Parmenide 2.0 di Angelo Giubileo

Parmenide 2.0 di Roby Guerra

Parmenide 2.0 di Angelo Giubileo

 

Cover Parmenide 2.0, by Angelo Giubileo©

Di Roby Guerra©

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Parmenide 2.0 di Angelo Giubileo

Per i teorici scienziati della fisica contemporanea, in certo senso, l’indagine scientifica della Natura o dell’Universo cosiddetti, potenzialmente è già oltre  la supposta origine del Tutto, ovvero il Big Bang, prima del Big Bang quindi. A prima vista, tra le implicazioni quasi … perpetue, la distanza tra filosofia e scienza  sembrerebbe ancor di più accelerata, quasi da un ciclotrone…  Che ce ne facciamo, noi postmoderni e persino postumani, quindi e anche, delle origini del pensiero pensante convenzionalmente (almeno per l’Occidente)  scritto… metastoricamente da un certo Parmenide  in appena 19 frammenti sopravvissuti e per giunta un Poema (della Natura), focus di questo breve ma colmo di stimoli e riflessi e… emozioni cognitive dal giornalista e diversamente filosofo Angelo Giubileo?


In realtà (e come alcuni noteranno, ci scusiamo per – sic- il Linguaggio, vera e propria Macchina di (dis)ambiguità..) proprio le frontiere più avanzate della scienza contemporanea stessa (in particolare Fisica e Informatica) in certi voli rigenerano (consapevoli o meno gli scienziati)  l’anno zero del Pensante Pensiero, qualsiasi ente, cosa, (s)predicato, divinità, singolarità cerebrale, ecc., esso sia.
In fondo o a priori, Parmenide inventò-intuì- la teoria della conoscenza o epistemologia, un futuro anteriore ancora da disseppellire come altri della “prima stagione”  genericamente pre-socratica dello Sguardo meta-umano, probabilmente ancora più interessante dei Codici successivi degli stessi (in certo senso) Platone e Aristotele.


Giubileo stesso a modo suo lo evidenzia, commentanto il testo parmenideo alla luce di figure complesse come Heidegger e Severino, precontemporaneo e contemporaneo vivente e della Dea Tecnica analizzate  metaforicamente da Parmenide, ovvio, e “metastoricamente” dai due filosofi recenti.
E ancor più dei facili e notissimi dibattiti sull’Homme Robot attuale, robotica e automazione, robotismo a seconda dei punti sinaptici dei ricercatori/studiosi, non è forse l’AI (o Intelligenza Artificiale) a radiografare-riformattare  ai giorni nostri  sempre l’ancienne  questione dell’Essere e i suoi significanti umani o di specie?


Sembra non c’entri nulla, ma un filosofo francese M. Onfray è anche noto per le sue critiche radicali al Novecento filosofico, Heidegger, la psicanalisi, Lacan e in certo modo lateralmente lo stesso Severino: non lo dice solarmente, ma gira e rigira, rievoca Nietzsche, oltre a riaccendere, come accennato, altro futuro anteriore, quello di Parmenide e quella “stagione”:

Giubileo con dinamiche meno radicali ci pare segua simile scia:  critiche (anche) in particolare all’italiano vivente, preziose elegie all’Heidegger meno criptico sulla Techno  anche come nuovo inizio, come quasi un pre-socratico 2.0  gli stessi immensi Aristotele e Platone gli sembrano freddi e equivoci, anche regressivi rispetto alla purezza… immaginale del “pensatore” eleatico.
Immaginale è nostra intenzione, in quanto pur sempre in fronti intellettuali apparentemente off topic, un certo Hillman, partendo dalla psicanalisi junghiana, da un lato ci “traduce” oggi il famoso futuro anteriore di Parmenide, almeno il senso del suo preteso Essere Motore Immobile…, un significante (in tal senso) fatale ineludibile e almeno conplementare poi alle infinite “traduzioni” di ieri e del presente.


