La signorina cioè menzionata al premio Calvino

La signorina cioè menzionata al premio Calvino

La signorina cioè menzionata al premio Calvino

Di Mary Blindflowers©
 

Cervelli in fuga, tecnica mista su carta, by Mary Blindflowers©

 
 
 
Una certa signorina “cioè” che ha partecipato anche alla selezione per diventare velina, viene ora menzionata al premio Calvino. Perfetto. Mi incuriosisco. Vado a vedere la sua intervista, vi propongo il testo qui di seguito. Leggete signori e signore, notate la proprietà di linguaggio e la fantastica finezza della sua indagine “sociologica” sul mercato del lavoro in Italia, luogo a suo dire idilliaco, dove non esiste il privilegio o la discriminazione. La signorina cioè sarebbe pure infastidita da quanti osano dire che nello stivale non regna la meritocrazia, tutte dicerie, insomma… eh sì, viviamo nelle favole e non lo sapevamo fino a che la signorina non ci ha illuminato, leggete, leggete, istruitevi gente:
 
 
“Sono molto soddisfatta… anche perché… non ci credevo minim… cioè io ho partecipato (aspirazione con la bocca), perché il premio Calvino ahhm oltre alla possibilità ecco di gareggiare ahhhh invia anche a tutti i partecipanti una scheda una scheda critica di lettura e io ho partecipato proprio per quella, perché essendo particolare il mio modo di scrivere, il mio modo di pormi…ahhhh ho detto… volevo avere una valutazione… (pausa) una va… valutazione fatta con acribia ecco… e dunque ahh ho detto lo faccio, per per quello, ma non avevo assolutamente pensato niente che ero entrata tra i finalisti né di prendermi una menzione speciale, è stata una sorpresa ma le cose alla fine succedono così… mi da fastidio quando dicono che in Italia non c’è spazio per i giovani e quindi sono costretti ad andare all’estero… ma all’estero a fare cosa, a fare i camerieri, cioè quindi non è dici all’estero ti danno più spazio o più possibilità che non danno in Italia, il fatto è che i giovani non si impuntano, non dimostrano quanto valgono, ehhh anche se hanno magari tantissimo talento, magari hanno tantissime capacità… In Italia è presente un pressante ageismo e non una discriminazione, o un sottoprivilegio del dei giovani, ritengo una persona intelligente e non guarderò mai l’aspetto di una persona che mi sta davanti per valutarne le sue capacità, il suo talento, asssssolutamente, non è giusto, è una cosa sbagliata ehhh se qualcuno lo fa con meeee ehhh chi se ne frega, già se riesco a pubblicare la mia prima opera sono abbastanza soddisfattaaaa… ah ehhh la mia opera parla di autolesionismo, volevo anche comunque fare una velata denuncia, no? A ciò, perché non esistono centri appositi che trattino la cura dell’autolesionismo, ti dirò di più che non è
neanche… in Italia non è ritenuta neanche una p una patologia… se il mio libro va in porto comunque alzerò un sacco di discussioni che spero non c’entrino nulla con la mia giovane età… con la mia abilità… però anche se comunque abbiamo anche dei precedenti, no? Anche con ciò che è successo… mo’ ti faccio un titolo perché mi viene in mente solo quello, è stato un caso, Melissa P., Melissa Panariello, ha pubblicato, ha sedici anni ha scritto il suo libro, non mi ricordo a che età ha pubblicato, molto giovane, è stata criticata… uno dei fattori principali proprio per la sua giovane età, no magari ecco valutando la sostanza dell’opera e questo io l’ho trovato sbagliato…”.
C’è qualcosa che non va, nell’intervista fa fatica a mettere insieme due parole, il discorso appare scomposto, l’indagine sociologica che pretende di offrire è a dir poco ridicola, oltre che offensiva per tutti quei giovani che, da lei giudicati inetti, per mancanza di lavoro sono stati costretti ad andare via dall’Italia. La fuga dei cervelli dunque secondo questa sociologa della domenica sarebbe causata da incapacità dei giovani di imporsi. Insomma, tutti incapaci, lei, invece che parla e si esprime come un’autentica capra, ha trovato la pietra filosofale, la chiave per aprire tutte le porte in un’ Italia a suo dire meravigliosa dove il merito viene premiato e la discriminazione è una bugia… Lo sanno tutti infatti che nello stivale domina la meritocrazia. 
Poi la nota sui camerieri è davvero una chicca classista e snob. “Vanno all’estero a fare cosa, i camerieri?”.
Forse meglio fare onestamente i camerieri che i finti scrittori, fingendo di essere ciò che non si è.
 
A questo punto la gente su web comincia ad interrogarsi…
 
 
Ha detto bene Marta Anna Rimago: “è importante leggere il libro e non fermarsi a quello che dice… come dire: ti faccio vedere un video con una capra, ma prima di giudicarla leggi il libro che ha scritto”.
 
 

Ma leggiamo la prosa del suo libro:


“Radura incolta in sovranità d’un tetro cullare da fronde glabre, erbacce a spuntare dal terreno e lerci indumenti smessi insolentemente appesi a steccoli di cespugli crollati da brinate tele d’aracnide. Sferraglio di formiche sotto suola in calzature impellaccherate. Calpestiamo cartacce, fazzolettini, stronzi umani, preservativi abusati e merendine in decomposizione.”
C’è una volontà di ricercatezza estrema, in ogni periodo si avverte lo sforzo dell’arzigogolo costante e forzato a tutti i costi, della complessità artificiale, come una estrema forzatura verso un linguaggio creato ad hoc e che contraddice l’elementare inutilità della signorina cioè che parla.
 
Roberto Ranieri: “Se sento parlare una persona mi faccio un’idea; se leggo un testo pure. A metterli in connessione, mi pongo ovviamente delle domande. E dico provocatoriamente che, se esistesse fra certi testi e i loro autori un rapporto simile a quello fra uno scultore semianalfabeta e un capolavoro intagliato, la cosa porterebbe con sé che la letteratura è ancora questione di talento, e non di taglia e cuci di editor confezionatori del Nulla al cubo. Nel caso in questione, mi piacerebbe sentire la signora parlare di ciò che ha scritto, di come ha smosso la spatola delle parole sul foglio. Dubito che ne sarebbe capace, ma mi piacerebbe”.
Guardiamo ora uno stralcio di incipit:
 
“Ho diciannove anni e dieci mesi nel giorno in cui avvio la stesura di ultrantropo(rno)morfismo. Nei momenti concentrati, la pulsione nel ferirmi ristagnava quanto un decomporsi fulmineo, dunque ho compreso fosse ottima distrazione dall’inclemente fobia di scucirmi quella scrittura urinata da polpastrelli provetti divaricatori antropici d’interstizi muliebri e mascolini. Soffro della “sindrome da autolesionismo ripetuto” dall’età di quindici anni ed ho cicatrici su cosce, avambracci, schiena, fianchi soprattutto in canali neurologici digrignanti, cicatrici a sconnettermi. Cazzo, a sconnettermi! Bizzarra, eclettica, schizofrenica, un po’ puttana… Vomito cranico d’una depauperata in cornici etiche”.
 
E ancora:
 
 
“Nel giorno della nascita ho sfiorato la morte. Sono sgusciata fuori dalla vagina di madre con un cordone ombelicale attorcigliante la gola. Nei tre giorni seguenti la pelle tendeva verso gradazione bluastra e faticavo a respirare. Mi son rotta di farlo. Respirare intendo”…
 
 
Ha dovuto specificare vagina di madre, abolendo l’articolo per maggiore ricercatezza, perché, come dice Marta Anna Rimago, “quella del padre, di vagina, evidentemente era occupata…”.
Ma che vuol dire esattamente vomito cranico di una depauperata in cornici etiche? E canali neurologici digrignanti?
La risposta è “niente”.
 
Ne abbiamo parlato su fb.
 
 
Scrive Roberto Ranieri: “Il fatto è che puoi inventare una prosa ad “ammucchiare” folate lessicali in prima persona, se l’ammucchiata dipinge la natura di un turbamento psichico: esempi ce ne stanno a iosa. Qui l’operazione è artefatta, sa di inautentico; con le cornici etiche a dare una botta da cui il lettore un po’ avveduto non si riprende facilmente”.
E Franco Piri Focardi: “L’altro dubbio… chi ha riscritto, infarcendolo di barocchismi pseudosperimentali, il diarietto di un’adolescente?”.
 
Sono d’accordo con loro.
Ci troviamo di fronte ad un barocchismo stilistico nauseante, una leziosità estrema, trasbordante nell’inutile quanto parossistica sequela di aggettivi senza senso ammucchiati per fare numero, per colpire, come se si volesse a tutti i costi allontanare con un posato pseudointellettualismo manierato la stessa idea di ignoranza caprina che l’innocuità gratuita dell’eloquio dell’intervistata suggerisce. 
La signorina cioè è a mio parere un’offesa per quanti, ogni giorno, senza santi, lavorano seriamente e non giocano a fare gli scrittori costruiti da qualche editor a tavolino nell’Italia puttana dei clientelismi.
I camerieri dovrebbero denunciarla. Io vivo all’estero e non faccio la cameriera, però tra una ex aspirante velina  che parla a vanvera senza connettere il cervello con la bocca e i camerieri, personalmente preferisco questi ultimi, che almeno non fingono di essere qualcos’altro, e fanno un lavoro utile. E voi? Voi da che parte state?
 
 
https://www.youtube.com/watch?v=lxKk4nywz8A




P.S. Non posteremo commenti di chi non si firma con nome e cognome, i commenti anonimi che ci attribuiscono presunte invidie di tanto talento, saranno cancellati. 

 

Comments (8)

  1. Anonimo

    Buongiorno, gentile Mary, i lettori del Premio Calvino, quando prendono in mano un'opera, non sanno nulla dell'autore. Il libro di Yasmin Incretolli ci ha molto colpito e, quando abbiamo conosciuto l'autrice, siamo rimasti sorpresi dalla sua personalità. La Giuria ha parlato di "un'interessante scommessa". Siamo consapevoli che "Mescolo tutto" dividerà i lettori e che alcuni si sentiranno respinti da uno stile così arduo. Ben vengano le critiche al libro, quindi, purché non diventino critiche personali all'autrice. Non ce n'è bisogno. Quanto alle interviste, è normale essere un po' impreparati all'inizio. Si migliora con l'esperienza. Un cordiale saluto dalla pagina Facebook del Premio Calvino

  2. Destrutturalismo

    Qui non si tratta di impreparazione iniziale, si tratta di persona che si è permessa senza averne i mezzi intellettuali e linguistici di improvvisare analisi sociologiche della domenica prive di fondamenti e completamente campate in aria, le lezioncine morali sui giovani che vanno all'estero perché a suo dire completamente imbecilli, poteva benissimo risparmiarsele. Per quanto riguarda invece lo stile dell'incipit e di parti del testo, da lettore lo trovo forzosamente ricercato, artificiale, come se si volesse per forza dimostrare di avere un fondo culturale, che di fatto, l'autrice nell'intervista dimostra di non avere. E' che ai lettori del premio Calvino, come forse ai lettori di altri premi e a molti editori, piacciono le persone "innocue", quelle che dicono che l'Italia è la patria delle possibilità in cui non esiste il privilegio e la discriminazione, una favola da servire al popolo attraverso personaggi costruiti a tavolino. Almeno la prossima volta assicuratevi che sappia quantomeno parlare. E alle amiche della signorina cioè che mi tacciano di invidia per aver detto quello che molti pensano ma non osano scrivere, rispondo che l'invidia presuppone quantomeno un minimo di basi su cui appoggiarsi e personalmente non ho fatto alcun riferimento alla giovane età dell'autrice, come si vorrebbe far intendere, ma ho ricopiato le sue parole e parti del suo testo, lo stesso testo che vi avrebbe meravigliosamente colpiti, artificioso, poco scorrevole e soprattutto finto. Avevamo davvero bisogno dell'ennesima pseudointellettualetta di regime che ripete a pappagallo quello che il potere vuole? L'Italia è il Paese della meritocrazia? Personalmente penso che l'Italia faccia schifo e lo dico anche, e lo scrivo forse con più proprietà di linguaggio e consapevolezza della vostra signorina cioè. Buona giornata.

