I monarchici repubblicani italiani

I monarchici repubblicani italiani

I monarchici repubblicani italiani

I monarchici repubblicani italiani

The power, disegno su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©

 

Giuseppe Ioppolo©

I monarchici repubblicani italiani

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La monarchia… spazza via ogni democrazia!

Cos’è cambiato da quando il filosofo illuminista Jean Meslier – un prete francese del XVIII secolo – lasciava in eredità, insieme a una serrata critica radicale alla religione e alla monarchia, il motto anticlericale divenuto canto degli anarcosocialisti di tutt’Europa: “Con le budella dell’ultimo prete impiccheremo l’ultimo papa e l’ultimo re”, che oggi fa sdilinquire il nostro giornalismo democratico, repubblicano e antifascista per le parole dette dal monarca anglosassone, re Carlo?

C’è davvero da sciogliersi dinanzi alla professione di fede antifascista di un monarca, sia pure di quel Regno Unito (UK) sbilenco, erede dell’Impero Britannico!

Ma cos’è una monarchia?

Scrive il dizionario Treccani:
«Forma di governo in cui i supremi poteri dello Stato sono accentrati in una sola persona (re, sovrano, monarca), la cui carica non è elettiva e che può essere anche affiancata da altre istituzioni: m. ereditaria, non ereditaria; m. assoluta, in cui il supremo governo statale è concentrato nel monarca; m. limitata o costituzionale, quando, accanto al monarca, vi sono altre istituzioni sovrane, quali il parlamento e il governo».

E se pure non siamo affatto propensi a lasciare nelle mani dei tre cani e dei dizionari mainstream il potere assoluto nell’attribuire significato alle parole, possiamo, in questo caso, riconoscere correttamente che la differenza centrale tra Monarchia e Democrazia sta nel fatto che il monarca non viene eletto. Il monarca eredita il regno dal monarca padre, che l’ha ricevuto a sua volta in eredità da un altro monarca padre.

Il monarca non può essere eletto neanche nel caso in cui la sua nomina non avvenga attraverso il meccanismo dell’eredità, ma tramite quello dell’investitura. In quest’ultimo caso, il potere dell’investitura è solitamente detenuto da una casta religiosa che si sovrappone ai cittadini-sudditi.

In altre parole, e checché ne possano pensare i nobili sudditi anglosassoni, la monarchia è l’opposto assoluto della democrazia. Ancora peggio del fascismo che, pur essendo una dittatura, non esclude a priori la possibilità di un regime fondato su forme elettive. La Repubblica di Salò, seppur in senso degenerato e corrotto, era la forma-Stato che il fascismo, messo alle corde, proponeva per l’Italietta dopo la catastrofica guerra al fianco delle armate di Hitler, introducendo, appunto, come nuova struttura istituzionale, un governo a forma repubblicana.

Il monarca governa. Governa con potere assoluto nelle monarchie assolute, ovvero laddove non esistano leggi o statuti che ne limitino l’autorità, che risulta dunque assoluta e illimitata, investita del potere di vita e di morte sui sudditi – non cittadini – e tiene, nelle sue grinfie, il destino di questi ultimi. Governa, perché anche in una monarchia costituzionale, il re è autorità di governo, senza che nessuno lo abbia eletto.

Da qualche tempo a questa parte, i nostri democratici d’occasione sembrano provare una grande nostalgia per i regimi autoritari e per la monarchia, che tra questi rappresenta il primo in assoluto.

Ed eccoli allora sperticarsi in lodi al monarca anglofilo che, udite udite, le canta e le suona al nazifascismo, mentre intanto i governi della sua adorata UK fanno comunella con la democratica Ucraina che, nel pieno della sua democrazia, cancella l’opposizione dal parlamento, blocca il ricambio elettorale, si spertica in lodi al democraticissimo Cisco e all’ancor più allucinato Franco, non disdegnando né il banderismo né le crocine uncinate tra i simboli dei suoi eroici difensori azoviani.

Strani, questi tempi per le democrazie e i democratici. Capita spesso che debbano correggere il voto dei cittadini. Un voto vale uno, ma per qualcuno può valere tre e per qualcun altro zero. Sono spesso costrette a mentire raccontando favole fake, e la brutta favola raccontata trova sempre un principe azzurro che ne salva il finale. Così, nel raccontare fake, ci si dimentica che il fascismo in Italia fu portato al governo con il favore della monarchia… ma questo non conta, e la favola del grande principe dai bei capei d’òr continua, anche se quei bei capei d’òr non sono più tali, ma appaiono lanugine canuta.

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