La zuppa, la scodella

La zuppa, la scodella

La zuppa, la scodella

La zuppa, la scodella

La bibita, disegno su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©

 

Giuseppe Ioppolo©

La zuppa, la scodella

 

Mi piace Ranucci. Si presenta bene. Ha un bel modo di porsi, di attirare l’attenzione, rispettando i tempi, le pause, i ritmi, le accelerazioni che l’esposizione mediatica richiede.
Comunica bene, Sigfrido Ranucci, (ci mancherebbe!), si è forgiato in quella scuola di comunicazione ch’è la RAI-TV che, per quanto in crisi, resta sempre una “grande” scuola.
Eppure qualcosa non torna e, in questa folla che lo applaude fin quasi a scorticarsi le mani, ci vedo un che di anomalo, un bisogno di identificazione col leader, con l’eroe senza macchia né paura, in una parola, col simbolo. Sigfrido Ranucci, non so misurare quanto consapevolmente, diventa un simbolo da sapientemente somministrare a un folla belante, consumatrice compulsiva di simboli usa e getta
«Coosa? Usa e getta sarai te… che ti si è fusa la centralina cerebrale! Ti si è fusa!»
«Un momento!»
«Ma che momento e momento, un provocatore, un bifolco invidioso del successo di cuor generoso… ecco cosa sei!»
«Bene… avete finito di menare il dito? Ora riprendo il filo dell’ordito».
Dicevo, indipendentemente dal fatto che Ranucci sia effettivamente quello che dice e appare: una bella figura di giornalista “indipendente e competente” tra i pochi rimasti a fare giornalismo d’inchiesta, rimane il problema di qualcosa che s’interpone in modo anomalo tra gestione mediatica e informazione.
«Noi siamo giornalisti della televisione», confessa candidamente l’intervistatore giornalista: «di quelli che rispettano i tempi di consegna e, come in televisione, alle 20,00, improrogabilmente si chiude. Abbiamo ancora qualche minuto. Il tempo per due domande da parte del pubblico. Ma che siano due domande, telegrafiche non due lunghi sermoni».
Già!|Il pubblico al massimo può fare qualche domanda, meglio se di quelle prestampate per evitare sorprese. E le oche addestrate sollevano il capino, alzano il ditino, battono le alucce e fanno qua… qua.
Il dibattito è aperto, parleranno tutti quanti. Il potere mediatico è salvo. Lo schermo televisivo che d’estate in casa nessuno più si fila più, pure. Solo momentaneamente sostituito dallo spettacolo su palco, che qui rinverdisce i suoi archetipi.
Il pubblico è gregge, orda, branco. Imbonito e rassegnato si mette in fila per acquistare il libro. Edito da Montatori, Giunchi e Bompani che con l’editoria mainstream nulla hanno a che spartire, figuriamoci!
Il cerchio si chiude tra gli applausi convinti dei contestatori del sistema che, tra zuppe di melassa e di bau..bau…, intonano inni di gloria al nuovo sistema identico al vecchio, la zuppa nella scodella non sarà granché ma meglio di niente, lo dice tutta la gente.

Libri Mary Blindflowers

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

 

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