
Alla frutta, credit Mary Blindflowers©
L’ onorevole Vanesio Pino Toccola
Giuseppe Ioppolo©
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6 ottobre 2024, festeggiamenti dell’ottobrata a Restaflo, un piccolo comune montano dell’omonimo altopiano. L’on. Vanesio Ipno Toccola si guardò allo specchio, si fece l’occhiolino, abbozzò un sorriso tra l’ironico e il mellifluo, si sistemò la cravatta rossa sopra la camicia verdemare, s’infilò pantaloni e giacca del vestito blu, prese la borsa da on.le, non un’altra qualsiasi, e uscì.
Fuori c’era il solito codazzo di nani, ballerine e lecca lecca con in più una pattuglia di 7 uomini dell’arma, la fedele nei secoli. Il capo pattuglia, il maresciallo, Gaetano Toccosano, il brigadiere Ninone Abuffino, il vice Brigadiere Taccagno Sparagrosso e altri quattro giovani carabinieri dell’Arma sempre onorata.
Non appena il corteo, così composto, si fece strada in mezzo alla folla di turisti festanti, le persone si levavano dalla testa coppola e cappello e, se non avevano coppola e cappello, si levavano i capelli, per scappellarsi dalla cima della testa alla pianta dei piedi! Erano inchini di qua, salamelecchi di là, lisciatine ta…ta, ruffianeggi, camerlenghi coi solfeggi, cosicché il candido onorevole si proponeva ai candeggi senza trascurare di prepararsi ai linciaggi.
Vanesio Ipno, onorevole del collegio dei feudi di Carifra e Titap, passati negli anni dalla nobile stirpe dei Germani, signori di Rolob, a quelle dei Senegove, dei Neatos, dei Tigullot tutti provenienti dai castelli di Iucra e Arjucca per finire, infine, nelle grinfie della gran casata dei Toccola.
Finito di assistere agli scappellamenti, quelli dovuti e quelli non dovuti, al nostro baldo onorevole venne fame. La fame degli onorevoli è qualcosa di diverso da quella dei comuni mortali, assolutamente indescrivibile. Basti pensare che quella dei comuni mortali è quasi sempre una fame fisica, cioè in risposta ad uno stimolo che può essere dato da un lungo digiuno o da un intenso lavoro con grande dispendio di energia. La fame degli onorevoli si pone invece su un piano tutto metafisico, anche quando non disdegna il fisico. È fame insaziabile, incontenibile, deve trovare nello spazio di tempo concentrato nell’attimo, una qualche soddisfazione.
Fu così che, quando gli occhi stralunati dalla devastante fame metafisica dell’on. Vanesio Ipno Toccola, incontrarono la targa del ristorante “Il Buongustaio, HOSTARIA-RESTAURANT di Giufà & Cinguella”, gli intestini cominciarono a muoversi con una intensità tale da sembrare che volessero uscire dalla loro sede naturale per mettersi a ballare cominciando a ruggire come leoni che hanno adocchiato la preda.
«Maresciallo, tu che sai sempre tutto, come si mangia in questa Hostaria?»
«Onorevole eccellentissimo, non lo so… mai stato a mangiare in questa hostaria… che mi pare… Ah! Sì, è stata aperta soltanto da poche settimane».
«Da poche settimane? Vuol dire che l’anno scorso non c’era?»
«Signornò, onorevole. Lo ricordo benissimo. Al posto di questo ristorante c’era la Bottega dell’UovoQuadro, antichissima bottega d’arte, artisti e rompicoglioni»… (continua su Destrutturalismo n. 9)
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti
Giufà attraversa il tempo e ci viene a trovare nel nuovo mondo portandosi appresso, come carattere distintivo, la solita capacità dissacrante dei poteri costituiti in ogni tempo e in ogni luogo. Questa volta a farne le spese sono l’immenso onorevole Vanesio Pino Toccola e il maresciallo Gaetano Toccosano. Nella costruzione della beffa gli dà una mano una insospettata e insospettabile Cinquella. Muoio dalla voglia di rivelarvi cosa accade, ma è meglio che lo scopra il lettore.
DESTRUTTURALISMO n. 9
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