  3. david koleda

    Personalmente, dopo essere stato un apprezzato giornalista, dopo avere scritto un bel po' di lavori per il teatro (sempre apprezzati da chi li ha letti), dopo essere approdato alla "impresa" di fare l'editore indipendente, proprio per dare spazio a chi sa scrivere, merita di essere letto, e non viene pubblicato dalle Grandi case editrici perchè non ha svenduto la sua faccia a fare apparizioni da guitto in televisione, mi chiedo:
    1)pubblicherei mai qualcosa scritto in quel modo?
    Risposta: NO! non si possono pubblicare furbacchioni che pensano di fare letteratura mettendo insieme un po' di parole storpiate e senza senso per dare vita a concetti privi di senso…
    2) se decidessi di pubblicarlo, al momento della registrazione all'ISBN, quale lingua indicherei?
    Risposta: CERTAMENTE NON L'ITALIANO
    3) Cosa hanno fumato i lettori del premio Calvino, prima di valutare le opere presentate?
    Risposta: NON SI SA, ma hanno avuto tanti incubi… sognavano Calvino che li prendeva a calci in culo!

    1. Destrutturalismo

      Che schifo questa nostra piccola e depredata itaglietta…

  4. Fabrizio Raccis

    Qualcuno si domanda perché in italia siamo alla deriva nella letteratura moderna, forse dovrebbe prendere in considerazione questi episodi, gli eventi letterari che miscelano oche senza cervello e scrittori prestanome che diventano casi letterari montati ad arte.

  5. Anonimo

    Lorca diceva che per giudicare la poesia sia necessaria una lunga iniziazione ed io ho avuto modo di sperimentare nella mia esperienza quanto abbia ragione. Non si tratta tanto di erudizione quanto di donarsi con purezza ad una passione che si lascia possedere solo da pochi eletti. In questo caso metterei sotto accusa più la giuria che l'autrice, innalzata probabilmente oltre misura dall'inettitudine della stessa, per motivi estranei alla letteratura. Credo che a volte si risponda con la stessa violenza con la quale la nostra sensibilità viene colpita, nel caso del breve scritto presentato parlerei di un vero e proprio stupro perpetrato nei confronti del lettore. Per questo occorre muoversi con cognizione dentro certi ambiti, questa giuria nella sua beata ignoranza ha avuto un atteggiamento kamikaze innescando l'esplosione della sacrosanta indignazione. David Pierini.

  6. Francesco Terracciano

    Non credo si possa aggiungere altro a quanto ha detto, magistralmente, Mary Blindflowers. Né si può togliere, purtroppo, a quanto ha cercato di esprimere la “autrice” -sarebbe meglio dire la responsabile- della prosa in parola: si scivolerebbe facilmente ai numeri negativi.
    La deriva italiana è, prima di ogni altra cosa, una deriva dell’impegno, degli interessi e della costruzione: dopo -e solo dopo- è anche deriva di costumi, come in un terribile corollario.
    François Nédel Atèrre

  7. Lia Aurioso

    Sto coi camerieri.

Post a comment