
Salone di corte, schizzo su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©
Giuseppe Ioppolo, Mary Blindflowers, Giorgio Infantino, Emilio Noaro, Roberto Marzano, Gennaro Annoscia, Mariano Grossi, Fremmy, Lucio Pistis & Sandro Asebès, Francesco Demegni, Carmelo Ingegnere, Maria Ioppolo, Michelangelo Gaglio, Emilio La Cauza.
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Gentile “Segreteria Salone Libro di Torino”,
Vi scriviamo questa nostra letterina ringraziandovi, di tutto cuore, per aver rifiutato la partecipazione dell’Uovo Quadro al Salone.
Saremmo felicissimi che possiate far sapere agli utenti, clienti, e finalmente anche lettori, presenti al Salone, cosa sia L’Uovo Quadro. In effetti, si tratta solo di una associazione culturale non a scopo di lucro, non allineata, non familista, non politicizzata, regolarmente registrata in Italia, il cui scopo è diffondere le idee e la cultura del movimento destrutturalista, ugualmente non politicizzato, non allineato, non familista, i cui libri sono pubblicati dal marchio Thinking Man, una casa editrice che, oltre a pubblicare libri di saggistica, di narrativa, ecc., ecc., si è presa anche l’impegno di pubblicare Destrutturalismo, una rivista d’arte e di letteratura quadrimestrale aperta al contributo di chiunque sappia scrivere, e un blog aperto a qualunque discussione, senza censure di sorta.
Dubitiamo, tuttavia, che Voi del Salone facciate sapere mai queste cose ai lettori. Perché dovreste, del resto?
Ecco, questo ve lo dobbiamo riconoscere: siete assolutamente coerenti con Voi stessi, ossia con la motivazione da voi addotta per il rifiuto di uno spazio espositivo per la nostra associazione. Secondo Voi, infatti, la nostra “realtà” non sarebbe del tutto in linea con i vostri obiettivi e strategie.
A questo punto una domanda si impone: Quali sono i vostri obiettivi e le vostre strategie?
I nostri sono quelli di diffondere libri e cultura e favorire la libera circolazione delle idee in un Paese che dice di essere in democrazia. Nelle democrazie degne di questo nome il pluralismo di opinioni e di visioni della realtà dovrebbe essere prioritario rispetto ad altri non ben precisati, ma intuibili, obiettivi.
Ma, forse, non siamo in democrazia. Viviamo, più probabilmente, dentro una dittatura, quanto meno culturale, in cui si impongono gusti, opinioni, realtà e in cui la distribuzione nei circuiti che attirano molte persone è chiusa per chi non ha idee perfettamente allineate al sistema.
Il messaggio da parte vostra è stato, infatti, forte e chiaro: non siamo graditi, perché dovremmo pensare con la vostra testa e non con la nostra, quindi la condanna che avete emesso è l’oblio.
Chi non si allinea ai diktat dell’establishment è out, fuori, kaputt, inesistente. L’inesistenza è la nuova condanna per gli scrittori che hanno l’ardire di non lodare indiscriminatamente tutto ciò che proviene da circuiti altolocati e accademicamente approvati. Ma questo lo sapevamo già, non esistiamo da secoli, la condanna è perpetua, perché chi ha il potere di comunicare influenza la società e lo fa ormai senza scrupoli.
L’inesistenza, dunque, è il miglior metodo per condannare chi non si adegua al vostro strapotere. Ebbene, tenetevelo, sia lo spazio che il potere, ma quantomeno non parlate di cultura e di democrazia perché fate seriamente ridere i polli.
P.S. E per favore, finitela di dire che gli italiani non leggono. Sarà pure vero, ma ve lo meritate e, in fondo, non ve ne frega nulla. Basta assicurarsi una bella prossima edizione del Salone a Torino, con l’Ovale pieno zeppo di Istituzioni Pubbliche (che pagano gli spazi anche coi nostri soldi di cittadini), di grossi editori e pasciute superstar. Tuttavia: ragionando col Vostro metro, ci viene ancora un dubbio: siete sicuri che a qualcuno dei Vostri che magari “conti” un po’ di più, non possa venire in mente di trasferire il Salone a Milano? Chissà, hai visto mai?
Cordiali saluti, dal movimento destrutturalista inesistente.
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti