Pittore inglese, trovalibri, l’uovo

Pittore inglese, trovalibri, l'uovo

Pittore inglese, trovalibri, l’uovo

 

La luce, l’uovo, il serpente, credit Mary Blindflowers©

 

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Pittore inglese, trovalibri, l’uovo

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Tornati dalle vacanze, col caldo che tra breve ci saluterà per un lungo e tedioso autunno, ci imbattiamo in notizie fresche fresche come l’uovo di gallina della zia Peppina, un uovo pietrificato che l’ingenua donna conserva dalla guerra del 15-18. Noi abbiamo il sospetto che sia finto, anche se la zia che è mezza sclerotica, è pronta a giurare che ha subito un misterioso quanto alchemico processo di pietrificazione e che pure il prete (nel quale lei ripone grande fiducia), le confermerebbe ogni volta che si tratta di un uovo vero, mentre arraffa l’offerta mensile che la zietta fa regolarmente alla chiesa.

Comunque prete e zia a parte, oggi si parla della manipolazione.

Manipolare, plasmare a dovere a seconda delle correnti che si seguono, dell’idea che ci si è fatti del mondo e degli interessi che regolano i comportamenti. Il termine deriva da manipulus che è il diminutivo di manus e sta ad indicare l’azione della mano su un oggetto che deve cambiare forma, si deve allontanare dalla sua essenza primaria. Prendiamo una fetta di carne ed inseriamola con la mano in un trafilatore che la macini; sempre con la mano passiamo il tritato in un budello vaccino e avremo ottenuto un insaccato: la fetta di carne è stata manipolata e trasformata in salsiccia con conseguente trasformazione del sapore in virtù della mistione (più agevolmente fruibile per il palato) delle sue parti grasse con quelle fibrose, la cui frantumazione la renderà più facilmente commestibile. La fetta di carne è stata dunque manipolata e manipolatore sarà chiamato colui che la trasforma. Nella metafora delle opinioni, Tito Livio ricevette da Ottaviano Augusto l’incarico di comporre il panegirico di Roma con la sua monumentale opera storica “Ab Urbe condita”: era un chiaro progetto programmatico e propagandistico dell’ideologia del principato: a chi fu affidato il compito? A colui il quale Augusto manipolativamente aveva dato l’appellativo di “Pompeianus”, amico e fautore dell’ultimo baluardo repubblicano per i nostalgici dei tempi pregressi: Augusto grande e scaltro manipolatore delle opinioni delle masse!

La manipolazione delle coscienze è l’arma sottile con cui si creano ancora oggi masse inerti e consenzienti, tirate da invisibili fili che servono ad uno scopo ben preciso: fare il lavaggio del cervello alla pubblica opinione.

La manipolazione dei media, per esempio, inizia col titolo e finisce con il sostenimento di una tesi che viene data per scontata, anche se non è affatto ovvia, comunicando, attraverso parole ad hoc, l’idea che il capovolto sia dritto e il nero sia bianco e lo stondato aguzzo.

Facciamo un esempio, alcuni giornali e testate on line hanno pubblicato la notizia che un celebre pittore inglese è stato allontanato mentre dipingeva su una piazza italiana perché non aveva il permesso necessario. Fin qui dov’è la notizia? Non c’è. Scriviamo un titolo a questa notizia, un titolo obiettivo: Pittore inglese viene allontanato da una piazza italiana mentre dipinge perché non ha il permesso necessario. La notizia è inesistente, se c’è una legge sull’occupazione del suolo pubblico, tutti devono rispettarla; se non è lecito sostare e dipingere senza permesso o licenza che dir si voglia, chi lo fa è un abusivo, di qualunque razza, condizione sociale, sia esso ricco o povero, sempre abusivo rimane, quindi viene allontanato. Questa è la legge che non dovrebbe fare eccezione per nessuno in una società democratica. Questo accade in tutti i Paesi normali dove si rispettano le leggi.

Come fa una non-notizia sui giornali italioti a diventare notizia?

Semplice, la differenza è data dal nome, quella categoria definente e fallace per cui gli italiani sono tutti pronti ad inchinarsi come tanti minions consenzienti, in barba a leggi e disposizioni. In pratica se hai un nome non sei uno come tanti altri, tu sei il nome, perciò per te le regole che valgono per qualsiasi comune mortale, non valgono. Tu sei Ken Howard, un pittore inglese noto, insomma il titolo diventa così: Allontanato un celebre e stimatissimo pittore inglese a Venezia mentre dipinge, solidarietà all’artista. Così una vera non-notizia, ossia il fatto che per una volta in Italia sia stata fatta rispettare la legge, diventa notizia, perché il soggetto allontanato dalla piazza non è un poveraccio qualsiasi, ma un artista “stimatissimo” a Londra, degno quindi di solidarietà solo perché ricco e famoso.

Ma davvero il giornalaio che ha scritto questo articolo pensa che lo stesso pittore citato possa sostare impunemente in una piazza di Londra con cavalletto e pennelli, senza regolare permesso?

In Inghilterra senza licenze né permessi non puoi fare nulla, per questo le cose funzionano un po’ meglio che in Italia, quindi senza permesso non si dipinge. Perché un inglese pensa che quello che al suo Paese non si può fare, si possa fare impunemente in Italia?

Perché l’Italia è il Paese di Pulcinella dove si può fare di tutto.

Il giornalista non si limita a fare cronaca che non c’è, ma dà un giudizio di valore, influenza pesantemente il lettore, dando per scontato che sarebbe uno scandalo allontanare un artista da una piazza perché quell’artista è famoso. Poi l’articolo inizia a sciorinare i titoli di Howard per far capire al lettore ingenuo l’importanza di questo signore inglese, riportando pure un post in cui si chiedono delle scuse:

“Questo signore – si legge in un post – è un grande Maestro, stimatissimo a Londra e conosciuto in tutto il mondo. Membro della New English Art Club, membro del Royal Institute of Oil Painters, della Royal Society of Painters in Waterrcoulors, della Royal West of England Accademy, della Royal Society of British Artists, della Royal Accademy e ex presidente del New English Art Club – scrive Massimiliano Bergamo in calce alla fotografia del pittore e di due sue opere -. Lui da cinquant’anni con sole, pioggia neve, nebbia e acqua alta dipinge meravigliosamente la nostra Venezia: domenica, mentre stava omaggiando la nostra Cittá con uno dei suoi lavori in Piazza San Marco due solerti vigili lo hanno fatto allontanare da dove da sempre dipinge, impacchettando la sua roba e ordinandogli di andarsene sotto la pioggia. Vergogna. Chiedo scusa a nome di Venezia”.

Si arriva addirittura alle scuse scritte! Forse si chiede mai scusa a coloro che vengono allontanati spesso perché non hanno permesso? Magari dipingono anch’essi meravigliosamente ma non hanno tanti soldi per pagare prestigiose gallerie che espongano i loro quadri e procurino loro recensioni tali da farli diventare famosi. Su questo l’articolista non ha riflettuto? L’articolo non è un articolo, ma un invito a violare tranquillamente la legge se sei ricco e famoso, perché in poche parole un povero abusivo che dipinge senza permesso e magari sa pure dipingere bene, è povero e se ne deve andare, mentre un ricco famoso abusivo, è ricco e famoso e quindi in virtù di questo può fare quello che vuole.

Scusate, cari lettori, ma fino a prova contraria la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Oltretutto apprendiamo che l’artista da cinquant’anni è abusivo e ha fatto sempre i suoi comodi senza permesso, mentre qualsiasi altro comune mortale deve pagare il permesso. I cittadini si indignano perché è stata rispettata la legge? Non si indignano del fatto che questo signore, per anni, ha fatto ciò che la legge non permette? Gli indignati valutano che il giornalista li sta manipolando, esibendo come normale il non rispetto della legge? Valutano che l’articolista sta solo incensando chi è ricco e potente? Valutano che se i vigili avessero allontanato un pinko pallo, cosa che succede spesso, il giornalista non avrebbe scritto niente?

No, il lettore non valuta nulla, legge le informazioni manipolatorie e le dà per buone. Oro colato in vendita a pochi spicci.

Questi articolisti della domenica, assieme al coro di indignati per nulla, forse potrebbero approfondire se le modalità di assegnazione dei permessi di sosta nelle piazze italiane siano davvero sempre limpidi e trasparenti, o se vengano assegnati all’italiana. Ecco, approfondire questo, sarebbe davvero interessante.

Passiamo ad un’altra notizia non notizia che parla di un signore che trova dei libri buttati per terra e tra questi raccoglie la prima edizione del Gattopardo. Questa non è una notizia perché ogni giorno in Italia buttano libri e ci sono persone che li raccolgono. A me è capitato a Milano di trovare perfino libri antichi buttati per terra, ma a nessuno è mai venuto in mente di mettere sul giornale questo avvenimento. Perché allora questo signore fa notizia? Semplice, il signore in oggetto è uno sceneggiatore televisivo, Igor Artibani, che fa una piccola morale da libro cuore a chi ha buttato i libri:

“Il fortunato collezionista ha pubblicato la sua piccola avventura sul suo profilo Facebook, dove ha postato anche le foto dei libri gettati e di quello che ha raccolto. “Il tono è ironico – spiega Artibani – e l’ho scritto con la speranza che le mie parole arrivino all’ex proprietario: non tanto per fargli vedere cosa si è perso, quanto per fargli capire che i libri non si gettano a terra così. A Cerveteri abbiamo la raccolta differenziata, non ha senso buttarli accanto a un bidone per la raccolta dei vestiti”. 

L’articolo è tutto concentrato su Artibani che va a informarsi del valore del prezzo del libro trovato, che ha una collezione di 3500 volumi rari, Artibani su e Artibani giù, così la non-notizia diventa notizia e procura anche un poco di pubblicità allo sceneggiatore. Ma che combinazione, quando è un pinko palla a trovare dei libri nessuno ne parla, quando è un giovane sceneggiatore, diventa notizia.

Basta conoscere le persone giuste e la non-notizia è servita sul piatto caldo degli idioti di massa che si scaldano tutti felici, plaudono e aprono le bocche a comando per un giornalismo finto, manipolatorio e da barzelletta, come l’uovo finto della zia Peppina.

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