Lo schiaccianoci, favola ambigua

Lo schiaccianoci, favola ambigua

Lo schiaccianoci, favola ambigua

Lo schiaccianoci, favola ambigua

Un’edizione contemporanea del Nutcracker di Hoffmann, credit Antiche Curiosità©

 

Lo schiaccianoci, favola ambigua

Mary Blindflowers©

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The Nutcracker di E.T.A Hoffmann è una favola satanica, intrisa di un simbolismo doppio e contraddittorio. Se da una parte l’autore cerca di distruggere la buona morale borghese, esaltando il personaggio femminile, dall’altra pone il problema di un’anti-etica giocata sull’ambiguità che può apparire meno etica dello stesso borghese convenzionalismo ipocrita.
Maria, la protagonista della favola, rappresenta il sogno e la superiorità della fantasia rispetto alla rigidità razionale del concetto conservatore di “buona famiglia”, ma non solo, la bambina è come un’apprendista piccola strega guidata da Drosselmeier, il demoniaco riparatore di orologi, una figura ambigua, alter ego, in parte, dello stesso Hoffmann. La sua abilità nel riparare orologi non è solo un mestiere tecnico, ma assume un valore simbolico più profondo: egli manipola il tempo, interviene sulla meccanicità delle cose e sembra avere un potere quasi magico sulla realtà.
Nel contesto romantico e fantastico, il mestiere di orologiaio è spesso legato a una dimensione oscura: chi lavora sugli ingranaggi del tempo è visto come qualcuno che sfida le leggi naturali, un demiurgo con poteri sovrannaturali. In questo senso, Drosselmeier può essere interpretato come un personaggio a metà tra il benefattore e il trickster, colui che introduce la protagonista nel mondo del meraviglioso, ma anche una figura inquietante che destabilizza l’ordine della realtà borghese incarnata dai genitori di Marie che cercano di riportare di continuo la bambina alla realtà, mentre Drosselmeier la asseconda e si dimostra capace di muovere i fili di un racconto parallelo, come farebbe un mago. Il suo legame meta-fiabesco (la storia della principessa Pirlipat), rafforza la dimensione esoterica che pervade l’intera opera, piena di simboli e numeri che tendono a creare una realtà altra, contrapposta all’ordine imposto dalla società e dal buon senso.
Anche la ricorrenza del numero sette nella favola non è affatto casuale. Nella tradizione esoterica e simbolica, il sette è un numero potente, associato alla magia, alla trasformazione e ai cicli cosmici. Nel contesto in oggetto, questo numero rafforza l’aura satanica e inquietante del Re dei Topi e contribuisce a rendere il racconto ancora più fiabesco e perturbante. Il Re dei topi ha sette teste. Questo numero simboleggia la totalità e la potenza. Per sconfiggerlo, è necessaria un’azione straordinaria, che vada oltre le normali possibilità umane. Inoltre, la sua forma richiama certe creature infernali della mitologia cristiana, non è un caso se il drago dell’Apocalisse ha a sua volta proprio sette teste di cui una, la settima, è associata all’Anticristo.
Il sette compare spesso nelle fiabe e nei racconti iniziatici, rappresentando i passi necessari per raggiungere una trasformazione o una rivelazione. Ad esempio, si parla di sette giorni, sette prove, sette incantesimi, e così via.
La fiaba gioca molto sulla sovrapposizione tra la realtà borghese e il mondo magico, con elementi perturbanti: il Re dei Topi non è confinato dentro un regno distante, ma riesce a entrare in cucina e nella camera di Marie, contaminando il mondo familiare con la sua presenza minacciosa. Questa rottura della sicurezza domestica è un classico tema horror e contribuisce alla rottura dell’ordine costituito. Una favola controcorrente, dunque? Beh, sì, ma c’è un però. L’alternativa proposta da Hoffmann crea molta ambiguità. Insomma Maria ha sette anni e va incontro a un matrimonio con lo Schiaccianoci, è, in sintesi una sposa bambina. Si tratta di un matrimonio iniziatico? Un matrimonio con la fantasia? Va preso alla lettera? … (Continua)

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

Thinking man editore

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