Simenon, letteratura o moda?

Simenon, letteratura o moda?

Simenon, letteratura o moda?

Di Mary Blindflowers©

Le revolver de Maigret, 1951, credit Mary Blindflowers©

 

Simenon, letteratura o moda?

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Mary Blindflowers©

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George Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989), il diciassettesimo autore più tradotto di sempre, bulimico e, stando alle cronache, donnaiolo schizoide, nacque a Liegi in una famiglia della media borghesia.

Sua madre Henriette Brüll, era casalinga e suo padre Désiré, faceva il contabile.

Il piccolo George nacque di venerdì 13 e siccome la madre era piuttosto superstiziosa, registrò la sua nascita il 12, come se fosse nato il giorno prima.

Simenon ebbe sempre un rapporto difficilissimo con la figura materna, tanto che descrisse sua madre come una donna “morbosamente emotiva, ma insensibile alle emozioni degli altri”.

Anche con la religione George ebbe un rapporto controverso. Mal sopportava i regolamenti bigotti delle scuole cattoliche dove studiò in adolescenza e che lo spinsero ad allontanarsi dalla religione. Nel 1919 entrò come cronista alla Gazette de Liege. Successivamente lasciò però la sua città natale per andare a Parigi. Dichiarò sempre di sentirsi belga e non francese. Nonostante questo nei suoi innumerevoli romanzi raccontò con accuratezza la provincia francese.

Il pregio dei suoi romanzi e anche dei gialli che hanno come protagonista il famoso commissario Jules Maigret, che diede al suo autore fama imperitura, consiste proprio nelle minuziose descrizioni d’ambiente che creano un’atmosfera palpabile, quotidiana e curiosa nello stesso tempo. I personaggi di un grigiore medio borghese e popolare, vengono proiettati in una dimensione insolita, quella del delitto, che consente di scandagliare le loro vere emozioni, svelate piano piano durante la lettura. Lo stile però è scarno, il linguaggio semplice, privo di arditezze letterarie, decisamente piatto nell’esposizione, i dialoghi esprimono il disagio o la condizione di un coro di parlanti popolari, sono assenti i guizzi, le genialità. Proprio per questo suo carattere non finemente letterario e per le storie facilmente comprensibili, ebbe forse tanto successo. Egli descrisse l’homme nu nelle sue passioni elementari, sostenendo la tesi che per costruire un romanzo popolare occorreva “una costruzione solida”, esattamente come per la vera letteratura.

Forse è vero o forse no, sta di fatto che in tutta questa vantata solidità se i suoi libri non contenessero descrizioni d’ambiente, che ti fanno vivere sensibilmente l’atmosfera dei racconti e delle storie e te le mostrano come se le vedessi realmente, probabilmente i suoi romanzi sarebbero fiacchi, perché nonostante l’ottima caratterizzazione dei personaggi, lo stile rimane un po’ al confine tra narrativa di consumo e letteratura.

Georges Simenon, Partita perduta, I romanzi di Simenon, 1961

Georges Simenon, Partita perduta, I romanzi di Simenon, 1961, credit Antiche Curiosità©

 

E se qualcuno ha osato paragonare la profondità della commedia umana di Balzac a Simenon, è perché c’è sempre l’abitudine di fare parallelismi che rasentano l’assurdo, per giustificare la fama di un autore creando paragoni veramente controproducenti.

La solidità della struttura è veramente scarsa infatti ne “I fratelli Rico” che può essere definito a tutti gli effetti un romanzetto dalla trama piuttosto insoddisfacente.

In Maigret et l’homme tout seul non mancano vistose incongruenze e infantili verosimiglianze. È uno dei pochi romanzi in cui la trama non scorre bene perché l’autore ha avuto la brillante idea di improvvisare dei colpi di scena per giustificare forse una mancanza di ispirazione. I romanzi di Simenon sono monotoni nello svolgimento della vicenda, non ci sono metaparti, non c’è surrealtà, si svolge tutto in modo piuttosto grigio, le sorprese sono tutte ben calcolate. Simenon era bravissimo a descrivere meschinità, gelosie, invidie, rancori di una provincia un po’ sonnolenta all’apparenza e sotto la cui crosta si agitavano sentimenti non sempre edificanti, ma nel concertare coups de théâtre non era proprio abilissimo.

Alcuni sostengono che sia stata la morte della madre a provocare allo scrittore uno stress talmente forte da impedirgli di confezionare buone trame.

Non possiamo saperlo con certezza.

Di certo sappiamo che Simenon è diventato ricchissimo coi suoi romanzi, viveva da miliardario e mentre sorseggiava vini d’annata nella sua villa in Svizzera, dichiarava di essere anarchico (le contraddizioni dell’animo umano), ma non si considerava un pensatore.

In effetti non lo era.

I suoi romanzi, scritti in fretta, hanno il pregio del dettaglio d’ambiente.

Questo basta per farli diventare letterari?

Secondo la maggior parte dei critici Simenon ha sfondato il confine tra il giallo e la letteratura.

Sarà vero?

Personalmente preferisco i romanzi in cui non compare Maigret che tuttavia ricalcano sempre quel suo stile lineare  molto realistico e descrittivo ambientale.

 

Georges Simenon, La verità su Bebé Donge, I romanzi della Palma, Mondadori, 1953

Georges Simenon, La verità su Bebé Donge, I romanzi della Palma, Mondadori, 1953, credit Antiche Curiosità©

 

Sono piacevoli. Definirli letteratura forse è troppo. 

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