
Tolkien, Una edizione di The Hobbit, credit Antiche Curiosità©
Tolkien, The Hobbit aristocratico
Mary Blindflowers©
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The Hobbit, pubblicato per la prima volta nel 1937, è la manifestazione più evidente di certo conservatorismo espressivo, tipico di una società edonista e votata all’importanza della genealogia. Il protagonista è un Hobbit, ma non un Hobbit qualsiasi, bensì uno che passa le sue giornate fumando immerso nel dolce far niente, in pratica un aristocratico di campagna, amante della vita domestica e del quieto vivere, ma con un lato avventuroso dovuto al sangue di certi suoi antenati, i Tuc. Bilbo inizialmente ha una certa riluttanza a partire con i nani. La resistenza dell’Hobbit è una metafora della diffidenza dell’aristocrazia verso l’incertezza e il cambiamento. Il conservatore non ama le scosse ma solo il proprio piccolo mondo di casta. Bilbo appartiene a una famiglia rispettabile (i Baggins), laddove per rispettabile si intende ricco. L’autore lo dice esplicitamente:
This hobbit was a very well-to-do hobbit, and his name was Baggins. The Bagginses had lived in the neighbourhood of The Hill for time out of mind, and people considered them very respectable, not only because most of them were rich, but also because they never had any adventures or didanything unexpected: you could tell what a Baggins would say on any question without the bother of asking him. This is a story of how a Baggins had an adventure, and found himself doing and saying things altogether unexpected.
Questo hobbit era uno hobbit molto benestante, e il suo nome era Baggins. I Baggins vivevano nei pressi di The Hill da tempo immemorabile, e la gente li considerava molto rispettabili, non solo perché la maggior parte di loro era ricca, ma anche perché non avevano mai avuto avventure o fatto nulla di inaspettato: si poteva dire cosa avrebbe detto un Baggins su qualsiasi domanda senza il fastidio di chiederglielo. Questa è la storia di come un Baggins ebbe un’avventura, e si ritrovò a fare e dire cose del tutto inaspettate.
Questo è un punto di vista molto conservatore, ossia il dare per scontato che chi è ricco è tendenzialmente una persona “perbene”, “rispettabile”. Sebbene questo perbenismo stantio non sia assolutista, è tuttavia spalmato a piene mani in tutto il romanzo. Non è assolutista, dico, perché la ricchezza non è l’unico fattore per definire una persona come si deve, l’altro fattore è l’adesione totale alle regole imposte dalla società.
Bilbo è un Baggins ma è anche imparentato con i suddetti Tuc, da parte di madre. I Tuc hanno la pessima abitudine di abbandonare la sicurezza domestica per tuffarsi in una vita avventurosa, in un certo senso turbano l’ordine dell’aristocrazia locale, e basta solo questo a renderli meno rispettabili dei Baggins, anche se sono più ricchi:
As I was saying, the mother of this hobbit—of Bilbo Baggins, that is—was the famous Belladonna Took, one of the three remarkable daughters of the Old Took, head of the hobbits who lived across The Water, the small river that ran at the foot of The Hill. It was often said (in other families) that long ago one of the Took ancestors must have taken a fairy wife. That was, of course, absurd, but certainly there was still something not entirely hobbitlike about them, and once in a while members of the Took-clan would go and have adventures. They discreetly disappeared, and the family hushed it up; but the fact remained that the Tooks were not as respectable as the Bagginses, though they were undoubtedly richer.
Come dicevo, la madre di questo hobbit, cioè di Bilbo Baggins, era la famosa Belladonna Tuc, una delle tre straordinarie figlie del Vecchio Tuc, capo degli hobbit che vivevano dall’altra parte dell’Acqua, il piccolo fiume che scorreva ai piedi della Collina. Si diceva spesso (in altre famiglie) che tanto tempo fa uno degli antenati Tuc avesse preso in moglie una fata. Ciò era, naturalmente, assurdo, ma certamente c’era ancora qualcosa di non del tutto hobbit in loro, e ogni tanto i membri del clan Tuc andavano ad avere avventure. Scomparivano discretamente e la famiglia lo metteva a tacere; ma restava il fatto che i Tuc non erano rispettabili come i Baggins, sebbene fossero senza dubbio più ricchi.
L’autore però ci tiene a sottolineare che, nonostante i Tuc violassero la quiete imposta con avventure di vario genere, la Signora Tuc, che aveva un lussuosa tana hobbit, dopo che si era imparentata con i Baggins, evitò tali avventure, adeguandosi al perbenismo della società:
Not that Belladonna Took ever had any adventures after she became Mrs. Bungo Baggins. Bungo, that was Bilbo’s father, built the most luxurious hobbit-hole for her (and partly with her money) that was to be found either under The Hill or over The Hill or across The Water, and there they remained to the end of their days. Still it is probable that Bilbo, her only son, although he looked and behaved exactly like a second edition of his solid and comfortable father, got something a bit queer in his makeup from the Took side, something that only waited for a chance to come out.
Non che Belladonna Tuc abbia mai avuto avventure dopo essere diventata la signora Bungo Baggins. Bungo, che era il padre di Bilbo, le costruì la più lussuosa tana hobbit (e in parte con i suoi soldi) che si potesse trovare sotto La Collina o sopra La Collina o al di là dell’Acqua, e lì rimasero fino alla fine dei loro giorni. Tuttavia è probabile che Bilbo, il suo unico figlio, sebbene sembrasse e si comportasse esattamente come una seconda edizione del suo solido e confortevole padre, abbia preso qualcosa di un po’ strano nel suo carattere dalla parte dei Tuc, qualcosa che aspettava solo un’occasione per uscire allo scoperto.
Il concetto di rispettabilità è sempre comunque legato a un edonismo di base, edonismo che sarà la molla principale dell’azione. I personaggi si muovono per trovare e rubare un tesoro, ovviamente custodito da un drago.
La simbologia di questo romanzo, piuttosto esplicita e primitiva, non dice nulla al di là di quello che dice, difetto tipico dei fantasy, popolari proprio per questo, ossia per il fatto che non ci sia proprio nulla da capire, non hanno misteri, significati profondi e The Hobbit non fa affatto eccezione. In alcuni punti è altresì lento e noioso. Le poesie innestate nel romanzo sono gradevoli e musicali, gli sfondi ben costruiti, i personaggi ben definiti e non confondibili, ma resta un’inanità di base, l’esaltazione genealogica e superata dell’aristocrazia che verrà ripresa anche in The Fellowship on the ring il cui prologo, molto lento, riassume la trama di The Hobbit e fa morir di noia.
Se consideriamo che la prima edizione di The Hobbit raggiunge nel mercato del libro cifre astronomiche, forse la cultura occidentale ha davvero qualcosa che non funziona.
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti