Dion Fortune e la Cabala mistica

Dion Fortune e la Cabala mistica

Dion Fortune e la Cabala mistica

Di Mary Blindflowers©

Alchimie, foto Mary Blindflowers©

 

L’Albero della vita, glifo, Otz Chiim, è una riduzione diagrammatica e simbolica di forze agenti nell’universo manifesto, nell’anima e nella psicologia dell’uomo in relazione a forze cosmiche e divine associate a numeri, lettere, figure.

Ci sono dieci Sephiroth sistemati schematicamente, collegati tra loro mediante linee definite e non casuali: i trentadue sentieri del Sepher Yetzirah. In realtà i sentieri sono ventidue, ma i rabbini consideravano anche i dieci Sephiroth come sentieri. Le 22 lettere dell’alfabeto ebraico sono a questi associate, come i 22 trionfi dei tarocchi e le Dimore di Thot.

Ogni Sephirat ha una quadruplice natura: Atziluth, Mondo delle Emanazioni, Briah, Il Mondo della Creazione, Yetzirah, Mondo della Formazione e degli Angeli, Assiah, Mondo dell’Azione o Materia.

La Cabala mistica” ha una particolare idea di Dio. Egli non viene rappresentato come creatore ex abrupto, meccanico cartesiano, orologiaio, ma come potenzialità, come se ogni Sephirat fosse una vasca colma d’acqua che tracima nella vasca sottostante, in una concatenazione di straripamenti.

L’analisi del significato di ciascun Sephirath viene dispiegata con esempi che si inseguono incalzanti nel testo di Dion Fortune. Il lettore è immerso in cori angelici, simboli divini, madre e padre archetipali, chakra, pianeti, elementi, corpi astrali, esempi tratti dalla vita quotidiana.

Al di là del credere o no in un sistema mistico basato sull’emanazione di vari stadi srotolantisi tra l’asprezza della finitudine e la cosmica metafisica dell’essere, il testo è comunque interessante, anche se non ha la pretesa di essere uno studio storico sulla Qabbalah.

La lettura è gradevole, forse un po’ faticosa per “i non iniziati”, nonostante l’esposizione segua un suo coerente schema nella suddivisione dei capitoli e degli argomenti, anche se l’approccio è di tipo magico-meditativo. Il lettore ideale è un allievo che vuole praticare i sentieri della magia piuttosto che un erudito studioso di esegesi. Questo appare chiaro fin dall’esame dell’indice e dall’assenza di bibliografia o note a piè di pagina.

Ci sono riferimenti alla psicoanalisi Junghiana e a Freud, che rivelano la formazione della scrittrice, il cui vero nome era Violet Mary Firth nata a Llandudno, Yorkshire, nel 1891. A vent’anni le pressioni psicologiche manipolatorie della direttrice dell’Istituto privato dove studiava, la ridussero in uno stato pietoso di prostrazione psico-fisica. La ragazza studiò allora psicanalisi per capire l’origine dei disturbi nervosi, tema che la riguardava personalmente. Divenne psicoterapeuta alla Est Lond Clinic, studiò il tantrismo, fu occultista attiva, tanto da progettare riti, anche se sembra riuscisse meglio nella teoria che nella pratica magica. Nel 1924 fu espulsa dalla Golden Dawn che le aveva dato lo pseudonimo, a causa del suo libro Filosofia esoterica dell’amore e del matrimonio, tra l’altro piuttosto noioso nell’impostazione, in cui avrebbe rivelato alcuni “segreti” dell’associazione.

Fondò a sua volta la Fraternity (poi Society) of the Inner Light.

Dion Fortune fu personaggio controverso, non indifferente al mefitico Crowley né all’eros stregonesco e tantrico, a metà strada tra occultismo e psicanalisi, confezionò inutili libri di scorrevoli consigli magici, utili a suo dire, sia nella pratica rituale della magia nera che di quella bianca. Pubblicazioni certo discutibili su infestazioni, stregoneria, vampirismo psichico, etc. Del resto affermava di ricevere rivelazioni da Socrate, Melchisedec e da un certo David Castairs, ufficiale caduto durante la seconda guerra mondiale ma di cui assolutamente non si ha riscontro storico.

La Cabala mistica” si discosta dallo stile colloquiale e leggero delle altre opere dell’esoterista, ha un carattere di sistematica e ordinata esposizione con ampia descrizione del significato di ciascun Sephirah.

Non mancano figure di Angeli custodi propri della tradizione cristiana e il simbolismo pagano di Iside e Aton associati per esempio a Binah, nel suo aspetto positivo e negativo rispettivamente.

Alcune associazioni colpiscono per coerenza ed evidenza, Iside-Vergine-Binah che ha una sua fondatezza.

Kether, il primo Sephirat, antico re barbuto visto di profilo, è la Corona da cui dipendono i veli negativi dell’esistenza, l’abisso da cui tutto è sorto; Chokman è Saggezza o dinamismo primario, grande stimolatore dell’Universo; Binah è Comprensione, la potenza femminile, madre archetipale; Chesed, Grazia, concrezione dell’astratto; Geburah, Forza, Severità la cui immagine è un potente guerriero sul suo campo di battaglia; Tiphareth è Bellezza, un re maestoso, un bambino, un dio sacrificato… La descrizione continua ma nonostante il tentativo di sistematicità e l’ordine apparente con cui vengono cuciti i vari paragrafi, si ha alla fine della lettura un’impressione di caos sincretistico, l’idea di una mistica carica di troppi dati, troppi nomi, troppi riferimenti, una mistica che pretende di spiegare tutto e si aggroviglia nella stessa impossibilità umana di fare un’operazione del genere.

La lettura si rivela comunque istruttiva e affascinante.

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