Solito noto ti quoto

Solito noto ti quoto

Solito noto ti quoto

Solito noto ti quoto

Finestre chiuse, credit Mary Blindflowers©

 

 Solito noto ti quoto

Mary Blindflowers©

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Ho dovuto abbandonare un gruppo fb, colpevole di aver commentato un post. Immaginate uno specchietto preimpostato con le solite frasi di Pasolini. Mi è venuto spontaneo e senza nemmeno pensarci ho scritto: “Che palle! Postate sempre gli stessi autori e le stesse cose, che senso ha pubblicizzare il noto che non ha bisogno di alcuna pubblicità, perché tanto è già noto?” La reazione è stata violentissima, dalla signora attempatella che tra una vampatella e l’altra della sua menopausa mentale, mi dà della maleducata, fino alla benpensante che mi fa una predica con tutti i crismi, sottolineando come la volgarità dell’espressione mal si adegui al tenore (mortuario più che altro) del gruppo; c’è stato un petoconcerto di suoni e lamentii, cip ciop, ahimé e non si fa e non si dice, e che maleducazione e che volgarità. Mancavano giusto svenimenti e deliqui alla Invernizio. Poi è arrivato l’amministratore. Siccome il suo dovere è tutelare la sensibilità sensibilissima di tutti, mi invita a non usare espressioni non politicamente corrette o ineleganti, in poche parole a star zitta o edulcorare ogni mia più piccola espressione. Ma secondo lui io ho tempo di pesare ogni virgola? E poi, chi me lo fa fare? Insomma, autocensurarsi è faticoso! Non fa per me. A quel punto sono uscita io perché non mi va di perdere il mio tempo con simili soggetti. Inutile lavare la testa all’asino, così mi ha sussurrato con la sua melodiosa voce, la mia misantropia. E nessuno ama di più l’umanità di un misantropo, ma se un uomo o una donna vogliono annegare nella mediocrità di un’etichetta da reali in pranzo di gala, e non vogliono essere salvati, a quel punto occorre desistere e lasciarli al loro destino di wow, bellissimo, bravissimo utilizzati come unico commento ai post che pubblicano, perlopiù specchietti preimpostati in cui ingabbiano penosamente la complessità contradditoria degli autori, solo quelli più noti.
Ciò che mi delude molto non è che giudichino e bollino come maleducazione insopportabile due parole di uso comunissimo come se vivessero e camminassero sulle uova, ma il fatto che non abbiano la minima conoscenza della letteratura e la collochino dentro il loro microuniverso bigotto e moralistico. Se avessero letto tre libri in più, avrebbero capito che le belle lettere sono piene di cose che forse giudicherebbero ineleganti. Hanno mai letto gli autori latini? Sono pieni di oscenità a cui il mio “che palle” fa un baffo fritto e impanato. E hanno letto il mitico Rabelais? Altro che Pasolini che criticava la televisione e poi stava sempre in tv. Rabelais è un genio osceno e profondissimo che viene censurato e ridotto nelle scuole perché non politicamente corretto, perché si insegna che la letteratura sia un’educanda. E scandalizzarsi per un “che palle” significa non avere nemmeno la minima conoscenza letteraria di grandi autori che fin dall’antichità usavano espressioni fortissime,  e che ora ridono nelle tombe del mio “che palle” e del fatto che 4 perbenisti si agitino sugli scranni. E non si dice nemmeno che Virgilio era il lecchino di Augusto e così ha fatto carriera, e Orazio, ne vogliamo parlare? Eh no, queste cose non si dicono. E vogliamo parlare del primo romanzo della letteratura latina? Il Satyricon? E della Merdeide? E vogliamo parlare di quel Dante che diede dell’impotente a un suo avversario poetico il quale a sua volta gli diede del morto di fame? Ma dove vive la gente, sulla luna? E della letteratura stercoraria, ne hanno mai sentito parlare? No, per carità, se il “che palle” li fa star male, figuriamoci la letteratura che è diventata un corso di ricamo a tombolo. Eh, del resto viviamo nell’epoca del politicamente corretto, della costipazione neuronale, un’epoca di fortissima censura che invade perfino la nostra sfera emotiva, perché l’espressione “che palle”, è emozionale, spontanea, senza infingimenti, e non contiene offese dirette ma esprime soltanto la noia per l’iterazione compulsiva di contenuti che a loop girano nella rete e immiseriscono la cultura tutta dentro uno slogan, una frasetta ad effetto o un confetto o uno sputo di due parole che con la firma di un dio di turno, inattaccabile, diventano oro colato. Tra l’altro di Pasolini postano solo quelle che definiscono poesie e nemmeno lo sono, ma non di certo pezzi di Ragazzi di vita, per cui questo autore venne anche convocato in giudizio. Lo spirito critico è morto, perché la censura logora il cervello dall’esterno e lo convince che educazione sia solo una forma vuota in cui nessuno possa essere autorizzato ad esprimere alcunché. Siamo alla società orwelliana, perfettamente creata dal potere, ad esseri umani modellati secondo un gusto politico che impone il bavaglio. Insomma se uno si offende per un’espressione spontanea e una domande lecita, significa che non ha risposte e che nemmeno si fa alcuna domanda, o che ha qualche forma di depressione, il che è triste, non è fare cultura, non è fare letteratura, ma un circolo chiuso di finti indignati e finti scandalizzati che si indignano e si scandalizzano per nulla. Sono donne e uomini perfetti, depensanti e allineati al superego dominante che racconta frottole e scartavetra a tal punto le coscienze da far sembrare che la puntura di una zanzara sia un attacco nucleare. Siamo al nulla. Cosa c’è di più divertente per uno scrittore? Il vuoto forse. Io comunque ora ho i miei personaggi. Se non esistessero occorrerebbe inventarli.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Se il tuo totem ti calpesto
    fammi critica del testo.
    È così si lava l’onta,
    se sul testo si confronta
    il parer subordinato
    contro il disallineato.
    Sinalefi ed ipotassi
    sembran coercitivi massi,
    e pur le sinestesie
    paion rie cineserie
    agli inetti alla lettura
    paion vera fognatura.
    Pasolini io non conosco,
    chi lo critica è ben losco,
    mentre PPP perfetto
    a dar chiappe al pischelletto.
    Cose ormai rimosse a valle:
    ma mi offendo per CHE PALLE!!!

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