Prescott non era cieco

Prescott non era cieco

Prescott non era cieco

Prescott non era cieco

Antico sgabello messicano, XIX secolo, credit Antiche Curiosità©

 

Prescott non era cieco

Mary Blindflowers©

La superficialità dei nostri  tempi, i ritmi veloci, digitali, inducono spesso in errore. Non si ha tempo per approfondire, correre qua e là, sbrigarsi, veloce! Ecco l’imperativo categorico che si applica oggi a tutto. La cultura dell’approfondimento e della verifica è stata miseramente sostituita da un pressappochismo che tende a immagazzinare dati acquisiti come oro colato, perciò si commettono errori un po’ alla Sangiuliano, il ministro di una cultura in cui Colombo avrebbe scoperto l’America sulla base delle indicazioni di Galileo, Times Square sarebbe la più famosa strada di Londra e i libri possono essere letti soltanto guardando la copertina, cosa che probabilmente hanno fatto anche coloro che hanno scritto (su Wikipedia italiano, l’enciclopedia della loffa libera), che William Prescott fosse cieco: “Nato a Salem, Massachusetts, da un padre avvocato, William Prescott dimostrò sin da giovane una predisposizione notevole agli studi, ma un incidente occorsogli a 13 anni avrebbe per sempre cambiato la sua vita. Una crosta di pane giocando gli si conficcò in un occhio, e Prescott sottopose l’altro ad un tale sforzo per lo studio che presto ebbe continui disturbi alla vista, sino a perderla totalmente verso i 25 anni” (https://it.wikipedia.org/wiki/William_H._Prescott).
Tutto falso, Prescott non era affatto cieco.
Nel 1847 William Prescott pubblica “A History of the Conquest of Peru”. Lo storico americano in prefazione fa alcune precisazioni sottolineando che la maggior parte dei documenti utilizzati come fonte per la sua ricerca è stata ricavata dagli archivi della Reale Accademia di Madrid e poi da manoscritti, istruzioni del Tribunale, lettere di funzionari coloniali, concessioni e ordinanze reali.
L’autore poi precisa il piano dell’opera composta di un libro introduttivo sulla storia e le tradizioni degli Inca e altri libri che invece “svolgono la narrazione della conquista”.
Detto questo, Prescott ci tiene a sfatare un mito, alimentato ancora oggi dalle varie enciclopedie virtuali, sulla sua presunta cecità:

Prima di chiudere queste osservazioni, mi sia consentito aggiungerne alcune di carattere personale. In diverse recensioni straniere dei miei scritti, è stato detto che l’autore era cieco; e più di una volta mi è stato attribuito l’onore di aver perduto la vista durante la composizione della mia prima storia. Quando mi sono imbattuto in tali erronee versioni dei fatti, mi sono affrettato a correggerle. Ma l’attuale occasione mi offre i migliori mezzi per farlo; e io ne sono tanto più desideroso, in quanto tempo che qualcuna delle mie osservazioni nelle prefazioni delle mie storie precedenti, abbia indotto in tale errore. Quando frequentavo l’università ricevetti una ferita a un occhio, e perdetti la vista da quello. L’altro, poco dopo, fu colto da un’infiammazione talmente grave che per qualche tempo perdetti la vista anche da questo; e quantunque mi sia successivamente rimesso, quell’organo era stato così seriamente leso da rimanere permanentemente indebolito, cosicché due volte nella vita, da allora sono stato impedito di usarlo per leggere e scrivere, parecchi anni di seguito. Fu durante uno di questi periodi, che ricevetti da Mamia il materiale per la History of Ferdinand and Isabella, e nella mia menomata condizione, con i miei tesori di oltre oceano sparsi tutti all’ingiro, mi ritrovai come un misero affamato in mezzo all’abbondanza. In tale stato decisi di far fare all’orecchio il lavoro dell’occhio… col tempo la tendenza all’infiammazione diminuì, e la forza dell’occhio divenne sempre più stabilizzata… Nondimeno le difficoltà con le quali ho dovuto misurarmi sono di gran lunga inferiori a quelle che toccano a un cieco. Le osservazioni alle quali sono stato condotto così per disteso, non saranno, ritengo, attribuite dal lettore a un meschino amor proprio, ma alla loro vera fonte: il desiderio di correggere un malinteso al quale posso aver dato luogo, inavvertitamente io stesso e che mi ha valso l’elogio… immeritato, di avere superato gli incalcolabili ostacoli che costellano la strada del cieco (W. Prescott, La Conquista del Perù, Einaudi, 1970, pp. 8-10).

Forse è il caso di tornare a rileggere libri e abbandonare le informazioni a casaccio reperibili on line perché la saggistica non è un’opinione alla Sangiuliano.

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Libri Mary Blindflowers

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Meglio poi orbi veggenti
    di cervello tutto sano
    che dei veri orbi di mente come appare Sangiuliano!

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