Dall’altro e tornando alla Tecnica sempre il preteso Immobile Motore  si disvela come quel Paradiso Artificiale (e nuovamente come Immaginario… ora), la versione attuale archetipica della Dea Natura parmenidea, come da un illuminante o sublime oscuro (magari come contrario dell’ombra…)  dell’autore nell’ebook, promessa ai contemporanei dalla Scienza dopo cibernetica, informatica e computer science:

“La tecnica e l’uso che ne deriva è avvertita pertanto da Severino (e dai metafisici moderni) come una (più grave) minaccia per l’uomo, e non viceversa come una possibilità o meglio ancora sarebbe un’opportunità che possa condurre al (temuto) ‘Paradiso artificiale” dell’Apparato tecnologico-scientifico’sia pure nella vagheggiata forma di un destino postumano “nel quale eliminare definitivamente la conflittualità religiosa e ideologica e soddisfare i bisogni dell’intera umanità, sia individuali’ che ‘spirituali’”(Dario Smizer).


Ecco, un neoparmeneidismo (ma probabilmente anche un neopresocratismo, gli stessi cinici e un certo Eraclito o Pitagora in particolare) 2.0, come gioco linguistico nel XXI secolo, nell’odierna mutazione in corso, riassumendo, dal postmoderno al postumano, è affascinante e intrigante (sotto)scienza in-esatta: ogni Fisica anche radicale è sempre anche un Poema in tutti i cortocircuiti creativi dell’uomo sinaptico e neuronale del nostro tempo, sempre foriero di psicochips silenti nel genoma umano (e gira e rigira in qualsiasi filosofia o Sofia o Psiche o Psicologia…) potenzialmente proprietà e singolarità emergenti,  nuovi significanti  (anche se nei presenti .. non lo si sa) coincidenti con nuove piccole grandi verità probabilistiche della Natura o degli Universi…

S’immagini un Software capace di digitalizzare l’intero Poema della Natura di Parmenide e soprattutto un Supercomputer già posthuman  potenzialmente con le sue combinatorie di calcolo (superiore a quelle umane) in science-working… per scoprirne corrispondenze con i misteri  (sempre immobili e perpetui, anche se sempre diversi più aumenta la complessità della conoscenza scientifica…) della Natura stessa, microfisica o cosmologica…

Ecco, il piccolo e grande ritorno a Parmenide, indicato da Giubileo, “adattato” in chiave 2.0…, significativa anche la bibliografia, spesso dedicata a certa pubblicistica di gran nome “postmoderna” (da Watzlawick a Lyotard a .. Monod e Godel, agli italiani Eco e Ceccato e altri) ci pare indichi orizzonti simili : per il presente anche prossimo, poco importano i risultati (tornando al Software dell’esempio): l’essenza (fisica) sono i vagiti come quelli di ogni neonato…(homo sapiens o homme robot che sia…). 

Breve intervista a Angelo Giubileo

D – Giubileo, un breve ma intenso saggio sull’anno zero della filosofia occidentale, ovvero Parmenide, un approfondimento sintesi?

 

Plutarco insegna che esiste un prima e un dopo anche nella tradizione filosofica della Grecia “classica”. Per comodità di analisi e di studio, possiamo distinguere l’epoca dei “presocratici” da quella dei “postsocratici”. E pertanto, potremmo anche dire che la fase-2 ha inizio con la figura di Socrate; il quale non ha lasciato alcuno scritto e il cui pensiero ci è noto attraverso le opere dei suoi discepoli e, tra questi, principalmente Platone. Per la tradizione filosofica occidentale, l’importanza di Socrate, così come mediata da Platone, è consistita nell’aver introdotto un nuovo metodo di ricerca e di analisi. Un metodo, che assume nella struttura “umana” (ipotetica), e non viceversa nella struttura “naturale” come fino ad allora, il “principio” e il “termine” dell’indagine; che, per l’appunto con Platone, prende il nome di “dialettica”. Pertanto, Platone è anche considerato dalla minore tradizione una sorta di parricida, e, con espresso riferimento al pensiero di Parmenide, il “parmenicida” per antonomasia. Ecco, risiede qui il nodo centrale della domanda posta e che occorre sciogliere, e quindi direi che Parmenide non rappresenta l’anno zero della filosofia occidentale quanto piuttosto l’espressione concettuale e formale più alta del “pensiero” che Heidegger definisce “essenziale” o “iniziale” e al quale necessariamente occorre fare ritorno per comprendere l’Essere, che – mediante il termine o la parola che, l’unica, resta dall’inizio alla fine di ogni percorso -: “è”.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

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