L’Italia, un Paese democratico?

L'Italia, un Paese democratico

L’Italia, un Paese democratico?

Di Mary Blindflowers©

Primo principio negato, mixed media on paper, by Mary Blindflowers©

 

Bruno Mautone, avvocato e scrittore, risponde ad alcune nostre domande sul suo libro e sullo stato della democrazia in Italia.

Il rapporto di Bruno Mautone con Rino Gaetano. 

Sicuramente un rapporto di grande passione e di grande interesse. Aldilà dei sentimenti collegati al gradimento materiale delle sonorità e dei testi comunque vi è una valutazione dell’opera artistica e umana su Rino come persona di grande coraggio. Solo una persona intelligente quanto sprezzante dei rischi che correva poteva inserire nei propri brani tanti fatti e tanti riferimenti. Tra l’altro ho conosciuto personalmente l’artista, in occasione di un concerto che tenne ad Agropoli il 7 agosto 1978. Ebbi modo di parlare con lui per una buona mezz’ora, in occasione, cioè subito dopo, una intervista radiofonica che concesse al conduttore Carlo Romanelli di Radio Agropoli. Rino parlò di “poteri dominanti” e finanche di Andreotti, in termini per niente elogiativi, deviando spessissimo da temi squisitamente musicali.

Chi era Rino Gaetano?

Era un genio, un artista capace di comporre decine di canzoni e relativi testi, sempre in modo sorprendente e accattivante. In maniera criptica riusciva a inserire nelle proprie narrazioni musicali riflessioni ironiche e stoccate formidabili contro il Potere e le sue prepotenze. Inoltre, sempre tra le righe, svelava episodi bui e negativi della storia italiana a lui contemporanea, mostrando di avere cognizioni finissime di circostanze che dovevano rimanere riservate, ciò porta a chiedersi quali siano state le “fonti” del suo sapere. É stata una figura unica, nessun altro artista può paragonarsi a lui nel mondo musicale italiano.

Ci sono riferimenti nelle sue canzoni?

Tantissimi, e proprio tali riferimenti fecero drizzare progressivamente le antenne del Potere che conta, all’inizio irriso e soggiogato in tanti giochi di parole. Inizialmente passarono inosservate talune sue narrazioni musicali, magari attutite e nascoste in calembours o espressioni interpretate senza senso. Nella “Berta Filava” fa i nomi dei ministri che in sede politica si deciderà di sacrificare per lo scandalo Lockheed (la storiaccia di tangenti e corruzioni relative al costosissimo acquisto di aerei militari). Mario e Gino evocati nel brano, sono Tanassi e Gui. Rino dice che non sono “padri del bambino” cioè non sono i veri colpevoli, questi ultimi andranno ricercati, invece, nella canzone “Standard”, un brano poco conosciuto, e densissimo di significati, non a caso censurato in via di fatto, cioè non trasmesso, dalla RAI in quegli anni. In “Mio fratello è figlio unico” parla, appunto di “fratelli” e nomina il treno Taranto-Ancona. Ebbene, emerse che proprio il treno Taranto-Ancona veniva utilizzato da ufficiali dei servizi segreti italiani, affiliati alla loggia p2, per falsare e confondere le indagini sugli attentati ai treni. In “AD 4000 DC”, Rino fa un completo e formidabile affresco di “un vecchio che gioca con le carte” (cioè imbroglia) e fa saltare il banco. Un coraggioso ed esplicito riferimento al banchiere mafìoso e massone Michele Sindona… la locuzione del titolo, DC, lungi dal rappresentare il “Dopo Cristo”, in realtà vuol essere un riferimento agli sponsor politici di Sindona (Andreotti e la DC, appunto). Si potrebbe continuare…, insomma sono numerosissime le canzoni di Rino che narrano e svelano episodi vergognosi della politica e del potere.

Che rapporto aveva con i poteri occulti, massoneria, lobby, etc.? Ci sono indizi o prove che possono attestare la sua iscrizione alla massoneria? 

Nel nuovo volume “Chi ha ucciso Rino Gaetano?” ho raccolto le testimonianze dirette di due carissimi amici del cantautore, Mimì Messina, amico di infanzia e di scuola, (frequentata assieme a Narni, e Franco Pontecorvi, addetto artistico e compagno assiduo di ogni tournèe e dei viaggi all’estero), entrambi hanno escluso in modo convintissimo che Rino fosse massone, così come lo ha escluso Anna Gaetano. Pervengo, quindi, alla conclusione che il cantautore non fosse affiliato a qualsiasi loggia massonica e che riferimenti agli ambienti dei liberi muratori, fatti in via continua in vari brani e anche in interviste, siano il frutto di un interesse da studioso e di interessato osservatore. Tale conclusione non rende comunque meno intrigante l’argomento “massoneria”. Nel libro si rimarca una clamorosa dichiarazione rilasciata da Rino dopo i trionfi sanremesi al giornalista Manuel Insolera. Il festival della canzone viene paragonato in modo esplicito ad “un ordine massonico! Sempre proseguendo nella mia opera approfondita di ricerca dimostro come l’ipotizzato collegamento Rino Gaetano-massoneria non sia una tesi nata in questi ultimi anni. Infatti ho reperito un articolo del 3 giugno 1981, quindi del giorno appena successivo alla morte, pubblicato sull’importantissimo quotidiano La Stampa in cui esplicitamente i testi gaetaniani vengono rapportati ad episodi della p2, la famigerata loggia guidata da Licio Gelli. É sconcertante che l’identità del giornalista che sul giornale dei bilderberghiani Agnelli ha stilato l’articolo, risulti misteriosa, infatti tale articolo, decisamente inusuale e controcorrente, è firmato da due lettere puntate e il quotidiano di Torino, a mia diretta richiesta, ha risposto che a distanza di tanti anni non si può identificare poiché vari giornalisti firmavano con sigle non coincidenti con le iniziali del nome e cognome. Nel saggio viene evidenziata, inoltre, l’intrigante circostanza rappresentata da citazioni rivolte a Rino Gaetano da Stefano Bisi cioè il Venerabile Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, la loggia massonica più potente in Italia. Nel suo discorso di insediamento, addirittura, alla guida della potentissima obbedienza massonica, Bisi menziona le strofe di una inedita canzone di Rino e vengono sottolineate per invitare i dignitari massonici ad operare in unione e concordia al fine di rafforzare l’autorevolezza e il potere della loggia. Nel nuovo volume, altresì, si rimarca una circostanza di grande interesse, relativa ad una stretta amicizia di Rino Gaetano. Nel cerchio delle sue più care amiche si annovera la giornalista Elisabetta Ponti figlia di un medico, Lionello Ponti, che era affiliato alla p2. Tale sanitario, per di più, non è un medico qualunque né un affiliato qualunque, ma era addirittura il sanitario di fiducia di Licio Gelli, quindi in concreto la persona più in stretto contatto col capo piduista. Elisabetta Ponti ha dichiarato che dopo la pubblicazione della lista degli iscritti alla p2 ebbe modo di parlare molto volte di massoneria con Rino Gaetano e che l’artista, pur abbandonandosi a dei ragionamenti non perfettamente comprensibili sull’argomento, non espresse alcun interesse precipuo per il mondo dei Liberi muratori. Tale dichiarazione, in realtà, non risulta oggettivamente plausibile. Infatti Rino morì pochissimi giorni dopo la pubblicazione della lista p2 (i nomi dei piduisti vennero resi noti nell’ultima decade del maggio 1981, Rino morì il 2 giugno dello stesso anno), in un arco temporale così breve non era possibile che avesse potuto parlare “molte volte” di massoneria con la Ponti, oltretutto oberato dagli impegni della sua frenetica attività artistico-canora.

Rino Gaetano è stato ucciso? Perché? Di quali verità scomode era venuto a conoscenza?

