L’indefinibile essenza dell’Oltreuomo

L'indefinibile essenza dell'Oltreuomo

L’indefinibile essenza dell’Oltreuomo

 

L'indefinibile essenza dell'Oltreuomo

Ecce homo, mixed media on paper, by Mary Blindflowers©

 

L’indefinibile essenza dell’Oltreuomo.

Di Mary Blindflowers & Angelo Giubileo©

.

Come riteniamo l’“umano”?

Diremmo genericamente che sia parte del “vivente”, specie tra le diverse specie vegetali e animali. Nel corpus degli scritti vedici, tutti i viventi partecipano ugualmente al sacrificio dell’essere secondo il rito. Il termine sacrificio deriva dal sanscrito saks, che un esperto quale Franco Rendich traduce con “l’insieme (sa) dei moti nello spazio (ks)”. Il termine rito deriva invece dalla radice sanscrita ri- che indica l’azione dell’andare o fluire. Da questa radice, il sostantivo ritis, che sta per procedimento e, in generale, uso. In latino, il termine diventa ritus, nel greco ἀριϑμός (arithmòs) che sta per numero e, mediante sempre la radice sanscrita rtà- per misurato.

E pertanto, nell’ambito della presunta “scala” evolutiva, secondo l’ordine del tempo, il primo vivente è ritenuto sia la pianta. Poi gli animali, e quindi l’uomo. Anche questa stessa scala può indicare tuttavia due processi, uno di tipo discensionale, verso il basso, e l’altro di tipo ascensionale, verso l’alto. Così che, in ogni caso, le vie del vivente siano piuttosto tre: suolo, sotto-suolo e sopra-suolo. Le stesse vie che seguiranno, in ogni religione e fin dall’antichità, i corpi e poi le anime dei vivi, morti e risorti. A partire dalla prima narrazione completa, di cui oggi noi disponiamo, dell’epopea di Gilgamesh; laddove sono già contenuti tutti i temi delle teologie successive, e in particolare, per quanto qui ora interessa, la metafora perenne del viaggio (movimento nel tempo) che conduce il semidio (per due parti dio e per la restante parte uomo), in compagnia di Enkidu, nel “Paese (movimento nello spazio) del Vivente dove si abbatte il cedro”. Accadde così che il vecchio fondamento o paradigma del mondo vegetale sia soppiantato dal nuovo fondamento o paradigma sociale imposto dal mondo degli uomini: l’asse rotante, l’albero della vita, il ramo del traghettatore, il bastone che percuote il gregge, lo scettro che simboleggia il comando, etc. Tutte immagini dell’Uno.

In realtà la contemporanea biologia sostiene che l’affermazione dell’uomo sulla Terra, la sua diffusione, è dovuta principalmente alla sua adattabilità unita alle dimensioni.

Le specie più numerose sono gli insetti, gli aracnidi e i molluschi. Poi c’è tutto un mondo invisibile di miliardi e miliardi di batteri che hanno popolato e conquistato mari e terra. Nonostante l’elevato numero di individui appartenenti a queste categorie, l’uomo pensa di essere un animale superiore, quello che ha lo scettro, la creatura capace di comprendere le tre vie del vivente, il semidio viaggiante e pensante. Cosa fa in realtà, al di là della sfera mitica, la differenza tra l’uomo e gli animali?

La pericolosità.

L’uomo è la creatura più pericolosa del pianeta, capace di causare estinzioni di altre specie, di mutare profondamente e talvolta irrimediabilmente l’ecosistema. La desertificazione di ampie zone è dovuta spesso, non solo a cambiamenti climatici, ma all’impatto uomo-ambiente. Le fabbriche inquinano l’aria e l’acqua, certi tipi di pesca hanno rovinato il fondale marino, le piattaforme petrolifere alterano l’equilibrio del mare, i disastri delle petroliere, peggio. L’uomo, inoltre, che pensa di essere l’Uno tanto intelligente, capace di viaggiare e coprire grandi distanze, grazie alle contemporanee tecnologie, ancora, a differenza degli altri animali, uccide per divertimento e abbatte anche esemplari adulti, mettendo a rischio il potenziale riproduttivo delle altre specie.

Quale dovrebbe essere allora la nuova intelligenza?

L’abbattimento degli alberi, la distruzione delle falde acquifere? L’impatto negativo sulla natura? Cosa accadrà al nuovo Gilgamesh tecnologicizzato nel Paese del Vivente dove si abbatte il cedro?

Una consapevolezza nuova potrà mai avvolgere la mente del semidio fino a farlo diventare un Oltreuomo?

Il dubbio di essere un ospite nel mondo e la capacità di riformulare la sua presenza secondo nuove strategie meno predatorie, arricchirà le nuove corde del suo pensiero?

Scriveva Nietzsche: “ L’uomo è qualcosa che deve essere superato, che avete fatto per superarlo?”

Dio è morto, l’uomo è responsabile della evoluzione della Terra: “Io vi insegno il Superuomo. Il Superuomo è il significato della Terra… Rimanete fedeli alla Terra”.

Il superamento di se stessi sacrificati alla Terra presuppone un’etica nuova, di rinnovamento, di sacrificio stesso per la Terra. Solo così, sacrificandosi per lei, potremmo continuare ad averla, solo rispettandola e amandola, non distruggendola, potremmo continuare ad abitarla.

Il Superuomo o Oltreuomo, dunque, per affermarsi come tale dovrebbe rinunciare al suo ruolo di super-predatore, rinunciare, tanto per cominciare, ad uccidere per divertirsi, ridurre il più possibile l’impatto delle sue azioni sull’ambiente a cui dovrebbe sacrificare parte del loro egoismo: “Io amo coloro che cercano prima dietro le stelle una ragione per sprofondare e per sacrificarsi, ma che si sacrificano per la terra, affinché la Terra possa un giorno essere del Superuomo”.

Cosa ci farebbe infatti un super-predatore di una terra distrutta e che non ha saputo e voluto rispettare?

Potrebbe solo morirci sopra.

.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

Video – The Black Star of Mu

Post a comment