L’amico dell’amico, logica

L'amico dell'amico, logica

L’amico dell’amico, logica

 

Gli amici degli amici

Il castello finto, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

L’amico dell’amico, logica

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Prego, non si siede?

 

Trionfo dell’amico dell’amico,

il lombrico ha due logiche e percorsi,

un anatema antibolscevico, due futili discorsi

da teorema sotto il fico,

amico dell’amico,

originale catastale fede,

non cede, il piede all’orinale succede poi all’erede,

il mondo si divide in carnefici e prede.

Ma prego, non si siede?

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E’ ormai chiaro che per un povero non ci sono sbocchi di nessun tipo nella scrittura. Se nasci povero e poco incline al compromesso o al servitorame politico, sarai destinato all’oblio. La carta stampata non si occuperà mai di te. Il giornalista non è un soggetto libero di scrivere ciò che vuole, non ha libertà di recensire chi veramente gli piace, deve recensire gli amici segnalati dal padrone di turno perché i giornali hanno dei finanziatori che sono i partiti i quali hanno amici da far volare in alto e ammiratori da mettere in vetrina. L’autenticità della critica è così morta per sempre. Non esiste nemmeno più una critica onesta. I pareri diventano stereotipati, monotoni, piatti. Nel peggiore dei casi il libro che si recensisce e al quale si dedica spazio o addirittura un’intera pagina sul giornale, non è stato nemmeno mai veramente letto. Per questo motivo non leggo mai le recensioni sui giornali, preferisco farmi un’idea personale di un libro, semplicemente leggendolo senza farmi influenzare dall’editore con cui è stato pubblicato o dal nome celebre o dal parere di chi lo ha recensito e lodato. Spesso, troppo spesso, ho trovato un gap tra il contenuto del libro e quello della recensione allo stesso, tanto che in alcuni casi mi sono addirittura domandata se per caso non avessi letto un altro libro con lo stesso titolo, ma no, non era così. Si trattava proprio dello stesso testo.

Per un periodo più di qualcuno si era illuso che i blog potessero rappresentare un’alternativa valida alla cultura ufficiale, uno spazio libero in cui recensioni e articoli avrebbero potuto volare più in alto senza condizionamenti, ma non è così. Tranne casi rari, il 90 per cento dei blog segue lo stesso metodo della carta stampata. Si recensiscono gli amici e i conoscenti in una logica campanilista, spesso falsa e interessata, in vista di un do ut des che segue gli stessi percorsi mentali del mainstream. Così molti blogger lodano libri mai letti, ne pubblicizzano a gran voce il contenuto come caso letterario dell’anno, salvo poi confessare di non aver nemmeno aperto la prima pagina. Vige inoltre la legge non scritta che gli amici vanno sempre lodati e recensiti bene, per non essere giudicati infami o ingrati. Si creano gruppetti di solidarietà fasulle fra scrittori, lodi tanto sperticate quando false, e litigi per un nonnulla, per una mancata lode, per una velata critica, per un piccolo dissenso. Si è decretata la morte civile della dialettica, sepolta sotto un mare di buonismo. Il mondo letterario è quanto di più inautentico esista. Le amicizie sono spesso finte, le lodi incensanti, totalmente interessate. Chi non soggiace a questa logica diventa una specie di troll vagante, una mina disturbata e disturbante che non ha proprio voglia di incastrarsi in un meccanismo predefinito. La letteratura dovrebbe essere un’attività in cui si mente per dire il vero, ma accade il contrario, si finge di dire il vero che vero non è, al solo scopo di mentire. L’amico dell’amico è la logica del castello finto e più volte tinto. Finirà mai col cadere?

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Ode amarissima dell’Italia nepotistica e clientelare istoriata da riferimenti all’erpetismo strisciante dei figli di papà e alla cloroformizzazione di tutto ciò che possa avere sapore di centrifuga ed eccentricità. Quella italiota è oramai una mattanza conclamata delle velleità allotrie e non certificate da crediti di casta e la mala pianta purtroppo si diffonde in ogni branca dello scibile. Trovare peraltro artisti capaci di realizzare ammiccanti martellamenti di assonanze e rime asimmetriche come riesce alla Blindflowers è cercare un ago in un pagliaio; e la cosa più tragica è che sicuramente questa attitudine viene giudicata anomala e essa stessa disallineata dalla logica dell’amico dell’amico capace in poesia al massimo di vergare luride righe di simil-prosa.

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