Di Fremmy©
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L’inessenza del visionato tripudio
ha corteggiato una celibe rete al
desiderio,
quella notte di vuote repliche senza
colori
si specchia nel deflusso di univoche
ambiguità,
quella strana ebrezza di sfumature
grigiastre
ha distratto il mio sorriso nel lugubre
equivoco.
La mia anima scalpita fremente di
qualunquismo,
bambino dimenticato da fragori e
dissapori, ormai
immergo nel lago di costellazioni il
nemico di me stesso,
languori disseminati e raggianti, mi
chiedevo
la fine del tormento aspettando un
cenno
dall’alba senza nuvole e tumulti di
inespresso olfatto.
Avevo e non vago nel viale dell’inerzia
fiorito ad asma e rancore di pioggia,
dissetavo uno zampillo da una siepe
mentre semino quei giochi di adulti nel
giaciglio
di un ballerino che prospetta suo sosia
di angosce,
le recondite girovaghe idiozie di
serietà plastificata.
Un treno ha fatto lo sgambetto
all’opaco unto
calandosi nel piacere di un eco, e
tutto gira a destra.
(2014)
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