Narcisista intellettuale, viva Ovidio

Narcisista intellettuale, viva Ovidio

Narcisista intellettuale, viva Ovidio

Narcisista intellettuale, viva Ovidio

Voce antica, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers & Mariano Grossi©

Narcisista intellettuale, viva Ovidio

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Il narcisista di stampo intellettuale che pensa di essere dotato di un’intelligenza fuori dal comune, è sordo a qualsiasi tentativo di aggregazione attorno ad un progetto comune. Normalmente si lamenta che le cose vanno molto male, dice sempre che la cultura ormai sta andando alla deriva per mancanza di meritocrazia, per poi adottare gli stessi criteri anti-meritocratici che permeano il tessuto sociale contemporaneo. Cerca di infilarsi in qualsiasi spazio che gli garantisca un minimo di visibilità: blogs, articoli di testate di amici a cui poi va ricambiato il favore, interviste in radio gestite da conoscenti, e così via. Il suo scopo non è affatto far progredire la cultura, perché fondamentalmente della cultura se ne impipa, ma centuplicare la sua immagine pubblica all’infinito, attraverso la presenza in spazi a volte tra loro contrastanti, così scrive magari al nostro blog Destrutturalista per chiedere di collaborare e poi va a fare la fila per avere l’autografo dell’ultimo scrittore commerciale del momento, facendosi pure un’ora o due sotto la pioggia. Dice di voler collaborare per diffondere buone idee sperimentali, ma di fatto la sua conversazione è monotematica, il soggetto principale se stesso. Ho fatto questo, ho scritto quest’altro, mia madre ha fatto quello, mia nonna era, mio padre era, vivo qui, vivo lì, sto da solo, brutta la solitudine, insegno, la scuola è tremenda, il caos della mia vita quotidiana… Mentre gli parli di un progetto di diffusione di idee non conformiste, egli continua imperterrito a parlare del pannolone della nonna o del fatto di essersi pestato un dito mentre giocava a canasta o a biglie. Dopo lucide dichiarazioni di passionale partecipazione all’idea che la cultura non debba essere più classista, scrive un articolo in cui cita soltanto scrittori della casta. Quando ha la possibilità materiale di rilasciare un’intervista in una piccola testata e l’intervistatore gli chiede quanto sia importante la collaborazione tra artisti, risponde sempre parlando di se stesso e dei suoi libri, ricordando qualche collaborazione con blogs per lo più innocui che recensiscono sempre bene la grande editoria, e scordandosi del suo lato anticonformista, quello che voleva combattere la casta, omettendo volutamente i nomi dei blogs non allineati e liberi sui quali si scrive soltanto per farsi notare, tanto uno spazio vale l’altro, secondo la logica “l’importante è che se ne parli e che si assuma una posizione neutra, con un piede in due, tre, pure quattro o cinque scarpe diverse”.
Del resto, da sempre il destino di chi non si sottomette alle logiche dei burattinai, di chi non vuole farsi portavoce di un potere che fa della cultura la sua serva, è quello dell’esilio, dell’ostracismo, della non citazione da nessuna parte.

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Ovidio, Metamorfosi, XV, vv. 871-879

Iamque opus exegi quod nec Iovis ira nec ignis
Nec poterit ferrum nec edax abolere vetustas.
Cum volet, illa dies, quae nil nisi corporis huius
Ius habet, incerti spatium mihi finiat aevi;
Parte tamen meliore mei super alta perennis
Astra ferar nomenque erit indelebile nostrum;
Quaque patet domitis Romana potentia terris.
Ore legar populi perque omnia saecula fama,
Siquid habent veri vatum praesagia, vivam.

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Questo il sigillo alle “Metamorfosi” di Ovidio, uno sfregio alla protervia di chi, Augusto, l’aveva esiliato a Tomi, sul Mar Nero, forse perché aveva la lingua troppo lunga su quella santarellina della figlia dell’imperatore. Ovidio non si era mai piegato ad adulare il princeps come avevano invece fatto Virgilio ed Orazio, lecchini di professione! E alla fine il messaggio subliminale al padrone di Roma è chiaro, in cauda venenum:

E adesso finisco un’opera, che né l’ira di Giove, né il ferro, né la vecchiaia distruttrice, potranno annientare. Quando vorrà, quel giorno, che nessun potere ha, se non su questo corpo, ponga per me fine all’estensione di un’instabile vita: tuttavia, con la parte migliore di me, sarò trasportato eternamente al di sopra delle altissime stelle e il mio nome non potrà essere cancellato. Ovunque la potenza di Roma si estende sulle terre sottomesse, la gente reciterà i miei versi; e, se un briciolo di verità conservano i vaticini dei poeti, per la mia Fama vivrò di secolo in secolo.

Viva Ovidio, in eterno.

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Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

 

 

 

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