La borghesia davvero non esiste?

La borghesia davvero non esiste

La borghesia davvero non esiste?

Di Mary Blindflowers©

Il buco nell’acqua, credit Mary Blindflowers©

 

Per il dizionario della lingua italiana il termine “popolo” indica una collettività relativamente omogenea di uomini accomunati da lingua, tradizioni, cultura, origini, oppure gli abitanti di un medesimo Stato.
La genericità del vocabolo è evidentemente manipolabile, a seconda delle esigenze e dei precisi scopi di chi lo usa. Giovanni Rajberti, antipatico milanese dalle fiere invettive non sempre prive di humor razzista, precisa nella sua “Arte di convitare”, edizioni Formiggini 1913,  ciò che egli intenda per popolo:


“A chi volesse sapere prima di tutto che cosa io intenda per popolo, dico, a scanso di astruse e complicate definizioni, che intendo il ceto medio: giacché il ceto basso si usa e si osa ancora chiamarlo plebaglia o popolaccio. Io che amo poco i peggiorativi, non mi occupo di questa classe, anche per non rubare la clientela agli ultrademocratici, che si sono messi alla mirabile impresa di farne col tempo la più eletta porzione della società. Oltre di che sarebbe stravaganza ragionare di conviti a gente la quale, non che essere incapace di dar pranzi, ha un bel daffare a cavarsi la fame quotidiana. Il mio discorso poi non s’attaglia per nulla al ceto alto. Grandi e potenti della terra, ricchi nati, aristocratici, gente di puro sangue, anche di mezzo sangue, ma distinti per modo e abitudini signorili, che non hanno bisogno del mio libro, anzi, il mio libro avrà bisogno di voi, poiché sarà dai vostri esempi che io trarrò i più sani e indeclinabili precetti di un’arte che in voi è natura… Ma replico, io parlo precisamente al popolo, cioè alla classe di mezzana fortuna (aurea mediocrità), e soprattutto di non troppo schizzinosa educazione (gente alla buona), piena di gentilezza e cordialità, ma bisognosa di essere iniziata a certi raffinamenti che l’età nostra esige con sempre crescente imperiosità nel tanto facile accomunarsi di tutti i ceti”.

Cos’è dunque la borghesia, quel ceto medio, né carne né pesce che però acchiappa e mesce in questi tempi bui?
Qualche blogger dice che la borghesia non esiste perché ormai “siamo diventati tutti quanti borghesi” e, aggiunge Koch, perciò siamo “annoiati e cattivi”, quindi affannarsi a dare una definizione del ceto medio significherebbe mettere la testa in un secchio o comunque intavolare discorsi in cui la lana caprina la farebbe da padrona assoluta.

Ma è veramente così?

La storia della borghesia che critica la borghesia non mi ha mai convinto; la storia del figlio ribelle di un ricco borghese che si allontana dai vantaggi annessi e connessi dell’essere figlio di, e muore di fame cercando la sua strada di scrittore, per poi diventare, ma guarda che fortuna, ricco e famoso, grazie alle sue sole forze e alla sua suprema intelligenza, puzza di stantio e di propaganda costruita a tavolino lontano un miglio, vantaggiosa forse per vendere qualche libro e per fornire ai posteri qualche bella favola in cui credere, ma di fatto utile a lasciare tutto esattamente come sta. 

Credete davvero che il figlio di un operaio nel mondo della borghesia che non esisterebbe, abbia le stesse possibilità del figlio di un avvocato, di un regista, di un giornalista, di una creatrice di gioielli? 

Il buco nell’acqua rimane acqua sciolta, la zuppa si chiama anche pan bagnato talvolta, e voi datevi da soli la risposta.

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