Oramalla, storie di diavoli

Oramalla, storie di diavoli

Oramalla, storie di diavoli

Oramalla, storie di diavoli

Sardinia, credit Mary Blindflowers©

 

Salvatore Dedola©

Oramalla, storie di diavoli

 

ORAMMALA. Tra le numerose storie di diavoli la Sardegna ne serba una secondo la quale il paese di Orùne venne edificato nel sito dove dimorava un diavolo chiamato Sorammàla. Egli non disturbava gli abitanti, anzi aveva un rapporto quasi da nume tutelare, per quanto faustiano, nel senso che era così garbato da non presentarsi mai, se non dopo essere chiamato ad alta voce e ripetutamente, ed i suoi patti erano come da protocollo: il petente doveva vendergli l’anima in cambio della concessione.

   Tutto sommato, l’etimologia popolare che identifica Sorammala con s’ora mala ‘la mala sorte’, è poco congrua col nome di un diavolo che si fa i fatti propri (come peraltro tutti i diavoli della Sardegna) e che viene soltanto disturbato da gente che mira esclusivamente all’arricchimento. Penso che il termine, previamente disaggregato da S- o S’ inteso come articolo determinativo, corrisponda a un composto sardiano, basato sul sumerico uru ‘sito, luogo’ dell’insediamento (vedi accadico ūru ‘city’) + sumerico ma ‘bruciare’ + lu ‘divampare’.

   Uruma-lu, a volerlo interpretare secondo una visione congrua, significherebbe ‘(nume) del luogo che brucia e divampa’. Senza volerlo, siamo giunti a identificare Urumalu come un essere infernale. Mediante Urumalu possiamo chiarire un imperativo maledicente tipico del Logudoro, Bàe in orammala!, che non significa ‘Va’ in ora cattiva’, e nemmeno ‘Va’ in luogo cattivo’ (ora, ara in logudorese significa anche ‘luogo, sito particolare’). Significa invece, tout court, ‘Vai all’Inferno!’.

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