Corruptissima re publica plurimae leges

Corruptissima re publica plurimae leges

Di Mary Blindflowers©

 

Donna di cuore, tecnica mista su carta, 42 x 30 cm. by Mary Blindflowers©

 

Corruptissima re publica plurimae leges. Moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto. È una locuzione di Tacito, espressa in tempi in cui la corruzione esisteva già e le leggi venivano, per così dire, “adattate” alle esigenze del potente di turno. Niente è cambiato dai tempi degli antichi Romani, tranne le definizioni, le finte supposizioni che esista una parola chiamata Democrazia, ossia libero governo del popolo, in un Paese che oggi si chiama Italia e in cui il popolo non ha mai veramente governato, in nessuna occasione e in nessun tempo.

Vi ricordate la favola del lupo e dell’agnello?

Il lupo deve mangiarsi l’agnello, deve saziare la sua avidità, così mente per giustificare il suo gesto: “Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre!”, esclama.

Ma sei mesi fa io non ero ancora nato!”, risponde l’agnello.

Se tu sei così bravo a trovare delle scuse, io mica posso rinunciare a mangiarti”. E si pappa l’agnello.

Lo stesso accade in Italia, Paese di lupi e di agnelli. Il lupo conosce tutti, sa come muoversi per giustificare tutti i suoi gesti, tesse una rete di relazioni sociali e politiche che gli consentono di essere sempre protetto. Ha amici importanti che diventeranno orbi per lui, e dichiareranno che due cose perfettamente identiche sono diverse, che il bianco è nero, che il sole è freddo e che la luna è un piatto di carta, in modo che l’agnello venga servito caldo, fumante e morto sul piatto del potere a cui ha osato ribellarsi.

Quando l’agnello decise di denunciare due lupi sorbonagri per plagio letterario, sapeva già di appartenere alla categoria degli agnelli, nessuna protezione, nessun appoggio importante, un processo oltretutto disputato nel covo del lupo, sì, quel covo dove il lupo conosce tutti e sbriga i suoi meravigliosi e lucrosi affari. Sapeva già il povero agnello che non avrebbe vinto, che si sarebbe negata l’evidenza, contro ogni buon senso, contro ogni logica, contro ogni onestà. Sapeva che avrebbero fatto di tutto per non prendere nella minima considerazione le tre perizie a suo favore, perizie che non sono state nemmeno visionate. Sapeva già tutto, e non perché prevedesse il futuro, ma perché la storia dell’italietta dove non cambia mai nulla e i potenti possono fare ciò che vogliono, è nota. Che una repubblica di lupi avrebbe condannato il povero agnello perché ha osato alzare il capo contro il potere di chi conta, di chi regge i fili, si sapeva già. Tuttavia l’agnello non ha voluto abbassare la testa e tuttora continua a non volerla abbassare. In un Paese in cui i ruoli sono ben definiti, a ciascuno è permesso soltanto di stare al suo posto e subire le prepotenze dei grandi. Sapeva già l’agnello che non sarebbe mai arrivato in cassazione, perché quei lupi lì, non giocano pulito, giocano sporco e non rischiano fuori dalla loro tana, pattinano sul sicuro, così dopo quello che hanno fatto e continueranno tranquillamente a fare nell’italietta dei mediocri e dei pavidi, ne usciranno puliti e candidi come gigli al sole, mentre l’agnello diventerà il cattivo, quello che non solo è stato gabbato, plagiato, fotocopiato in modo clamoroso e visibile pure alla cieca di Sorrento in occhiali da sole affumicati, ma deve pure risarcire i danni, che comunque non verranno mai pagati, poco ma sicuro. L’agnello non pagherà i parassiti di uno Stato corrotto, uno Stato di corruttori, plagiari e mediocri. Nemmeno un soldo e nemmeno per sbaglio. “Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima, è complice”, diceva George Orwell, e l’agnello non vuole essere complice dopo essere stato vittima.

Qual è la morale?

Tutta questa storia probabilmente non finirà qui perché il mondo è grande, nonostante ad alcuni sembri piccolo piccolo e antico e da mantenere come ai tempi degli antichi Romani se non peggio.

Chi vivrà vedrà e se niente cambierà, almeno l’agnello ci proverà.

Anarchia e libertà, sempre.

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Mary Blindflowers

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