Un Paese per vecchie

Un paese per vecchie

Un Paese per vecchie

Un paese per vecchie

Schizzo su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©

 

Un Paese per vecchie

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

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Non è un Paese per vecchie di Loredana Lipperini, pubblicato qualche annetto fa e riproposto stancamente da un’editoria incapace di rinnovarsi sul serio e basata sempre sui soliti nomi, affronta il problema della vecchiaia femminile. Fin dalla prefazione alla nuova edizione, evidenziamo un proliferare di luoghi comuni che sono il cavallo di battaglia della Lipperini. La difesa dei diritti delle donne della sua classe sociale. Afferra a piene mani la retorichetta stantia che la donna non sia esattamente come il vino, ossia che più invecchia e meno viene considerata perché mancherebbero le basi di quei canoni estetici imposti che ne garantirebbero l’innesto perfetto nella società maschilista. Ora che la società italiana sia maschilista, è vero, purtroppo però la Lipperini, invece di affondare la penna nella sostanza, nella storia, nelle motivazioni profonde e nelle conseguenze di questo becero maschilismo di sistema, sistema del quale, tra parentesi, fa parte, si mette a pigolare sul fatto che quando una donna si taglia i capelli e non li tinge più, viene criticata e giudicata, e nella Prefazione si fionda letteralmente in una conversazione amena e da gossip di quarta categoria, sulla capigliatura, citando in modo piuttosto ridicolo perfino articoli di non precisate riviste femminili, con un linguaggio dilettantistico che farebbe rabbrividire Fabio Volo:

C’è un episodio apparentemente minimo e frivolo accaduto qualche anno fa che chiarisce bene la questione, proprio perché spesso sono gli episodi frivoli a diventare rivelatori. Era d’estate, e una rivista femminile, peraltro assai ben fatta e molto, anzi moltissimo attenta all’immaginario che riguarda le donne, pubblicò un articolo sul suo sito. L’articolo riguardava una donna, molto nota, che si era tagliata i capelli, e aveva smesso di tingerli…

A questo punto ci fermiamo. Moltissimo attenta non esiste, non esiste una gradazione superiore al superlativo assoluto; più di attentissimi (concetto già espresso dalla scrittrice un attimo prima), non vi può essere per la lingua italiana. Ma poi quale rivista? Siamo curiosi di sapere quale sia questa rivista “assai ben fatta”, ma l’autrice non ce lo dice. Poi addirittura cita uno stralcio dell’articolo preso dalla fantomatica rivista ma non mette la fonte!! E questa sarebbe saggistica? Non lo sa, la Lipperini, visto che si vanta di fare la giornalista e di scrivere libri e non librini come tanti Pinko, che quando si cita specialmente in modo testuale, parola per parola, occorre una piccola nota che chiarisca da dove sia stata presa la citazione? Eh, no, non lo sa, si vede che il giornalismo odierno non bada a queste quisquilie… Citare senza fonte è ormai in uso presso i giornalai. Andiamo avanti. La pregevole saggista si lancia in una dissertazione sul simbolismo del taglio dei capelli delle donne che celerebbe tanti significati nascosti. Ignorate la forma, dice, e cercate di intuire il significato dell’atto, altrimenti “sarete disarmate”. Poi cita impropriamente e a casaccio Roland Barthes, e non sapendo cosa scrivere, va a scomodare gli antichi Romani: “Perché nella nostra mente gli antichi Romani hanno la frangia?”, risposta: “Perché sono i film ad avercelo detto. La frangia dei Romani indica che quelli che stiamo vedendo sullo schermo sono proprio Romani”. Non siamo riusciti a trattenere una risata. Ma a che razza di lettore si rivolge questa autrice? Poi continua parlando delle rughe di Hillary Clinton, della coscia esibita di Susan Sarandon, e ci chiediamo: ma è un libro di saggistica divulgativa o la succursale di Novella Duemila? Non sarà mica quella la rivista a cui si riferiva l’esimia? Forse! Intanto saltella allegramente dallo stilista Valentino al botulino, da Sanremo a se stessa, con una facilità che ricorda il minestrone surgelato. Non poteva esimersi dal dirci che a una gran festa il padrone di casa le ha detto che veste “da schifo” anche se è “tanto cara”. Infine cita Eliot, per darsi un tono intellettuale dopo l’escursione nel gossip.
Insomma questa è la prefazione. Vi lasciamo immaginare il resto con le citazioni senza fonte dal suo bloghettino…
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Thinking Man Editore

Libri Mary Blindflowers

 

 

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Lipperini, Lipperini,
    sono solo libricini
    manco buoni per bambini!

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