Augusto Romano e una vena letteraria marcata e profonda

Augusto Romano e una vena letteraria marcata e profonda

Augusto Romano e una vena letteraria marcata e profonda

Di Annamaria Bortolan©

il sogno del volo, credit Mary Blindflowers©

 

Amori incompiuti e impossibili, amori passionali, amori che inaridiscono sfiancati da una partenza incerta, amori da curare e per i quali una manutenzione appare urgente e altrettanto impossibile. Il capolavoro narrativo del noto psicoanalista junghiano Augusto Romano è così: semplice, incisivo e affascinante. Siamo di fronte a un romanzo che vale. Una storia che coinvolge e inaspettatamente porta il lettore a confrontarsi con i sentimenti vissuti dai protagonisti, lo psicoanalista Fausto Solimano e Camilla, la donna sposata e con una figlia, di cui lui si innamora. La manutenzione dell’amore, edito da Aragno, rappresenta alcuni squarci di vita vissuti e interpretati dall’occhio sensibile e potente di uno dei più importanti analisti junghiani contemporanei. Un miracolo, una sorpresa. Mai avremmo immaginato una vena letteraria tanto marcata e profonda. Oltre la storia, oltre i personaggi, c’è uno stile e uno spessore culturale unico, in un panorama letterario italiano decisamente poco soddisfacente. Aragno è, non a caso, una casa editrice di nicchia, capace di accontentare anche i gusti più esigenti.

In questo romanzo c’è un vasto mondo interiore a giocare un ruolo di spicco: ci sono desideri, ansie, ripensamenti, timori, speranze, menzogne. “La prima bugia, io che mi vanto di essere sempre sincera. Il primo segreto. Fausto diceva che avere un segreto è importante, perché ci separa dagli altri. È come avere uno spazio tutto per noi. A sentirlo, sembra facile. È un seduttore. Ma io voglio essere sedotta? O lo sono già stata?” (p. 197). Ecco Camilla che guarda un film in tivù insieme alla figlia, nei paraggi c’è anche il marito, ma lei pensa all’amante, a quel messaggio di lui ricevuto sul cellulare. Una storia di oggi, una storia di perdite. Nonostante la tresca tra terapeuta e paziente sia un argomento nel quale è difficile immedesimarsi e nonostante Solimano sia descritto come un uomo vecchio, trasandato nell’abbigliamento e decisamente poco attraente, ben lontano dai modelli romantici di spasimante, tuttavia le descrizioni, le metafore, la ricchezza di riflessioni sulla vita e sull’amore che il testo veicola, trasformano la scrittura di Romano in un gioiello. Non le scene a moderato contenuto erotico, non l’attendere il colpo di scena ma la poesia dei sentimenti umani è al centro della prosa raffinata di questo esordiente nella narrativa, peraltro già molto noto come autore di saggi. Escono dalle righe i suoi personaggi e, debordando, si spandono nella vita del lettore come le stesse fantasticherie di Fausto, enigmatiche e colorate. Leggendolo ci si trova finalmente di fronte a uno scrittore a tutto tondo e non solo a un abile narratore. C’è un interpellare la vita e il testo: ciò che l’esistenza dona allo scrittore ritorna al lettore sotto forma di immagine, di metafora, di domanda anche. Un affresco sostenuto da un brulicare di vita dentro e fuori l’anima, paesaggi che vivono insieme ai personaggi che li animano. Un sogno.

“Non c’è niente che sia capace di smascherarci come i sogni” (p. 290). Sì, questo romanzo ha il potere di palesarci a noi stessi, cancellando quella smussatura dei contrasti che, come una maschera, tutti noi indossiamo abitualmente. E quello che ne esce è affascinante.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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