Già nella precedente risposta ho fatto riferimento alle coraggiose ricostruzioni di fatti e personaggi che si riscontrano nei brani gaetaniani. Ipotizzo che la morte di Rino Gaetano non sia stata casuale, come è noto morì in un sinistro stradale, poiché narrava troppe cose e troppo scomode per i Poteri dominanti, compresi gli USA che soggiogavano -e tuttora soggiogano- la politica italiana (e quella delle c.d. nazioni “alleate”). Mimì Messina e Franco Pontecorvi, il primo amico sin dalle scuole frequentate a Narni, il secondo assiduo collaboratore dell’artista, così come la sorella Anna, respingono l’idea che l’incidente mortale fu una trappola congegnata al fine di farlo tacere. Invece Bruno Franceschelli, altro strettissimo amico del cantautore, ha sostenuto che lo scontro sulla Nomentana non fu casuale ma congegnato proprio per farlo morire. Nel libro ho portato alla luce due documenti di eccezionale interesse, mai da nessuno menzionati o resi noti. Addirittura una interrogazione parlamentare rivolta al Governo dell’epoca, presentata da due senatori sulla morte di Rino Gaetano, nonché la inerente risposta dell’Esecutivo. Insomma già nelle prime ore posteriori alla prematura scomparsa di Rino, cominciano a sorgere dubbi e quesiti, tuttora irrisolti, sulle strane modalità dello scontro e sulle inefficienze clamorose dei soccorsi, tanto è vero che si arrivò a dibatterne ufficialmente in Parlamento. Nel libro “Chi ha ucciso Rino Gaetano’” faccio esplicitamente dei nomi e cognomi di persone che erano vicine al cantautore e che risultano aver operato in ambienti diplomatici e in servizi di intelligence. Tramite un amico ivi inserito, coraggioso come Rino, l’artista ebbe modo di apprendere fatti e circostanze che dovevano rimanere riservati e rimanere prerogativa di ambienti del potere che conta. Coraggiosamente, per rimarcare le porcherie e gli abusi del Potere e dei potenti, decide di trasfondere tali cognizioni nelle sue canzoni. Lo fa in modo geniale e continuo quanto criptico, per evitare che venisse stroncato ed emarginato rendendo inutile la sua coraggiosa opera divulgativa, posta in essere per spirito di giustizia e finalizzata a far meglio conoscere episodi brutti di politica e cronaca politica. Tuttavia fu vano il suo tentativo di schermare, tra le righe, i tanti messaggi contro le lobby, comunque venne messo a tacere. Beninteso Rino era consapevole dei rischi che correva, e li accettò per spirito di giustizia e animato da grande coraggio. Profeticamente cantò “vedo già la mia salma portata a spalle da gente che bestemmia e ce l’ha con me…”.

La sorella del cantautore smentisce le tesi del suo libro sulla morte del fratello. Secondo lei perché?

Bè ho scoperto, in realtà, che Anna Gaetano, una persona che rispetto e alla quale ho sempre tributato stima, fece fare degli accertamenti tecnici sulla macchina di Rino. Quindi, tale circostanza, dimostra che la dinamica dell’incidente si volle approfondire e che la ricostruzione e le modalità dell’incidente suscitavano dei dubbi. In ogni caso è falso che fu uno scontro frontale, come sempre si è detto, poiché i 2 veicoli rimasero danneggiati entrambi sul lato anteriore destro (se fosse stato scontro frontale, logicamente, sarebbero state danneggiate le parti anteriori, all’altezza delle rispettive targhe). Inoltre, assodato che non fu uno scontro frontale, un albero di platano posizionato nel luogo dell’impatto veicolare rimase gravemente danneggiato, quindi o uno o entrambi i veicoli urtarono violentemente contro il tronco della pianta, nessuno può stabilire se prima o dopo lo scontro tra le lamiere dei due veicoli. In sostanza dinamiche e modalità dell’incidente sono ben diverse dalla versione sempre accreditata dello “scontro frontale”. Tra l’altro tutti gli incartamenti sono stati distrutti dalla Polizia di Sette-Bagni, intervenuta in loco, quella notte, a incidente avvenuto. É interessante sottolineare che la risposta del governo Forlani alla interrogazione parlamentare fu assolutamente generica per non dire omertosa. Non si spiega perché intervenne una sola ambulanza, infatti il camionista svenne e rimase giacente inerte sul selciato, non si spiega perché tale unica ambulanza intervenuta era dei vigili del fuoco quindi poco attrezzata, perché Rino venne portato ad un ospedale che non poteva curarlo poiché privo del reparto di traumatologia cranica, non si spiega perché altri 5 ospedali, pur se allertati, non fornirono nessunissima forma di assistenza e/o soccorso, sono omessi i nomi dei medici che lo avrebbero visitato, non si sa l’orario esatto dello scontro veicolare, ecc.. ecc.. Insomma una lunghissima serie di incongruenze e lacune che lasciano molti dubbi su quanto veramente accaduto il 2 giugno 1981.

Lei è un giornalista, ha mai provato a pubblicare il suo libro con un grosso gruppo editoriale?

Sì ho provato, non mi hanno minimamente risposto. Però, con enorme soddisfazione, posso dire che sia il primo saggio “Rino Gaetano, la tragica scomparsa di un eroe”, edito da LargoLibro, sia il nuovo volume “Chi ha ucciso Rino Gaetano?” hanno avuto, e tuttora hanno, una grande favore di pubblico e di lettori, oserei dire hanno avuto un grosso successo, e grande risonanza, quindi peggio per le c.d. grosse case editrici. Revoluzione Edizioni, cioè la casa editrice che ha pubblicato il secondo volume, peraltro, è in stretto collegamento con la Uno Editori. Si tratta di realtà editoriali molto dinamiche e aperte che, grazie alla lungimiranza e alla intelligenza delle loro proposte, hanno acquisito un tangibile seguito di lettori attenti e affezionati. Comunque, giusto per cognizione, svolgo la professione di avvocato, pur scrivendo articoli su varie riviste e pubblicando i due libri dedicati a Rino Gaetano. La “mentalità indagatoria” legata alla professione di avvocato mi ha molto aiutato per approfondire circostanze e fatti che hanno riguardato la figura umana e di artista di Rino Gaetano.

Crede che i grossi gruppi editoriali siano influenzati nelle loro scelte da lobby di potere?

Sono assolutamente convinto che le scelte editoriali delle grosse case siano filtrate, guidate, controllate. La mia piccola esperienza diretta e personale mi ha dimostrato che le case editrici non prendono in considerazione nessuno a meno che non hai referenze ed amicizie che consentano di essere ricevuti e accolti nelle corti editoriali. Nessuno ha la pretesa di avere il Vangelo in tasca ma è rarissimo che prendano in vera considerazione nuove proposte, addirittura neppure le leggono il più delle volte, limitandosi a dare risposte infastidite a potenziali autori che propongono le loro pubblicazioni. Si rifugiano nel pubblicare i c.d. classici oppure autori rassicuranti che inseriti in circuiti mass-mediatici e premiali si auto-referenziano e garantiscono margini di guadagno alle case editrici.

Secondo lei l’Italia è un paese che garantisce democrazia, meritocrazia e informazione?

No, in Italia, e nel mondo, l’informazione, e anche l’editoria, sono controllatissime da una ristretta cerchia di persone. Con le tecnologie attuali si può meglio controllare e monitorare in una certa misura la diffusione di notizie. Se un fatto che ha una valenza mass-mediatica accade non si può nascondere, o meglio diventa difficile nasconderlo, e tuttavia la rilevanza e l’importanza del fatto deriva dallo spazio sui mass-media, dai commenti e dalla frequenza tramite i quali viene veicolato e valutato. Quindi talune notizie vengono sottaciute o se ne parla poco di altre si dà ampio risalto, sempre in modo funzionale ai padroni della finanza e della politica.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=2mhRo0k8HcI

 

Post a comment