Il destrutturalismo del centro

Il destrutturalismo del centro

Il destrutturalismo del centro

Prospettive di campi, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Destrutturalismo del centro


Non basta il bullone centrale della ruota di un carro a dimostrare che dal microcosmo antropomorfizzato si  possa arrivare al macrocosmo. Nessuno dimostra niente, tranne che le religioni sono la più grande truffa di tutti i secoli…

Ecco il centro del mondo spogliato opportunamente del suo carattere spaziale, per evitare critiche di ordine materialistico e ateo. Il punto fermo, l’origine, il punto di partenza di tutte le cose, il simbolismo geometrico e numerico tanto caro a Guénon e alle filosofie orientali… L’idea o Emblema del Principio, rappresentato tramite un punto al centro di un cerchio i cui variabili raggi sono emanazione dall’Essenza. Cicli cosmici indù, rotazione del mondi, danza di Shiva, Chakra, ruota delle cose o della vita… Lo zodiaco dai dodici raggi. L’ Onphalon, l’Aleph, il Bindu… Affascinante itinerario sull’eternità come perno fisso attorno a cui ruotano tutte le cose transeunti. Il centro sarebbe un ordinatore interno che dirige e impera perché l’immutabilità è il Tutto… E da qui legni di croci che si intersecano creando un punto fisso, svastiche poi strumentalizzate, il cui vero significato esoterico affonda le radici nella funzione del Principio in rapporto ad un presunto ordine cosmico di natura spirituale, per cui i mondi ruoterebbero attorno al punto.

D’accordo, un excursus interessante, ma questa universale e pan-religiosa teoria del centro, non sarà forse basata su un falso principio? Perché mai dovrebbe esistere un centro, un punto fisso, immutabile? Perché mai tutto dovrebbe avere un’origine? Forse perché gli esseri viventi del nostro mondo, compreso l’uomo, nascono e poi muoiono? Siamo abituati a ragionare in termini di origine soltanto per il fatto che nasciamo o vediamo il pulcino delicato nascere dall’uovo.
Ma come si può dimostrare la stabilità e fissità dell’eternità? La teoria ordinatrice del punto fisso è soltanto un’enorme, planetaria antropomorfizzazione del senso che forse senso non ha, non cosmicamente parlando. Se provassimo ad uscire fuori dall’idea dell’inizio e della fine, che di fatto tradisce soltanto un bisogno interiore tutto umano, potremmo ragionare in modo più indipendente. L’uomo è instabile, il fatto stesso di camminare su due piedi, anziché su quattro, lo rende insicuro, poi vede i suoi simili nascere e morire. Durante il tragitto verso il declino, per accettare l’idea scandalo della sua stessa scomparsa, ha bisogno di un punto d’appoggio, di credere che esista, sia pur non spazialmente identificabile, un perno solido, eterno e immutabile su cui fare affidamento, come la ruota di un carro si affida alla stabilità, forza e robustezza di un bullone. L’idea che possa non esistere alcun punto su cui appoggiarsi, fa tremare la fragile umanità, e le fa dire che la decadenza consiste nel vivere senza Centro, senza motore immobile, senza Dio. Così una delle più grandi conquiste dell’uomo, l’ateismo, si bolla con il marchio a fuoco della decadenza. Ed ecco Dio, assiso al centro di non si sa bene quale cerchio, penetrare a fondo nelle coscienze e dire all’uomo quando e come può sputare, mangiare, accoppiarsi, ridere, vestirsi, salutare, amare, etc. Siccome l’uomo pensa di essere molto intelligente, un dio solo non basta, ergo il mondo si popola di cerchi monoteistici con un punto al centro, circoli chiusi, religioni diverse, e si hanno due possibilità, o fai parte di uno di questi cerchi e ruoti attorno al dio che ti hanno imposto, oppure sei fuori, ramingo come gli zingari scacciati da Thule. Poi, siccome i circoli hanno una forma attraente d’ipnosi, ogni gruppo forma il suo. Gruppi spirituali, partiti, sette, corporazioni, categorie, squadre, massoni, esoteristi, affaristi, etc., ognuno ha il suo circolo. E se malauguratamente non vuoi entrare dentro nessuno stramaledettissimo cerchio chiuso perché soffri terribilmente di claustrofobia, sei 
aut, un alieno, non fai parte di questa terra, quindi non sperare di arrivare all’Empireo, anche perché se poi ci arrivi e lo vedi dall’interno, può pure darsi che ti faccia orrore.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

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