Dahl e Lovecraft, corrispondenze

Dahl e Lovecraft, corrispondenze

Dahl e Lovecraft, corrispondenze

Dahl e Lovecraft, corrispondenze

Edizione contemporanea di Lovecraft, Antiche Curiosità©

 

Dahl e Lovecraft, corrispondenze

Mary Blindflowers©

 

Un famiglio (in inglese familiar) è uno spirito servitore o una creatura soprannaturale che assiste una strega o un mago nei loro incantesimi. Nella cultura popolare è spesso rappresentato come un animale, talvolta normale, talvolta dotato di poteri o caratteristiche demoniache. Le forme più comuni che assume un familio sono: gatto, ovviamente nero, rospo, cane nero, civetta o corvo, donnola o furetto, topo o ratto.

Durante i processi per stregoneria, molte confessioni (spesso estorte con la tortura) includevano riferimenti a “famigli”. La strega dichiarava di avere ricevuto un piccolo animale da un “uomo nero” (cioè il Diavolo). Il famiglio si nutriva di sangue umano, spesso da un piccolo “capezzolo soprannumerario” (il cosiddetto witch’s teat). Agiva come intermediario tra la strega e il demonio. In queste fonti inquisitoriali, i famigli parlano, suggeriscono incantesimi e uccidono su comando. Talvolta, prendono la forma di defunti o neonati morti perché sono metamorfici. La strega stessa può trasformarsi in animale (concetto simile ma distinto: shape-shifting). Oppure, può inviare il famiglio a prendere possesso di altri (una forma di “infestazione spirituale”).

Il famiglio, entità complessa e stratificata, in alcune culture, è uno spirito ancestrale o protettore, molto diverso dall’immagine maligna delle streghe cristianizzate. In Africa, Asia o America Latina, si trovano creature spirituali simili ma con valenze anche positive. In ogni caso e in ogni contesto, questa creatura sovrannaturale e mostruosa, non è solo un aiutante pratico, ha anche un ruolo simbolico. Rappresenta la natura animale e istintuale della strega; il ponte tra il mondo terreno e quello invisibile; la possessione o la connessione col Male o con il Bene. Talvolta è un doppio della strega: il suo alter ego sotto forma bestiale.

Leggendo un racconto di Lovecraft, precisamente The dreams in the witch house, mi sono imbattuta in un curioso familio di nome Brown Jenkin e ho subito pensato al Bruno Jenkins de Le Streghe di Dahl.

Che corrispondenza esiste tra i due, a parte i nomi?

Il Jenkin di Lovecraft è una creatura demoniaca che ha un corpo di ratto ma un volto umano. Assiste la strega Keziah Mason. Parla, viaggia tra le dimensioni, e compare nei sogni-incubi sonnambolici del protagonista.

Il Jenkins di Dahl è un topo umano, o meglio un bambino che per… (continua su Destrutturalismo n. 10).

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

Thinking Man Editore

 

Comment (1)

  1. Giuseppe Ioppolo

    Il topo è un animaletto un po schifosetto…Però c’è molta differenza tra il topo di campagna e quello di città. Il primo a confronto del secondo è quasi un animaletto grazioso.
    Quando s’introduce nelle abitazioni dei villani si lascia attrarre dai loro formaggi, dai loro salumi, dal loro pane. Sono ghiotti di noci, nocciole ma il guscio delle mandorle è più resistente ai loro attacchi ed ai loro denti. Si riproducono intensamente e resistono con intelligenza alla caccia dei predatori. I gatti però si dimostrano altrettanto intelligenti ma di fatto il gatto difficilmente mangia il topo, in genere si limita ad ucciderlo.
    Il topo di città assai spesso si confonde con il ratto. È un animale più grosso, colonizza soprattutto il sistema fognario dove si organizza in gruppo dei ratti che assai spesso è molto numeroso. Nella forma gruppo i ratti possono assumere un comportamento fortemente aggressivo pericoloso per l’uomo. La derattizzazione è una forma di guerra all’avanzata dei ratti. I gatti hanno difficoltà a combattere questi murini e solitamente se la fanno alla larga. La derattizzazione pertanto è affidata al posizionamento di esche ratti ideale disseminate sui loro percorsi. Ma il ratto ha capacità di imparare a riconoscere le esche ed evitarle. Occorre quindi presentarle in forme diverse e su percorsi sempre differenti con la consapevolezza che si tratta comunque la battaglia d’una guerra che potrebbe essere persa dell’uomo.

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