Treni, pensioni, fascismo, propaganda

Treni, pensioni, fascismo, propaganda

Treni, pensioni, fascismo, propaganda

 

Treni, pensioni, fascismo, propaganda

Il treno, credit Antiche Curiosità©

 

Treni, pensioni, fascismo, propaganda

Mary Blindflowers©

Giovannino a tavola amava schiacciare nocciole e noccioline brasiliane con le mascelle per mostrare la sua forza fisica, rideva compiaciuto nel farlo, dando un minispettacolo casalingo per parenti e amici. Era fascista convinto, diceva che se avesse avuto un figlio lo avrebbe educato in modo rigidissimo, mica come vengono educati i giovani oggi, senza rispetto per l’autorità, troppa anarchia, troppo lassismo, troppa fantasia, chiaro che lui voleva instaurare una sorta di microregime anche dentro la sua famiglia. Tutto doveva procedere sotto la sua supervisione autoritaria e saggia. Questo molto in teoria, perché in pratica faceva tutto quello che voleva la moglie e siccome non poteva avere figli, finì con l’adottarsene uno in tarda età. Nella sua amata Italia venne giudicato troppo vecchio per adottare un bambino, dato che aveva ormai oltrepassato da un pezzetto i cinquant’anni e non era molto ricco. Così assieme alla moglie un bel giorno di primavera decise di andare a fare un viaggetto della speranza in Brasile per adottare un pargoletto. Glielo diedero, appena nato.
Giovannino stravedeva per il figlio adottivo, tanto che gli faceva fare anarchicamente tutto ciò che voleva in barba ai suoi precetti di ordine e disciplina. La sua predica sull’educare un figlio secondo regole autoritarie era andata completamente a farsi friggere.
Per consolarsi snocciolava a tavola a tutti i parenti la tiritera delle cose buone e giuste fatte dai fascisti e da Mussolini. “Le pensioni!” Diceva, “se io oggi ho la pensione è grazie a Mussolini!” e lo ripeteva con convinzione, mentre cercava di schiacciare le nocciole con le mascelle che non gli reggevano più, rischiando di farsi male sul serio, per poi rinunciare, dopo vari tentativi inutili, e usare come tutti i comuni mortali il volgare schiaccianoci.
Giovannino è morto con le mascelle doloranti e con la convinzione di dover ringraziare il duce per la sua pensione perché nessuno ha avuto mai il coraggio di dirgli che il primo sistema di garanzie pensionistiche risale al governo Crispi, al 1895. Nessuno gli ha mai detto che, in poche parole, non è stato Mussolini a fargli avere la beneamata pensione. Il governo Pelloux ha creato l’antesignano dell’Inps. Soltanto nel 1919 tutti i lavoratori italiani hanno avuto per diritto la pensione. Il governo Mussolini, con regio decreto legge 27 marzo 1933, n. 371, ha solo trasformato la Cassa nazionale in Istituto nazionale fascista della previdenza sociale (INFPS). Il primo presidente fu Giuseppe Bottai a cui successe nel 1935 Bruno Biagi della Cassa medesima (legge 30 maggio 1907, n. 376). Nel 1943 con l’articolo 3 del Regio Decreto Legge 2 Agosto 1943 n.704 la denominazione divenne quella di Istituto nazionale della previdenza sociale.
La forza della propaganda è tale da farci credere qualsiasi cosa perché conta sul fatto che sia più facile ripetere le verità già dette che non cercare di capire veramente cosa sia successo.
Probabilmente se qualcuno avesse detto a Giovannino la verità non ci avrebbe creduto, perché era stato cresciuto nel mito propagandistico e fallace del duce.
Le pensioni istituite dal regime erano il suo cavallo di battaglia in ogni conversazione, la canzonetta che ripeteva instancabilmente. L’altro motivetto era quello dei “treni in orario” o del “si stava meglio quando si stava peggio”, motivetto molto in voga anche oggi.
Quando qualcuno gli faceva notare che quantità esagerate di olio di ricino non lubrificano la mente, che la guerra non purifica il mondo ma lo distrugge, che le leggi razziali sono state un abominio e che forse i ritardi dei treni venivano nascosti per motivi propagandistici, dato che la puntualità era uno dei principi cardini della propaganda di regime, dava letteralmente in escandescenze. Lo vedevi agitarsi sulla sedia, muovere nervosamente le mani e diventare paonazzo, iniziando a schiacciare le nocciole con le mascelle fino a farsi male, perché le sue verità erano diventate dogmi incontestabili, dato che ci aveva creduto per anni e nessuno avrebbe dovuto permettersi di contraddirlo.
Accettare una versione differente dei fatti storici era per lui come turbare un ordine che si era costruito col tempo, scalfire convinzioni annonarie su cui dormiva tranquillo come dentro una corazza, un guscio di lumaca sicuro.
La forza della propaganda-pubblicità è tanta e tale che può convincere l’uomo medio di qualsiasi cosa, fargli acquistare qualunque prodotto, perfino fargli vedere la madonna, se credente.
È così che si costruiscono carriere, miti inossidabili duri a morire e replicati all’infinito da milioni di uomini che hanno scarsa propensione all’indagine o poco tempo per pensare.
Questo meccanismo propagandistico non è mai morto e non viene usato soltanto dai regimi autoritari ma anche dalle aziende che devono convincere il consumatore medio dell’indispensabilità di un prodotto. Non si parla solo di aziende che producono scope o profumi, ma anche delle case editrici che costruiscono carriere di scrittori sulla pubblicità e la diffusione di un libro-merce spesso scarso ma onnipresente.
E la propaganda funziona sempre perché il mondo è pieno zeppo di uomini come Giovannino.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=GST-Eqs982A

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Ed aver studiato sovente non serve a scrostarsi di dosso l’effetto martello della propaganda di regime. Mio padre, ottimo insegnante elementare, tornato pur scemo di guerra sotto i bombardamenti in Tunisia, mancato docente di scuola media superiore ope ducis belli, visto che dovette interrompere il cursus studiorum ad Urbino, era convinto che bastasse non sentir più parlare di mafia per credere che il fascismo l’avesse debellata… alla faccia dello sbarco degli americani in Sicilia…

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