
Un’edizione dI Lovecraft, credit Antiche Curiosità©
Lovecraft, Ciclo dei sogni
Mary Blindflowers©
.
Parliamo oggi del Ciclo dei sogni, di Randolph Carter, personaggio ben noto di Lovecraft. Randolph appare in diversi racconti e incarna l’uomo colto, visionario e razzistello che rifiuta la banalità del mondo moderno per cercare significati più profondi nei sogni e nell’ignoto. In pratica una sorta di alter ego dello stesso Lovecraft.
I temi centrali sono facilmente individuabili:
Fuga dalla realtà: Carter rifugge il mondo in cui vive, industrializzato e razionale, per cercare nei sogni qualcosa di più antico, misterioso e spiritualmente profondo.
Ricerca del sublime: L’esplorazione onirica è una metafora della ricerca dell’assoluto, della bellezza pura o di una verità trascendente. Carter si spinge sempre più oltre, verso mondi meravigliosi ma anche terrificanti, come se cercasse un significato ultimo.
Il confine tra sogno e realtà: Lovecraft gioca costantemente con il dubbio se i mondi che Carter visita siano soltanto illusioni mentali o reali universi paralleli. Questo alimenta l’idea che la mente umana possa accedere a dimensioni oltre i limiti della percezione ordinaria.
L’inevitabile perdita: Alla fine del viaggio, spesso Carter scopre che ciò che cercava non esiste più, è irraggiungibile o non è come lo immaginava. C’è un senso malinconico e decadente, una nostalgia per mondi perduti o irraggiungibili.
Nel ciclo di Carter le ossessioni personali dell’autore sulla purezza razziale ci sono, ma sono stemperate nel barocchismo delle situazioni, immerse nel descrittivismo oniroide in un costante trip. Non sono troppo esplicite ma implicitamente simboliche e rinvenibili, oltretutto, in tutta la sua produzione. Un lettore distratto potrebbe anche non farci caso, ma chi è abituato a leggere letteratura e sa eviscerare i simboli, può vedere chiaramente le ansie razziali di Lovecraft che poi sono comuni anche a molti autori della sua epoca, quindi non rappresentavano un modo sui generis di vedere le cose. Solo che mentre altri autori sono lucidamente razzisti, Lovecraft lo è visceralmente, ossia in modo del tutto irrazionale e ansiogeno.
Nel ciclo onirico di Carter il tema è più alluso, meno esplicito, ma comunque presente. Le creature o razze “altre”, come gli uomini gialli di Leng o i servitori dei Grandi Antichi, sono spesso descritte come degenerate, ibridi mostruosi, o abitanti di territori periferici e oscuri. C’è l’idea costante di un confine che non va oltrepassato tra il “puro” e il “contaminato”, l’umano e il non umano.
Rispetto ai racconti più brevi il ciclo di Carter è più carico di immagini decadenti. Carter in The Dream-Quest of unknown Kadath, viaggia nel sogno e le descrizioni vivide di paesaggi e situazioni assurde, iperboliche, sembrano non finire mai, in una sovrabbondanza che fa desiderare di arrivare presto al finale, anche se lo stile non è mai grezzo o imperfetto, ma eccessivamente barocco sì, a tratti arcaizzante. L’autore cerca deliberatamente di evocare un senso di maestosità, mistero e lontananza. I periodi articolati, pieni di subordinate, che possono risultare ostici se letti senza concentrazione, a me personalmente non disturbano, ma un lettore moderno, abituato allo stile americano da scuole contemporanee di scritturina creativa, potrebbe percepirle come ostiche. La trama è comunque sottile o diluita, mentre l’attenzione è rivolta al viaggio interiore, all’esplorazione, alla meraviglia (o al terrore) del paesaggio cosmico. Parole come “cyclopean”, “eldritch”, “accursed”, o costruzioni linguistiche alla maniera di Lord Dunsany (autore che Lovecraft ammirava moltissimo), sono onnipresenti creando un effetto arabesco dal sapore antico che ha scopo puramente evocativo.
In sintesi occorre un lettore robusto e con una certa dose di pazienza per leggere questi racconti. Leggere un autore del passato è comunque sempre molto istruttivo, se si vuole conoscere a fondo la letteratura, nel bene e nel male.
.
DESTRUTTURALISMO Punti salienti