Lovecraft, croce e delizia

Lovecraft, croce e delizia

Lovecraft, croce e delizia

 

Lovecraft, croce e delizia

Macabre stories, Lovecraft, credit Antiche Curiosità©

 

Lovecraft, croce e delizia

Mary Blindflowers©

 

Rileggere la letteratura del passato, con onestà intellettuale, significa leggere con occhi disincantati, assai poco inclini al moralismo di cui l’arte può fare tranquillamente a meno, significa capire lo stile, il contenuto, l’intento dell’autore senza pensare di tagliare i messaggi che non ci piacciono, o di travisare il senso delle parole per adattarle meglio alla nostra idea del mondo.
La disonestà selettiva con cui la critica che conta ha deciso chi “salvare” con la canonizzazione e chi “cancellare” perché scomodo, attiene alle dittature del pensiero. C’è una tendenza contemporanea a usare il passato come un campo di battaglia per le guerre morali del presente, ma con criteri a volte incoerenti e quasi ideologici.
Facciamo degli esempi, Giambattista Casti cantò contro la monarchia assoluta ereditaria, era scettico verso il potere religioso, pacifista, ricco di senso dell’umorismo, capace di comporre rime piacevolissime e divertenti, ma non è stato canonizzato. Eh, chissà come mai…, insomma, uno che non si adegua e tuona contro il potere, non può entrare nel canone, ci mancherebbe. Machiavelli, guerrafondaio, consigliere del Princeps e della pseudo-filosofia che il fine giustificherebbe sempre i mezzi, invece sì che rientra nel canone, con quella brutta prosa e la sua inesauribile devozione al potere.
La critica, che per fortuna, ormai ha perso ogni credibilità, crea anche delle gerarchie tra coloro che sono rientrati nel canone.
Facciamo un esempio:
Defoe in Robinson Crusoe tratta Venerdì come un servitore obbediente, non come un pari ed esprime idee piuttosto razziste che sono evidentissime. Stevenson in L’isola del Tesoro raffigura i “selvaggi” coloniali come sfondo esotico e poco più e non ha affatto idee progressiste. Mary Shelley, in Frankenstein non mette in discussione davvero le gerarchie sociali o le dinamiche imperialiste del suo tempo, anzi nel romanzo bianco è bello, tant’è che la sola bambina di colore chiaro, nella casa del contadino, viene considerata l’unica rosa tra i rovi di colore scuro.
Tolkien ne Il signore degli anelli, elabora una mitologia interamente costruita su caste, dinastie, nobiltà di sangue. Il concetto di “razza” nei suoi romanzi è centrale e spesso associato a una gerarchia morale: gli elfi sono superiori, gli orchi degenerati. Eppure, Tolkien viene venerato come un cantore del bene assoluto.
Questi autori vengono ancora letti con benevolenza, come se appartenessero a un “passato comprensibile”.
Lovecraft non ha mai nascosto le sue idee razziste, soprattutto nei suoi anni giovanili, per poi riconsiderare benevolmente il socialismo a partire dagli anni 30. Non è certo diventato un paladino del progresso, perlomeno però, come si evince dalle lettere successive al 1930, spesso omesse nelle edizioni italiote, ha riconsiderato la sua posizione reazionaria. Nonostante questo, viene continuamente crocifisso con un’accanita moralizzazione postuma. Alcuni critici hanno anche scritto che ha una scrittura “grezza”, cosa assolutamente falsa. Lovecraft, in barba ai moralismi, ha una prosa che ipnotizza in cui le immagini esotiche e il sovraccarico barocco, non stanca mai, a tratti è simile alla prosa del magnifico Wilde. Ti trasporta, infatti, dentro un sogno lucido in cui ogni termine è accurato, visionario. Ecco l’attacco di The dream-quest of unknow Kadat:

Three times Randolph Carter dreamed of the marvellous city, and three times was he snatched away while still he paused on the high terrace above it. All golden and lovely it blazed in the sunset, with walls, temples, colonnades, and arched bridges of veined marble, silver-basined fountains of prismatic spray in broad squares and perfumed gardens, and wide streets marching between delicate trees and blossom-laden urns and ivory statues in gleaming rows; while on steep northward slopes climbed tiers of red roofs and old peaked gables harbouring little lanes of grassy cobbles. It was a fever of the gods; a fanfare of supernal trumpets and a clash of immortal cymbals. Mystery hung about it as clouds about a fabulous unvisited mountain…

Per tre volte Randolph Carter sognò la città meravigliosa, e per tre volte fu rapito mentre ancora si fermava sull’alta terrazza che la sovrastava. Tutta dorata e incantevole, risplendeva al tramonto, con mura, templi, colonnati e ponti ad arco di marmo venato, fontane dal bacino d’argento dagli spruzzi prismatici in ampie piazze e giardini profumati, e ampie strade che si snodavano tra alberi delicati, urne cariche di fiori e statue d’avorio in file scintillanti; mentre sui ripidi pendii verso nord si arrampicavano file di tetti rossi e antichi frontoni aguzzi che nascondevano viottoli di ciottoli erbosi. Era una febbre degli dei; una fanfara di trombe celesti e un clangore di cembali immortali. Il mistero aleggiava intorno ad essa come nuvole intorno a una favolosa montagna inesplorata…

Insomma, Lovecraft aveva idee balzane sulla razza, ma non si può negare che fosse un grande scrittore, lo stesso non si può dire di Tolkien che, pur avendo le stesse idee, se non peggiori, viene santificato. Ma perché?
Perché, mentre Tolkien consola con quel suo razzismo aristocratico-buonista, Lovecraft mette il lettore davanti a un universo indifferente, alieno, ostile, e chiama l’essere umano un’illusione di significato in un cosmo freddo. Non c’è spazio per l’eroe nel senso classico del termine. Le sue paure, l’alienazione, la perdita di identità, il crollo delle certezze assolute, sono le stesse del mondo contemporaneo.
Se consideriamo poi la vita di Lovecraft non troviamo coerenza nelle sue idee suprematiste. Si definiva antisemita ma nel 1924 sposò Sonia Haft Greene, un’ebrea di origini ucraine, imprenditrice, colta, indipendente, tutto ciò che, sulla carta, avrebbe dovuto disturbare il Lovecraft conservatore e anglofilo. Scriveva lettere cariche di stereotipi razzisti, eppure nella vita reale stabiliva legami sinceri con persone che “sulla carta” rifiutava. Aveva amici afroamericani, corrispondeva con persone di ogni estrazione sociale. L’ambiguità della sua personalità si è trasferita nel suo modo di scrivere, croce e delizia, che è innegabilmente letteratura.

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