ha anticipato di almeno 3.500 anni, il culto dello scarabeo egizio).
-Heracte (nome troppo simile al nostro Eracle/Ercole, che ordinò a Iolao, suo nipote, di condurre come coloni, i suoi figli, nipoti di Tespio, in Sardegna), il Falco di Horus a mezzogiorno.
-Atum Re nel pomeriggio.

L’obelisco prototipo di riferimento, quello di Atum Re, per calcolare esattamente il giorno del compleanno di Horus.
Perché era quella la centralità, onorare la divinità solare, e attraverso le geometrie create in quel preciso momento, creare, su questa base, tutte le architetture anche in terra, per impregnare di divinità, anche la materia, cosa della quale sono stati eccellenti artefici i sardi per primi.
È come se quel Fiore della Vita, indicasse una precisa formula matematica di decodifica, per capire le loro proporzioni architettoniche e il loro calendario, e tutta la simbologia ad esso collegata.
Dicono che i Giganti di Mont’ e Prama siano un mistero.
Io dico che se sono stati ritrovati li, in quella zona, a Cabras-Oristano, che corrisponde, sovrapponendo la Costellazione di Orione, sulla Sardegna, proprio alla cintura di Orione, punto di riferimento energetico, in ogni civiltà, compresa la nostra, vuol dire che è un punto davvero importante per la Sardegna, tenendo conto anche di altre zone speculari altamente orgoniche, come il golfo di Orosei.
Nessuno dei Giganti può spostarsi.
Si spezzerebbe un equilibrio, un’energia, un quadro di insieme che necessita di tutti i componenti, perché sono stati Co-creatori e artefici dello scandire del Tempo, o di un “non tempo”, nel quale divino e umano si sono intrecciati per creare la dimensione degli Uomini.

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