Togett, Il principe Codarello

Togett, Il principe Codarello

Togett, Il principe Codarello

 

Togett, Il principe Codarello

Togett, Il principe Codarello, rarissima edizione del 1932, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Togett, Il principe Codarello

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Annemar Togett, Sua Altezza Reale il Principe Codarello, L. Cappelli Editore, Bologna, 1932, illustrato a colori, è ormai introvabile. Il libro, che sono riuscita, per caso, a reperire, è una favola scritta da una ragazza giovanissima, di cui si sa poco e nulla. Soltanto che nel 1928 aveva quattordici anni. Lo evinco da una critica contenuta alla fine del testo:

Vita femminile, maggio 1928:
Nel suo ultimo libro la bimba quattordicenne conferma le sue doti di scrittrice: molta fantasia e una grande sensibilità che fa vibrare la sua anima infantile…

Le critiche riportate sono diverse e tratte da differenti testate. Riflettono tutte una retorichetta entusiasta per l’opera della Togett che era perfettamente rimpinzata di tutti i pregiudizi classisti e fascisti di quell’epoca. I pochi che possiedono questo libro, scrivono che la miniatura di topolino che compare alla fine di ogni capitolo, segna la prima apparizione del personaggio in Italia, e lo dicono con toni di entusiasmo, sottolineando la rarità del libro, ma forse non lo hanno letto, considerandolo solo come cimelio raro. Dimenticano, infatti, che si tratta di una favola fascista e che riflette le conseguenze di un’educazione basata sull’arroganza di classe, sui privilegi della nobiltà e sui valori borghesi meschini meschini, legati a un patriarcato che in Italia non è mai morto, nonché su un certo razzismo di fondo che recita che bianco è uguale a nobile, scuro uguale a plebeo, in perfetto stile brutto anatroccolo:

Però noi della nobiltà siamo stati creati con il naso e la bocca rosei e il pelo bianco… Se leggi le opere classiche degli uomini troverai sempre che nel descrivere una bella ragazza dicono che aveva la pelle di giglio e rosa… Noi pure, nel descrivere una topolina molto affascinante, diciamo che il suo nasino è un pallido petalo di rosa, che le sue labbra hanno la tinta del granito, che il suo pelo è di neve (pp. 72-73).

Codarello è un topo classista che rimprovera al suo migliore amico nonché “Preferito”, di non essere abbastanza nobile per aspirare alla mano di sua sorella:

Avete forse dimenticato la grande differenza che esiste tra mia sorella e voi? Siete un basso lecca-olio, un vanitoso sfrontato, e non so come mio padre vi abbia permesso di restare alla sua Corte… (p. 101).

L’Aiutante si difende dicendo che se pure non ha sangue reale, non è un lecca-olio, ossia un plebeo, perché la sua famiglia è pur sempre nobile, allora Codarello si placa.
Qui c’è l’esaltazione della divisione in classi e il mito fasullo della nobiltà, coltivato ancora oggi non solo nelle nazioni che rimangono monarchiche, ma anche in Italia, basti pensare ai tanti esaltati piangenti per la defunta colonialista regina inglese o ai tanti artisti felicissimi di prendersi i riconoscimenti della corona britannica.
Del resto buona parte della favolistica mondiale non parla di re, regine, principesse e sangue blu?
Ma siccome la Togett è anche una buona borghesuccia, eccola attribuire a una principessa di sangue reale che deve sposarsi, alcuni compiti prettamente borghesi e ovviamente la tiritera su come deve comportarsi per essere brava e bella, sottomessa al marito, e altre stupidaggini del genere, è impartita dalla regina:

Codabianca, rimasta sola con la figlia le parlò a lungo…

(continua su Destrutturalismo n. 10, in uscita a Luglio 2025).

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

Thinking Man Editore

 

 

 

Comment (1)

  1. giuseppe ioppolo

    La mia famiglia è nobbile
    e nella famiglia tutti
    abbiamo li scarpi rutti
    evviva la nobbiltà
    Io non lavoro mai
    è nobbile mestiere
    basta che mi salutano
    “baciamo le mani cavaliere!”
    La mia famiglia è nobile
    so tant’anni che va avanti
    con la panza vacanti
    evviva la nobbiltà
    La mia famiglia è nobbile
    abbiamo il sangue blu
    non ce la facciamo più
    Evviva la nobbiltà

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