
La sentinella, disegno su mobile dipinto, particolare, by Mary Blindflowers©
Furbe sentinelle del mainstream
Giorgio Infantino©
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Ci sono momenti in cui ci si imbatte in interventi e opinioni di personaggi che, nei fatti, hanno dedicato e continuano a dedicare la loro vita a difendere i propri privilegi e il mondo del mainstream editoriale. Momenti che distraggono, come può accadere mentre si passeggia andando per la propria strada ascoltando l’abbaiare di un cane. Poi però i latrati si fanno più forti, diventando insopportabili ed allora capisci che, proprio per andare avanti per la tua strada, devi reagire. L’abbaiare di queste sentinelle del mainstream ha diverse caratteristiche comuni. Proverò ad enumerarne qualcuna, senza voler dare a questo elenco un ordine di qualsiasi tipo.
Proviamo, dunque:
1) in genere, hanno un’età anagrafica che ha passato da un pezzo i sessant’anni, il che è ovvio: hanno avuto bisogno di consolidare le briciole, o le ossa, stando al paragone col cane, che sono state loro lanciate, a più riprese, nel tempo e a volte con nuove edizioni dei loro libri, di solito illeggibili;
2) parlano e rispondono per slogan, uno dei più gettonati dei quali è dare del “personalista” a chi, in qualche modo, li critica o ne smaschera l’ipocrisia, quando non dichiaratamente dell’invidioso arrabbiato;
3) sono, per un curioso fenomeno che già Hegel aveva intuito nell’Ottocento, una fabbrica vivente di contraddizioni. Ad esempio, si scagliano contro l’emarginazione degli anziani, quando i giovani e i giovanissimi di talento faticano a far sentire la propria voce tanto da essere in genere condannati all’inesistenza, oppure auspicano un mondo fatto di movimenti audaci e indisciplinati, vivendo e difendendo, essi stessi per primi, un ordine assoluto dove a comandare è la grande editoria e dove un tipo scaltro come Cairo, intimamente ammiratore di Berlusconi, capisce che trasformare La7 in una riedizione, rivista ed emendata, di TeleKabul, potrà aumentargli lo share.
Mi sono limitat solo ad elencare questi tre punti, che già da soli bastano e avanzano a spiegare il disastro culturale italiano, tacendo sulle casse di risonanza periferiche, una delle quali è la scuola, dove i libri e gli autori invitati in genere alle presentazioni sono mainstream a tutto tondo.
Questi personaggi sono insomma sentinelle del potere e furbacchioni nello stesso tempo ma, in fondo, hanno paura. Paura, sì, che si diffonda un modello produttore di arte e letteratura dal basso, munito di propri canali alternativi di distribuzione e, soprattutto, autonomi, come accadde al neorealismo, per esempio, prima che le sinistre ci mettessero addosso le mani. Qualora nascesse un simile movimento culturale, il pericolo che qualcuno ci possa mettere sopra le mani è remoto, perché tutti questi anni di democrazia coi nastrini di seta che ti cingono gentilmente il collo, soffocandoti, hanno dimostrato che l’unica differenza che conta è tra chi ha il potere e chi non ce l’ha, tra classe dominante e dominati che devono subire e che le ideologie, che comunque si portavano dietro anche delle speranze, si sono ormai arrese alla convenienza spicciola di ogni giorno. Queste sentinelle, arroccate nei loro castelli, assomigliano insomma sempre di più a quell’aristocratico inglese avvertito dal domestico che il Tamigi era straripato, finché al maggiordomo non rimase che annunciare l’ingresso del fiume in salotto.
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti