Metilaranci, espunto, facezia, mandaranci

Metilaranci, espunto, facezia, mandaranci

Metilaranci, espunto, facezia, mandaranci

 

 

Metilaranci, espunto, facezia, mandaranci

Frozen Smiles, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

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Metilaranci

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Via dunque il chinino dell’appunto,

l’espunto, la facezia, i mandaranci,

l’inezia dei poeti,

micromiceti alteri,

gameti storpi, ai ranci!

Finti sufeti, pseudocorpi semiveri,

e via le carte degli odontoblasti,

i tastifasti inesistenti,

mai reagenti,

perditi, ch’è inutile scrivere poesie

senza le pareti degli agganci.

Che ti lanci?

Che vuoi dire?

Metilaranci, metilaranci a non finire.

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Affini e conseguenti

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Affini e conseguenti,
cunicolari menti in dispute già rese rose
attese dietroscena,
sirena, il pagliaccio ha una gorgiera blu
sopra lo sbadiglio del tutù,
un che d’altera pena editoriale,
si aprono le luci, è la ribalta,
gettate il sale
che l’impresario ha un basto sulla schiena,
il ghiaccio in petto, e salta,
giovani atroci dal colletto stretto
sono fagocitati dalla notte
dentro sceneggiature, giochi di malta
allo strozzascotte,
sono solo derisioni di paure,
nelle lanterne già corrotte.

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Forza paris

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Forza paris i luoghi del contendere obsoleti,
anacoreti della misoginia,
latrati sull’offendi e scappa via,
la mistica del vile ha un solo aspetto
dentro lo speciame del laghetto,
se il mostro s’agita e si schiude
al golem si rincagnano i latrati,
le ossa nude.
Cos’è che turba il rude?
L’inciso, l’artefatto o la palude?
C’è chi di fama poi si illude,
chi cingola alla maschera febbrile,
salvo poi baciare un assessore e due o tre pile.

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Cortometraggio

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Eutanasia di cimici impazzite,
numeri che corrono su corrimani tesi agli anni
e il vuoto duro scioglie scranni di bambole perfette,
le linee rette intersecano voci,
punti croci-zero consegnati ai panni stretti,
oggi riciclano merletti in pacchi omaggio.
Si vive per lo più come in un cortometraggio.

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Il poeta, la torre e l’uvamusa

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Non sia che l’occhio umano manifesti
orridi limi in lucidi pretesti,
non sia che la ragione si ridesti
all’uvamusa sonno del limitato suo barbaglio,
non sia che questa lirica desueta
posto il ragliobaglio in zuppa d’aglio,
la mangi a cena con il cacio e feta,
o tu poeta, che componi versi giusto per comporre,
unendo il dispiacere con l’aborre,
mi domando, perché non ti butti da una torre?

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Video – The Black Star of Mu

Rivista Il Destrutturalismo

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