Il signore degli anelli

Il signore degli anelli

Il signore degli anelli

 

Il signore degli anelli

Il signore degli anelli, vol. I credit Antiche curiosità©

Il signore degli anelli

Mary Blindflowers©

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The fellowship of the ring, è il libro I del celeberrimo The Lord of the rings, Il Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien. L’opera intera venne pubblicata in tre volumi:

• La Compagnia dell’Anello (The Fellowship of the Ring), 29 luglio 1954;
• Le Due Torri (The Two Towers), 11 novembre 1954;
• Il Ritorno del Re (The Return of the King), 20 ottobre 1955.

Tolkien inizialmente voleva pubblicare l’opera in un unico volume, ma per motivi editoriali (costi di stampa e difficoltà di reperire carta nel dopoguerra), fu divisa in tre libri. Questa divisione è diventata la struttura classica del romanzo, anche se tecnicamente Il Signore degli Anelli è un’unica storia.
La prima edizione italiana fu pubblicata dalla casa editrice Astrolabio nel 1967, ma la traduzione più famosa (di Vittoria Alliata, rivista poi da Quirino Principe) uscì per Rusconi soltanto nel 1970. Da allora Tolkien è ristampatissimo mentre altri libri di altri autori di maggior spessore contenutistico e filosofico, sono stati del tutto dimenticati, a loro non viene dedicato nessun film che fa volare le vendite, e c’è un motivo, niente accade per caso, nonostante molti pensino il contrario.

In questo articolo parlerò della prima parte del primo libro, e in particolare del Prologo, data la monumentalità dell’opera. Se riuscite a sopravvivere al descrittivismo ossessivo della panoramica introduttiva chiamata Prologo, siete già lettori che hanno una certa resistenza e una forte tendenza al masochismo. L’introduzione è di una pesantezza più unica che rara e si divide in varie parti tutte noiosissime:

1 “Concerning Hobbit”
2 “Concerning Pipe-weed”,
3 “Of the ordening on the Shire”
4 “Of the Finding of the Ring”.

La parte 1 inizia con la descrizione degli Hobbit, chi sono, come sono, cosa fanno, dove vivono, etc.:

Hobbits are an unobtrusive but very ancient people, more numerous formerly than they are today; for they love peace and quiet and good tilled earth: a well-ordered and well-farmed countryside was their favourite haunt. They do not and did not understand or like machines more complicated than a forge-bellows, a water-mill, or a hand-loom, though they were skilful with tools…

Gli Hobbit sono un popolo discreto ma molto antico, più numeroso in passato di quanto non lo sia oggi; perché amano la pace, la quiete e la buona terra coltivata: una campagna ben ordinata e ben coltivata era il loro rifugio preferito. Non capiscono e non capivano o non amavano macchine più complicate di un mantice da fucina, un mulino ad acqua o un telaio a mano, sebbene fossero abili con gli strumenti…

La parte 2 parla sempre degli Hobbit e della loro abitudine di fumare la pipa, la terza della Contea in cui vivono e la quarta introduce l’argomento dell’anello che poi sarà l’oggetto principale della storia.
Le descrizioni, rispetto alle quali “quel ramo del lago di Como”, sembra cortissimo, tediano a morte, ma in mezzo al mare di particolari, già Tolkien delinea quello che sarà il suo scopo, e lo fa quasi in sordina, senza farsi accorgere, sottolineando l’importanza degli studi di genealogia:

A love of learning (other than genealogical lore) was far from general among them, but there remained still a few in the older families who studied their own books, and even gathered reports of old times and distant lands from Elves, Dwarves, and Men. Their own records began only after the settlement of the Shire, and their most ancient legends hardly looked further back than their Wandering Days.

L’amore per l’apprendimento (a parte la conoscenza genealogica) era tutt’altro che comune tra loro, ma c’erano ancora alcuni nelle famiglie più anziane che studiavano i propri libri e raccoglievano persino resoconti di tempi antichi e terre lontane da Elfi, Nani e Uomini. I loro archivi iniziarono solo dopo l’insediamento della Contea e le loro leggende più antiche difficilmente risalivano più indietro dei loro Giorni Vagabondi.

Sembra, questa della genealogia, un’affermazione come tante, buttata lì a caso dall’autore e invece… Invece le pagine successive, come del resto tutto il romanzo, chiariranno bene l’importanza di questo concetto che in un testo subdolo e solo apparentemente innocuo, basato sui rapporti di potere e sudditanza, diventa subliminalmente e non, fondamentale… (continua)

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Thinking Man editore

Libri Mary Blindflowers

 

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