Lettera aperta alla Treccani

Lettera aperta alla Treccani

Lettera aperta alla Treccani

 

Lettera aperta alla Treccani

Tre cani, anzi 4, disegno su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©

 

©Mary Blindflowers, Giuseppe Ioppolo, Mariano Grossi, Giorgio Infantino, Gennaro Annoscia, Roberto Marzano

Lettera aperta alla Treccani

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Gentili  Treccani,

siamo i Tregatti e vi scriviamo perché riconosciamo che certe specie canine possono raggiungere prestigiose vette littorine.
Eccovi dunque, onoratissimi, prestigio d’Italia nato da un imprenditore tessile e sotto la direzione di quel fascistone di Giovanni Gentile, dettare legge in materia di neologismi; eccovi, carissimi, frementi accogliere petaloso come termine meraviglioso, perché partorito dalla piccola mente di un bimbo, approvato dalla Crusca, che si solito è il cibo che si dà ai maiali, ma in questo caso, invece, trattasi di super-Accademia, quella che consiglia agli scrittori un uso “limitato e consapevole” della d eufonica, come se fosse una bibita alcolica, sì, quella, ebbene siamo inteneriti da tanta dolcezza, da tanta attenzione verso un bimbo innocente e siamo inteneriti anche dal barberismo del noto divulgatore Barbero. Inizialmente eravamo in dubbio che il termine potesse riferirsi ad un barbiere, poi abbiamo letto la definizione nel sito dei tre cani che riporta un frammento di articolo di Andrea Minuz, Foglio.it, 20 maggio 2024, in cui si dice:

L’appassionato apprezzamento da parte di migliaia di persone per le conferenze o lezioni tenute dallo storico e scrittore Alessandro Barbero nell’àmbito di vari contesti e format (in presenza, all’interno di programmi televisivi, tramite il canale YouTube, come podcast, come video registrati e rilanciati dai fan nei social network). ◆ Ma non è sulla tv che si è costruito il fenomeno. Il barberismo nasce col passaparola, rimbalzandosi tra gruppi whatsapp e pagine Facebook, video di lezioni e conferenze tenute in giro per l’Italia. Video registrati dai fan, quindi bassa qualità, inquadratura fissa rubacchiata col cellulare, audio così-così. Una low-definition che restituiva il fascino di una comunità catacombale per pochi adepti. Nel frattempo, diventavano milioni di visualizzazioni. Però poche settimane fa, a una lezione-conferenza sul delitto Matteotti era vietato riprendere Barbero col telefonino. Al Teatro Sociale di Rovigo c’era una troupe, regista, telecamere, tutto (costo del biglietto: 42 euro). Forse è il momento di un film, una docufiction, una serie. Chissà.

Anche una tipa che vendeva panettoni, millantando beneficenza, aveva milioni di visualizzazioni, e quindi? Perché la Treccani non mette Ferragnismo nel suo dizionario? Mettiamo un -ismo per ogni influencer che ha denaro per costruirsi una immagine e che, grazie al marketing, raggiunge milioni di visite?
Qual è dunque il criterio di scelta dei termini? La notorietà costruita con il potere del marketing, in un mondo in cui si comprano i followers a pacchetti, e in cui è ormai diventato molto complicato distinguere il vero dal falso?
E la cultura in tutto questo conta qualcosa? “Il valore della conoscenza” della Treccani, è dato forse dalle sponsorizzazioni della stessa banca che sponsorizza il podcast “Chiedilo a Barbero?”
Cosa dobbiamo chiedere, dunque, a Barbero? Come si entra nella storia dei vincitori e del sistema bancario con un sorriso e 4 riduttivismi storici?
Ma forse il discorso andrebbe condotto più a monte, chiedendosi quanto dell’egemonia culturale Treccani non sia, in realtà, da sempre, che il frutto del narrato, piuttosto che del sostanziale.

Saluti dal Destrutturalismo (Destuttura-l’ismo) dei Tregatti che non comparirà mai nel vostro dizionario, ovviamente…

p.s. Siete poi tanto sicuri di rendere omaggio al noto professore abbinandogli al cognomen quel suffisso ismo che può diventare strutturalmente e geneticamente un dispregiativo, specie se indica atteggiamenti considerati eccessivi o distorti?

Amen.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Thinking Man editore

Libri Mary Blindflowers

 

 

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