
Incisione di metà ottocento, credit Antiche Curiosità©
Studi su Oscar Wilde
Mary Blindflowers©
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Diversi studiosi e critici letterari hanno analizzato le sfumature di misoginia (o apparente misoginia) nelle opere di Oscar Wilde, spesso mettendole in relazione con il contesto sociale vittoriano, i ruoli di genere e le aspettative dell’epoca. Espongo qua un piccolo elenco, sicuramente non esaustivo, di alcuni autori e punti di partenza che potrebbero esservi utili in caso vogliate approfondire:
Kerry Powell:
Nel suo libro Oscar Wilde and the Theatre of the 1890s, Powell esplora il rapporto tra Wilde e la società vittoriana, concentrandosi sul modo in cui i ruoli di genere e le aspettative sociali influenzano i suoi personaggi. Analizza anche come Wilde usasse stereotipi di genere per poi sovvertirli, lasciando però spazio a interpretazioni che possono sembrare misogine.
Josephine Guy:
Nel suo lavoro critico su Wilde, History, Criticism, and Myth, Guy affronta le ambiguità del suo approccio ai ruoli di genere e il modo in cui la satira e l’ironia di Wilde possano a volte rafforzare, anziché sovvertire, le dinamiche patriarcali.
Linda C. Dowling:
In Hellenism and Homosexuality in Victorian Oxford, Dowling analizza il pensiero di Wilde alla luce delle tensioni tra la visione estetica e i ruoli sociali, affrontando anche il modo in cui l’idealizzazione della bellezza femminile e le convenzioni dell’epoca potessero confinare i suoi personaggi femminili in ruoli stereotipati.
Laura Ciolkowski:
In alcuni saggi, Ciolkowski esamina il modo in cui Wilde crea personaggi femminili che incarnano sia l’idealizzazione che la critica dei ruoli di genere, osservando come alcune sue battute e risoluzioni narrative possano apparire misogine a una lettura moderna.
Christopher Craft:
Craft ha scritto sul doppio livello delle opere di Wilde, in particolare sul conflitto tra l’esaltazione della bellezza (spesso incarnata dalle donne) e l’ironia con cui le convenzioni sociali vengono rappresentate. In questo senso, alcune sue osservazioni toccano il tema della misoginia implicita nel ridurre le donne a simboli o stereotipi.
Ruth Robbins:
Robbins, nel contesto della critica femminista, ha analizzato il teatro di Wilde e come spesso le donne, pur brillanti e ironiche, finiscano per essere vittime dei compromessi morali o sociali delle sue trame. La sua analisi evidenzia sia le contraddizioni di Wilde sia il suo desiderio di mettere in scena tali contraddizioni.
Da segnalare anche The Critical Heritage, curato da Karl Beckson, che raccoglie opinioni e analisi sull’opera di Wilde, comprese le questioni di genere.
Il problema di alcune di queste pubblicazioni specialistiche è che sono piuttosto costose, per esempio, il libro della Robbins, Oscar Wilde, costa ben 80 sterline! Un libro in bianco e nero di 208 pagine con un costo così elevato fa pensare che la casta dei saggisti accademici pensa di essere depositaria del segreto di Fatima. Insomma, cercate questi libri in biblioteca piuttosto che acquistarli, ma sappiate che le stesse cose potete capirle meglio se vi leggete direttamente tutto Wilde, cosa che ho fatto, pur non essendo accademica, così mi sono fatta una mia idea, sempre che ai non accademici, nel mondo delle caste, sia consentito averne una. Ritengo che l’incasellamento di Wilde dentro una definizione etichettante, sia limitativo e riduttivo.
Wilde espone la misoginia del suo tempo, problematizzandola, sia nelle commedie che nella narrativa. I personaggi che nelle sue opere assumono atteggiamenti misogini, sono spesso ambigui, quindi è molto difficile stabilire se in ciascuno di loro ci sia un po’ del vero Wilde. Anche Wilde, come uomo del suo tempo, non era immune a certe visioni stereotipate sulle donne. Tuttavia, le sue opere mostrano anche empatia verso i personaggi femminili, spesso vittime della società patriarcale. Nel caso di Sibyl Vane, per esempio, il suo destino tragico è una condanna non solo del comportamento di Dorian, ma anche del modo in cui le donne vengono idealizzate, sfruttate e poi scartate nella società vittoriana… (continua su Destrutturalismo n. 9, Marzo 2025).
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti