
Un animale intelligente, credit Mary Blindflowers©
Crepet, un giro in paglia
Mary Blindflowers©
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“Un padre e una madre che ascoltano Mozart non finiranno uccisi dal proprio figlio”, sono parole di Paolo Crepet, figlio di due figure di spicco del mondo accademico. E questo figlio di,… cresciuto tra i taffettà dell’alta borghesia, pensa davvero che la cultura salvi il mondo. Peccato che la storia della criminologia gli dia torto. Beh, Adolf Hitler non ha ucciso i genitori, ma l’essersi commosso per la musica di Wagner e la musica romantica tedesca, non gli ha impedito di mandare a morte milioni di vittime innocenti. L’olocausto non è, infatti, un’opinione. E Josef Mengele, amava Schumann e Brahms. Questo non gli ha impedito di fare atroci esperimenti sui prigionieri di Auschwitz. Anzi, lo sappia Crepet, che forse libri di storia ne ha aperto pochi: il suddetto Mengele ascoltava musica classica mentre conduceva le sue selezioni nei campi di sterminio. E che dire di Charles Manson? Pur essendo più legato al rock psichedelico, amava anche alcuni compositori classici. È stato fondatore di una setta responsabile di numerosi omicidi rituali. Proprio nella musica, anche in quella classica, sentiva messaggi spirituali e profezie. Ma passiamo ora a Ted Kaczynski (Unabomber). Lo sa, il Crepet meravigliao, che il buon Ted ascoltava Bach e Beethoven? Nonostante questo si è reso responsabile di vari attacchi dinamitardi per motivi ideologici. Nei suoi scritti si percepisce una certa estetica della “purezza” anche musicale. Era un matematico, laureato ad Harvard. Ma ecco Anders Breivik. Ascoltava musica classica prima di compiere stragi ed attentati in Norvegia. Ha dichiarato di aver usato la musica per entrare in uno “stato mentale” prima delle strage. Ma non finisce qui. Richard Kuklinski (The Iceman) annoverava tra le sue passioni l’ascolto di musica classica prima di “lavorare”. Chi era? Un sicario della mafia. Si stima abbia ucciso più di 100 persone. Diceva che la musica lo rilassava e lo aiutava a concentrarsi.
Ilse Koch (la “Strega di Buchenwald”), partecipava spesso a concerti di musica classica nei pressi del campo di concentramento. Si rese responsabile di atti di crudeltà estrema sui prigionieri del campo di Buchenwald. Amava la musica ma era capace di orrori inimmaginabili.
Insomma, di che parla Crepet? La cultura salverà il mondo? Ma anche e soprattutto no. Magari informarsi prima di parlare, visto che si vanta di scrivere libri, non sarebbe male.
Lo sa che la musica classica veniva usata spesso nei campi di concentramento? Per accompagnare le esecuzioni o le marce forzate, per esempio. Nei campi come Auschwitz e Mauthausen, c’erano vere e proprie orchestrine formate da prigionieri.
Suonavano mentre altri deportati venivano mandati al lavoro, o addirittura nelle camere a gas. Era un modo cinico per “mantenere l’ordine” e disumanizzare completamente le vittime.
Si organizzavano pure concerti per il personale SS. Alcuni ufficiali nazisti, appassionati di musica classica, facevano suonare i prigionieri per intrattenimento personale. Brani di Mozart, Beethoven, Schumann, ma anche musica più leggera. Ilse Koch e Josef Mengele, ad esempio, ascoltavano musica mentre commettevano atrocità.
Alcuni prigionieri venivano salvati temporaneamente proprio grazie alla loro abilità musicale. Chi suonava bene poteva entrare nell’orchestra del campo e, pur vivendo in condizioni terribili, evitare per un po’ la morte.
Il fatto che si suonasse Bach, Chopin o Mozart in luoghi di sterminio ha avuto un effetto straziante sulla psiche dei prigionieri dei campi di concentramento nazisti.
La musica, simbolo di cultura e sensibilità, veniva piegata per servire l’orrore.
Questo contrasto ha colpito molti sopravvissuti, alcuni dei quali non hanno più potuto ascoltare musica classica dopo la guerra.
Crepet, vatti a fare un giro, ma in paglia.
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti